venerdì 31 agosto 2007

Areguá, la città delle fragole

Areguá è una cittadina che dista solo 28 km dalla capitale del Paraguay, Asunción. Più d'una le peculiarità di questo centro paraguayano. Una di queste è la produzione di fragole. Quelle di Areguá sembra che siano le più numerose e le più buone di tutto il Paraguay. E se si visita questa cittadina tra agosto e settembre è anche possibile partecipare al Festival delle fragole, dove provare tutti i tipi di fragole prodotte dagli abitanti di Areguá. Ma, oltre alle fragole, questa cittadina è interessante anche per altri aspetti. Innanzitutto la sua collocazione naturale, che la pone adagiata tra un gruppo di colline in cui si possono trovare delle formazioni rocciose molto rare, che si dice siano presenti solo in altri 2 posti al mondo, e il lago Ypacaraí, le cui acque sono famose per i loro presunti poteri curativi. Seconda attrazione importante di Areguá sono i suoi artigiani, considerati in tutto il Paraguay molto valenti, che espongono periodicamente nelle vie della città i loro lavori. L'importanza che questa città attribuisce alle opere dell'ingegno umano è anche testimoniata dalla presenza del Museo storico dell'artigianato e delle numerose gallerie d'arte che ospitano una grande varietà di pezzi di antiquariato e opere artistiche del secolo scorso. E' molto piacevole e rilassante passeggiare tra le stradine di Areguá e le case coloniali, conservate, nella loro stragrande maggioranza, ancora molto bene.

giovedì 30 agosto 2007

La reducción gesuitica di San Ignacio Guazù

Si tratta anche di un'attrazione turistica, ma esse sono soprattutto un segno di una tappa importante della storia del Paraguay. Sono le reducciónes gesuitiche, villaggi istituiti prevalentemente nel XVII secolo su iniziativa dei missionari gesuiti, e abitati dagli indigeni del posto. Le reducciónes gesuitiche erano sia centri missionari e di aiuto sociale ed economico nei confronti della popolazione del posto, sia forme di convivenza più stabili per gli indigeni di allora, la maggior parte dei quali erano nomadi, come i guaranì, sia una forma di difesa nei confronti delle razzie dei coloni spagnoli e portoghesi. La più antica di queste reducciónes è quella di San Ignacio Guazù, fondata nel 1610 dai padri Marcial de Lorenzana e Francisco de San Martin. Nella piazza principale del paese si erge una statua del beato Roque Gonzàlez, un personaggio molto importante nella storia di questa reducción. Ma forse l'edificio più interessante della cittadina è il museo dove vengono custoditi tutti i tesori e i resti dell'antica reducción e molte opere che testimoniano l'antica arte religiosa dei Guaranì. Nel portico d'ingresso del museo si trova una lapide con i nomi dei 26 gesuiti che morirono martiri nelle missioni del Paraguay, di cui ben 3 sono diventati beati.

mercoledì 29 agosto 2007

La colonia mennonita di Loma Plata

Nella regione paraguayana del Chaco vi sono diverse colonie mennonite, tra cui la più antica e tradizionalista è quella di Loma Plata. I Mennoniti sono fedeli anabattisti che, dopo i fatti sanguinari di Munster del 1535, furono costretti a emigrare lontano dalla Germania. I Mennoniti vivono in comunità il più possibile separate dal resto del mondo, in cui cercano di incarnare i principi in cui credono: nonviolenza, carità e povertà. In Paraguay i Mennoniti iniziarono a stanziarsi definitivamente nel 1927, dopo aver esplorato le possibilità di insediamento nel Chaco paraguayo negli anni precedenti con diverse spedizioni. Arrivando a Loma Plata le scritte in tedesco sui cartelli stradali e sugli edifici, la lingua tedesca che si sente in sostituzione di quella spagnola, e lo stile architettonico delle case, diverso da quello ispanico del resto del paese, avvertono subito il visitatore della specificità di questo luogo. Attualmente a Loma Plata vivono circa 2.000 persone, e vi sono tre chiese con dei centri per le attività ricreative di giovani e ragazzi, per le iniziative delle organizzazioni delle donne della comunità e per l'apprendimento delle attività professionali. Vi sono inoltre diverse scuole, tra cui anche una Scuola della Bibbia per l'insegnamento religioso, un ospedale e una stazione radio locale. Nella città di Loma Plata si lavora come in tutte le altre città, con aziende, cooperative, uffici e negozi di tutti i generi, anche se in tutti questi si cerca di lavorare secondo l'etica anabattista. Per i visitatori, oltre che incontrare personalmente i membri di questa colonia, è possibile anche conoscere la loro storia attraverso i documenti contenuti nel museo e negli archivi storici presenti nella colonia.

martedì 28 agosto 2007

Itaguá, la città del ñanduti, il pizzo tipico paraguayano

Itaguá è una cittadina di circa 40.000 abitanti che sorge a una trentina di km dalla capitale del Paraguay Asunción, e in cui si parla come prima lingua il guaranì, anche se la maggior parte della popolazione del posto comprende anche lo spagnolo. La sua particolarità è quella di essere la sede principale della lavorazione del ñanduti, un pizzo tipico di questo paese che è considerato come uno dei prodotti più caratteristici dell'artigianato paraguayano. La parola ñanduti significa "tela di ragno" e la lavorazione di questo pizzo risale al XVI secolo, quando gli indigeni lo acquisirono dagli spagnoli. Essi però di questo tipo di pizzo cambiarono il modo di esecuzione, lo elaborarono nella foggia e nei colori, trasferendovi i simboli e il design derivante dalla propria tradizione agricola, e lo utilizzarono per ornare i loro abiti. La tradizione del ñanduti a Itaguá si tramanda di generazione in generazione, e da due secoli le donne del posto la insegnano alle loro figlie, che perpetuano cosi la lavorazione del questo prodotto. Molte signore del posto si sono riunite in un'associazione chiamata Grupo Artesanal Ñanduti, che costituisce una sorta di museo vivente di questo merletto tipico. Da 5 anni nella cittadina di Itaguá è anche presente il Museo Comunitario dei prodotti fatti a mano del Paraguay, dove è possibile vedere pezzi pregiati del merletto ñanduti.

lunedì 27 agosto 2007

Il Parque Nacional Cerro Corà, custode di natura e storia del Paraguay

Il Parque Nacional Cerro Corà è un luogo, in gran parte ricoperto di foresta tropicale secca e savana annidata tra scoscese colline, che custodisce sia parte del ricco ecosistema paraguayano, sia vestigia storiche e culturali importanti per la storia di questo paese. La sua prima funzione è quella di proteggere quel poco che resta delle distese boschive del Paraguay, ormai decimate dal processo di deforestazione, e alcune specie di flora originaria di questo paese come la guavira-mi e la aratiku- guazú, a rischio estinzione, oltre che innumerevoli erbe utilizzate all'interno della tradizione medica del popolo dei guarani per scopi terapeutici. Ma il parco svolge anche altre funzioni. Esso è diviso in 7 zone, ciascuna delle quali ha un ruolo diverso; in una zona per esempio c'è un'area deforestizzata di proprietà dell'esercito paraguayano e coltivata a mandioca, che rifornisce di questo importante alimento i soldati dell'esercito. Le 7 zone si chiamano: de uso intensivo, de uso extensivo, historica, de uso especial, de recuperacion, primitiva y primitava intangible. All'interno dell'area de uso intensivo vi è un centro dove è possibile raccogliere informazioni sulle attrazioni e le funzioni di tutte e 7 le zone. L'altra grande attrazione del parco, oltre alle bellezze naturali, sono alcuni segni importanti della storia e della cultura del Paraguay. Tra questi il Cerro Ysau e il Cerro Guazù, due monumenti naturali di notevole importanza storica perchè sulle pareti del primo vi sono innumerevoli iscrizioni rupestri, mentre il secondo, conosciuto anche come Yasuka Venda, fu una sorta di santuario-dimora della tribù dei Pai Tavitera, che popolò quest'area del paese nell'antichità. Altri geroglifici si trovano sul Cerro Tuyà, mentre il Cerro Sarambì costituisce un sito geologico molto interessante. Lungo un sentiero di terra rossa è possibile poi passeggiare tra le statue di alcuni personaggi storici molto significativi per il Paraguay, ma l'evento più importante che qui si ricorda è l'ultima battaglia della guerra contro la triplice alleanza che devastò il Paraguay tra il 1864 e il 1870, decimando la popolazione del paese. In questa occasione perse la vita Francisco Solano Lòpez, il generale dittatore e difensore della patria che morì combattendo sulle rive del fiume Aquidaban Nigui.

giovedì 9 agosto 2007

In barca lungo il fiume Paraguay

Lo scrittore paraguaiano Augusto Roa Bastos ha definito il suo paese "un'isola circondata dalla terra". Questo perché una superficie compresa tra il 30 e il 40% del Paraguay è costituita principalmente da acqua. Gran parte di quest'acqua è quella che scorre nel fiume Paraguay, la principale arteria fluviale del Paese, che nasce in Brasile e attraversa il Paraguay dividendolo in due regioni: la regione occidentale, chiamata Chaco, con i suoi terreni salati e i suoi fiumi del corso incerto, che si perdono spesso in paludi e acquitrini, e la regione orientale, nota come Paranena. Il nome di questo fiume è probabilmente di origine guaraní e starebbe a significare fiume dei payaguás: il sufisso ay significa infatti fiume, mentre il termine para deriva probabilmente da payaguá, nome che i guaraní davano ai membri alla etnia pampida del Chaco e dell'attuale Paraguay orientale che nel secolo XVI abitava la zona di conflueza dei fiumi Paraná e Paraguay. Il fiume Paraguay non ha lungo il suo percorso dighe e quindi è navigabile per una lunga distanza, seconda solo al tratto navigabile del Rio delle Amazzoni. Il primo a percorrere questo fiume fu il navigatore italiano Sebastiano Caboto, nel 1524. Il fiume oggi costituisce una via navale e commerciale importante per il Paraguay perché, in questo paese senza sbocco sul mare, garantisce il vitale collegamento con l'oceano Atlantico. Serve molte città importanti come Asunción e Concepción, e costituisce una fiorente risorsa economica anche per i poveri pescatori che vivono lungo le sue sponde, che vivono mangiando e vendendo il pesce pescato nel fiume. Inoltre è un'importantissima fonte idrica per l'irrigazione delle terre paraguayane, anche se le inondazioni periodiche del fiume impediscono una coltivazione intensiva della terra. Ed è proprio questa difficoltà nella coltivazione che ha fatto si che le terre lungo il fiume Paraguay ospitassero uno degli ecosistemi più ricchi al mondo. Per attraversarlo in barca si consiglia di fare riferimento a una delle numerose missioni stanziate lungo il corso del fiume, dove suore e missionari sono solite a utilizzare barche per spostarsi lungo il fiume da un villaggio all'altro. L'attraversamento del fiume offre paesaggi e atmosfere incantevoli, permettendo di passare in mezzo a zone di natura selvaggia e incontaminata, dove nessun essere umano è ancora riuscito a insediarsi.

mercoledì 8 agosto 2007

Il Chaco del Paraguay, la terra degli indigeni che offre un ecositema unico

Il Chaco è una regione del Paraguay che occupa circa il 60% dell'intero territorio paraguayano, ma che è abitato solo dal 10% dell'intera popolazione del Paraguay. Quest'area fa parte di quella regione più grande, denominata Gran Chaco (termine che in lingua quechua significa "territorio di caccia"), che occupa porzioni di territori anche di Argentina, Bolivia e Brasile, e che si estende tra i fiumi Paraguay e Paranà, e l'altopiano andino. Si tratta di una regione semiarida, in cui però a causa di venti stagionali, in modo particolare delle correnti antartiche, possono verificarsi delle grandi variazioni termiche tra le differenti stagioni o tra il giorno e la notte. Per esempio, vicino ad Asunciòn spesso nelle notti di luglio le temperature si abbassano quasi a raggiungere gli 0°, e a Santa Cruz de la Sierra si possono verificare i cosìdetti surazos (sempre a luglio) che consistono in un abbassamento della temperatura a quasi 10 gradi nonostante sia una zona molto a nord del tropico del Capricorno. Nel Chaco vivono molti gruppi indigeni, appartenenti a differenti etnie, come i Sanapana, i Lengua e i Nivakle, e vicino alle loro comunità spesso sorgono le numerose missioni presenti nella zona. Gli abitanti originari nell'era precolombiana furono principalmente appartenenti al gruppo chiamato dei Pámpidos, mentre in seguito, dopo la conquista spagnola, la regione ha subito importanti flussi migratori da appartenenti al gruppo Guaraní e da appartenenti a gruppi culturali andini. Dal 1880 crebbe la presenza di popolazioni di origine europea, tra cui i Mennoniti, provenienti dal Canada, e emigrati russi. Il Chaco ha un ecosistema unico, che purtroppo oggi è insidiato dalla volontà di coloro che pensano solo a occupare e fra fruttare economicamente queste terre. La foresta umida subtropicale è stata quasi completamente bonificata, ma rimangono alcuni caratteristici palmeti e, nella parte più umida del Chaco boreal, si può trovare l'albero Quebracho, albero dal cui legno si ricava il tannino. In tutto nella regione sono presenti più di 3.400 specie diverse di piante, ma la presenza predominante è quella di arbusti e cactus. Nel Chacho vivono circa 500 specie di uccelli diversi, tra cui pappagalli, tucani, aironi e struzzi della pampa (ñandù), 150 specie di mammiferi, 120 specie di rettili e 100 specie di anfibi. Non è raro incontrare animali come i capibara, i puma, i giaguari, alcune specie di cervidi, i tapiri, gli armadilli e le volpi ozelote, mentre un animale tipico di questa regione è la scimmia notturna, l'unica in tutta le Americhe.

martedì 7 agosto 2007

Il wilayat di Mahut, vecchio centro commerciale dell'Oman

Il distretto (wilayat) di Mahut, nella regione di Al Wusta, ospita 32 villaggi con un totale di circa 9.761 abitanti, ed è uno dei distretti più abitati della regione. Questa zona dell'Oman in passato era importante per la costruzione delle navi e per le rotte commerciali che collegavano l'Oman all'India e all'Africa orientale, che permettevano all'Oman di esportare i prodotti autoctoni e importare quelli che non si potevano produrre sul proprio territorio. A Mahut vi sono le spiagge di Kanasa, Las Ruis, Al Khulaf, Bantut, Ras Al Zakhar e Ras khaba Sarab. Importanti per questa zona anche le 3 isole che include, di cui una porta lo stesso nome del distretto, Mahut, ed è interessante perché su di essa si possono vedere le mangrovie scure, uniche nella loro specie, ed è possibile fare birdwatching data la varietà di uccelli migratori presenti. Le altre due isole del wilayat di Mahut si chiamano Jaz e Ab, la prima interessante per lo spettacolo naturale che offre, la seconda per il gran numero di uccelli marini che ospita, accanto a tante altre specie di uccelli migratori.

Al Duqm, il wilayat di Al Wusta dalle spiagge incontaminate

Il wilayat (distretto) di Al Duqm, situato nell'angolo sudorientale della regione di Al Wusta, è caratterizzato da numerose e incontaminate spiagge sul Mar Arabico. La spiaggia di Al Shu'ir, situata a circa 20 km dal centro del wilayat, è caratterizzata da un paesaggio spettrale costituito da piccole case di pescatori vuote, dato che i loro ex-abitanti sono emigrati tutti nel nord del Paese in cerca di fortuna. La spiaggia forse più frequentata dai turisti che provengono dagli altri paesi del Golfo è la cosidetta Tourist camps, mentre un po' meno frequentata è la spiaggia di Ras Madruka, a circa 80 km dal centro del wilayat. Spesso in queste spiagge si trovano anche delle cave che erano usate in passato dai beduini come rifugio durante le piogge o altre calamità naturali. Dalla costa di questo distretto è possibile inoltre avvistare i delfini e le tartarughe. Oltre alle spiagge, nel distretto di Al Duqm, vi sono anche aree interessanti per lo scenario naturale che offrono, come quella di Ashtaan, ricoperta di alberi verdissimi e da montagne rocciose, o per le formazioni geologiche che presentano, come le erosioni di Ras Duqm e di Rasidarah, che sembrano sculture di uomini e animali.

La regione di Al Wusta, in mezzo ai beduini e alla natura selvaggia

Al Wusta è la regione centrale dell'Oman, la seconda del Paese per dimensione, ma l'ultima per popolazione che vi risiede, ed è la sede ideale per fare del turismo avventuroso, con le sue montagne antiche, le sue colline selvagge, grotte intervallate da pianori ghiaiosi, con una costa particolarmente incontaminata con piccole cale e lagune rosa. La regione è suddivisa in 4 distretti (wilayat): Hayma, Mahut, Al Duqm e Al Jazur ed è abitata per lo più da beduini nomadi, tra cui gli uomini pescano e raccolgono i pochi frutti che la natura offre loro in questa regione, mentre le donne lavorare per conferzionare i prodotti di artigianato che poi si vendono nei suq. Questi beduini vivono in perfetta armonia con tutti gli animali che popolano la zona: gazzelle, cervi, volpi e lepri del deserto. Non è raro incontrare anche animali come l'orice arabica e, lungo la costa, gruppi numerosi di fenicotteri. In questa regione si arriva dopo un viaggio in auto di un giorno da Musqat, la capitale dell'Oman, per lo più su strade non asfaltate. Il distretto più arido della regione è quello di Haima, dove però sono di sicuro interesse le grotte di Al Raki, Al Masak e Qatar, da cui sgorga acqua che però non è potabile. Altri luoghi interessanti della regione sono le miniere di sale, dove l'erosione ha esposto i pozzi dai quali il sale è stato estratto per secoli, e Jiddat al-Harasis, un'area desertica con alberi di acacia e pianori ghiaiosi, alternati a dune sabbiose e piccole scarpate di roccia.

lunedì 6 agosto 2007

Il forte medioevale di Bahla e il castello di Jabrin

Nella regione della Dhakiliya sorge una cittadina che ha conservato gran parte della sua struttura originaria, Bahla. Questa città ha infatti mantenuto gran parte dei 12 km di mura possenti che la circondavano, lungo i quali si aprivano 15 porte d'ingresso e si innalzavano 132 torrioni. Nell'antichità Bahla era un centro famoso per la magia e per la folta presenza di maghi, e un segno tangibile di questa tradizione è visibile ancora oggi nel vecchio suq, dove i venditori legano il loro bestiame ad un vecchio albero. La leggenda racconta che questo albero era utilizzato da degli spiriti, di cui alcuni malvagi, e gli abitanti di Bahla avevano paura che essi lo portassero via; per questo essi decisero di legare l'albero con grosse catene; da qui l'usanza di legarci oggi gli animali. Bahla è anche famosa per le sue ceramiche, che si possono acquistare nei suq della cittadina. Ad appena 5 km da Bahla, sorge il castello di Jabrin, forse uno dei forti più pittoreschi e più imponenti dell'Oman. Questo castello fu fatto costruire nel XVII secolo come elegante casa di campagna da Bil'Arab bin Sultan, un imam della dinastia Ya'Aruba, noto per la sua passione per la cultura e e la poesia, e perché suo padre contribuì in maniera significativa a scacciare i portoghesi dal Paese. La tomba di quest'imam sorge all'interno del castello, a sinistra entrando dalla porta principale. I soffitti dei locali del castello sono decorati con pitture minuziose a disegno floreale, mentre sulle pareti sono incisi versi del Corano, che celebrano la bellezza di questo castello. Qui si possono vedere alcune immagini di Bahla, mentre qui è possibile vedere alcune immagini del castello di Jabrin.

sabato 4 agosto 2007

La regione Dhofar, ricca di vegetazione, di storia e di cultura

La regione più meridionale dell'Oman si chiama Dhofar, ed è la regione più verde e lussureggiante del Paese, perché lambita dal monsone di sud-ovest. La regione va dalle verdi montagne dell'entroterra, buoni per i pascoli di capre e cammelli, alla costa battuta dalle onde del Mar Arabico, passando per la pianura ricca di verdi vallate, piantagioni tropicali che elargiscono generosamente frutti quali cocco, mango, papaya e banane. La città più grande della regione è Salalah, sviluppatasi tra il X e il XV secolo come centro delle rotte commerciali lungo la costa, e che contiene 3 suq: Al Haffa (il vecchio suq), il suq Dorato e il suq Nuovo, dove è possibile acquistare il prodotto tipico di questa regione: l'incenso. Questa zona è ricca infatti dei piccoli, ramificatissimi e selvatici alberi del Lubàn (Boswellia), da cui si ricava la resina dell'incenso. A ovest della città si trovano le sue spiagge, delle distese di sabbia bianca lunghe svariati km. Altri luoghi di interesse di Salalah sono le 14 impronte del cammello sacro del profeta Saleh, situate nel viale 23 luglio, e le rovine dell'antica città di Dhufa, fondata tra il XII e il XVI secolo su un'isola formata da due torrenti che correvano paralleli lungo la costa. Queste rovine si trovano nel sito archeologico di Al Baleed, nel distretto Haffa della città, e tra essi risaltano i resti di una grande moschea, palazzi, edifici e tombe. La regione del Dhofar è molto interessante anche per la sua storia e la sua cultura. Da visitare sono i siti archeologici di Khor Rouri, moderna ubicazione dell’antica città-porto di Sumhuram, fondata nel I secolo a.C. e abbandonata alla fine del III secolo. In località Jabel Ittin, a nord-ovest di Salalah, sorge la tomba di Nabi Ayoub Job, un uomo arabo pio identificato con il Giobbe dell'Antico Testamento. La città di Marbat, a 68 km da Salalah, ora famosa per l'esportazione di pesce secco, in passato era famosa per l'allevamento e l'esportazione dei cavalli, tant'è che il suo nome deriva da Marbat Al Khail, che significa "luogo dove vengono legati i cavalli". Da non perdere anche Teyq, una delle più ampie doline del mondo, lunga 1 km e profonda circa 250 metri, il parco di Wadi Darbat, e le isole di Halaaniyaat, un arcipelago di isole a circa 50 km dalla costa di Hasik, luogo ideale per fare birdwatching, a causa della vasta varietà di uccelli migratori che ospita.

venerdì 3 agosto 2007

La grotta di Al Hoti, nel nord dell'Oman

Nel nord dell'Oman, sulla strada che da Nizwa porta a Bahla, c'è una grotta affascinante, decorata da formazioni di stalattiti e di stalagmiti, chiamata Al Hoti, ma conosciuta anche come Al Hotta. Si tratta di un tunnel di circa 3 km che corre secondo l'asse nord-sud sotto le montagne dell'Hajar, e che talvolta è interrotto da laghi sotterranei. In questi laghi si possono incontrare delle particolari specie di animali acquatici, e il più grande di essi ha una lunghezza di ben 800 metri. Nella grotta c'è un susseguirsi di stalattiti, stalagmiti e colonne che hanno delle leggere ma visibili colorazioni sulle tonalità del rosa, del giallo, del beige e del grigio. Lungo il tunnel c'è un camminamento in ferro, illuminato da luce elettrica colorata e c'è anche un piccolo trenino che porta i visitatori lungo il tunnel. La grotta ha due ingressi principali: Al Fallah e Al Hota, che però è consigliata agli speleologi esperti. La visita alla grotta deve avvenire con una guida e con tutto l'equipaggiamento di sicurezza. Qui è possibile vedere alcune immagini della grotta.

giovedì 2 agosto 2007

Sul Jabel Al Akhdar, la montagna verde, la più alta dell'Oman

Il Jabel Al Akhdar (Montagna Verde), è la montagna più alta dell'Oman, la cui cima è posta a 3.075 metri sopra il livello del mare. Questa montagna è incastonata nella catena montuosa dell'Hajar, nella regione della Dhakilya. Lungo il cammino verso la vetta si incontra il Saiq Plateau, altopiano verdeggiante ideale per fare trekking. Per visitare la montagna, è necessario munirsi di un permesso, che si può richiedere nel Jebal Al Akhdar Hotel. E' possibile salire fino a oltre 2.000 metri di altezza in macchina, attraverso una strada abbastanza ripida, e proseguire poi a piedi per visitare le parti più alte della montagna. Su questa montagne le temperature scendono fino a - 5° in inverno, ma salgono sopra i 30° d'estate. Lungo il cammino per raggiungere lo Jebal Al Akhdar si possono incontrare numerosi villaggi come Sharaija, Wadi Bani Habib, Al Ain, e Hayl Al Yaman. Durante il percorso si possono vedere le vette brulle della catena dell'Hajar, canyons profondi, terrazze verdi coltivate, distese di diversi alberi da frutto, e, nei mesi di marzo e aprile, giardini di rose irrigate naturalmente dall'acqua piovana. Sotto terra scorrono anche canali sotterranei, che contribuiscono a irrigare la regione anche in assenza di piogge, e che ogni tanto emergono sopra la superficie terrestre, talvolta formano delle piscine naturali di acqua fresca e chiara.

mercoledì 1 agosto 2007

Nizwa e il suo castello

Nizwa è una delle città più importanti del Sultanato dell'Oman ed è situata all'interno della regione settentrionale del Paese. Nizwa è sorta in un'oasi circondata dal deserto e da alte montagne abbastanza inospitali, ed è stata anche capitale dell'Oman nel VI e VII secolo. L'edificio più importante di questa città è il suo castello, posto proprio al centro della città e circondato dai suq dove si svolge il commercio di ogni genere di beni. Il castello fu costruito nel XVII secolo dall'imam Sultan Bin Saif Al Ya'ribi, anche se qualche storico ritiene che esso sia stato in realtà costruito molto tempo prima, nell'845, sui resti di un castello più antico dall'imam Assalt bin Malik al Kharusi. Sta di fatto che oggi il castello di Nizwa è il più grande castello di tutta la penisola arabica. Ci vollero circa 12 anni per costruire questo forte, realizzato con i materiali portati via da altre roccaforti nemiche espugnate come bottini di guerra. All'ingresso del castello vi sono due cannoni che lo difendono, e, una volta entrati, il castello rivela una miriade di torri, corridoi, stanze, scale e terrazze. L'elemento più importante del castello di Nizwa è la sua torre centrale, che si può salire attraverso una strettissima scalinata, fino alla cima, dove vengono conservati ancora 4 dei 24 cannoni presenti originariamente. Qui è possibile vedere alcune immagini del castello di Nizwa.