giovedì 17 maggio 2007
Viaggio tra le missioni gesuitiche vicino a Santa Cruz
La Bolivia deve il suo fascino alle numerose etnie indigene ancora esistenti, ai suoi paesaggi naturali mozzafiato, ma anche alla sua storia. Parte importante di questa storia furono anche, nel periodo coloniale, quei Gesuiti che, tra la fine del '600 e il '700, fondarono, nella savana pianeggiante a nord-est di Santa Cruz, le cosidette Reducciones, le loro missioni, secondo un modello ispirato al socialismo primitivo o religioso, e ricalcando l'organizzazione comunitaria tradizionale indigena, in un clima però di severa disciplina mista a paternalismo. Queste missioni rappresentano uno dei pochi tentativi di conciliazione pacifica tra cultura cristiano-europea e cultura indigena. La struttura delle antiche missioni è ancora ben riconoscibile nella pianta degli attuali villaggi: una grande piazza quadrata con la croce al centro fra quattro palme; su un lato la chiesa con il collegio e la casa dei Padri, gli edifici pubblici, il cimitero, gli orti e i laboratori; sugli altri lati i magazzini e le abitazioni indigene. Le missioni forse più interessanti da visitare sono San Javier, che è stata la prima missione gesuitica, fondata il 31 dicembre 1961, e quella di Concepción, la missione più grande. Le chiese, costruite da abili artigiani locali sotto la direzione dei Gesuiti, sono un esempio originale di fusione fra stile barocco centroeuropeo e creatività indigena. Tutte le Chiese delle missioni, San José, Santa Ana, San Miguel, San Rafael, Concepción e San Javier, dopo un lungo periodo d'abbandono sono state oggetto, dagli anni '70, di un lungo lavoro di restauro, e, dopo 300 anni dalla loro fondazione, adesso sono ancora luoghi vivi e aperti al culto, il cuore pulsante delle comunità chiquitane.
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