mercoledì 28 febbraio 2007

In Abruzzo, lungo i campi di zafferano

Per chi ama lo zafferano, quell'"oro giallo" che non solo insaporisce i cibi, ma ha anche proprietà curative, essendo disintossicante e depurativo, è consigliabile un itinerario intorno all'Aquila, in Abruzzo, che attraversa le aree di coltivazione e produzione di questa spezia.
In particolare tappe d'obbligo sono l'altopiano di Navelli, 760 metri a sud dell'Aquila, e la valle del Sagittario, a Cocullo, a nord-est di Navelli.
Il periodo migliore è certamente l'autunno, quando i piccoli stimmi rossi del fiore si colorano di viola, tingendo i campi. Si possono allora ammirare i contadini che ripetono fatiche e gesti millenari: nelle ultime ore della notte, quando lo zafferano sprigiona al massimo il suo profumo, raccolgono uno a uno i fiori, che vengono poi separati manualmente, incisi con l’unghia ed essiccati nello stesso giorno in cui sono stati raccolti. E’ davvero un momento di grande suggestione.
Informazioni utili si possono trovare sul sito del Consorzio per la tutela dello zafferano dell'Aquila.

martedì 27 febbraio 2007

Il museo del ron Havana Club

Attivo ormai da 6 anni, il museo del ron dell'Avana a Cuba è diventato un complesso turistico-culturale con funzioni molteplici.
Cuore del museo rimane sempre il percorso del ron, il bar-ristorante e il negozio specializzato, per promuovere la marca leader del ron di Cuba, Havana Club. Ma ultimamente hanno un successo notevole anche le altre iniziative culturali annesse alla visita del museo.
Oltre a degustare il ron e a scoprire tutti i segreti di questo liquore, è possibile infatti prendere lezioni di ballo, e visitare la galleria Havana Club, ormai diventata uno degli spazi preferiti degli artisti giovani o già famosi, che espongono i loro lavori più recenti.
Un particolare successo lo stanno riscuotendo le lezioni di ballo, che si svolgono ogni mattina dalle 9 alle 12 e prevedono insegnanti che parlano anche italiano, inglese e francese. Il costo delle lezioni è abbastanza contenuto, circa 10 dollari ogni due ore.
E' consigliabile visitare il museo il sabato e rimanere li alla sera, dato che ogni sabato si svolge la notte Havana Club, dove si possono incontrare e apprezzare ogni settimana personalità famose della cultura cubana.

lunedì 26 febbraio 2007

Il nuovo portale del turismo in Italia

In occasione del Bit è stato presentato il nuovo portale del turismo in Italia, www.italia.it, per permettere a tutti, italiani e stranieri, di trovare su un solo sito tutte le informazioni utili per un viaggio nel nostro paese.
Il sito, ovviamente con sfondo azzurro, è diviso in 5 principali sezioni cui si può sempre accedere da ogni pagina del sito, essendo visibili nel menu di navigazione posto in alto appena sotto l'header di ogni pagina: Visita l'Italia, Cosa fare, Itinerari, Eventi, Organizza il tuo viaggio. Dall'homepage chi ha già le idee chiare, grazie a un menu laterale a sinistra, si può facilmente costruire il viaggio desiderato andando subito a prenotare voli, hotel e a visualizzare la mappa interattiva.
Il sito sembra ben fatto e completo, ma è un po' lento nel passaggio da una pagina all'altra e forse il rettangolone in flash che campeggia nella parte alta di ogni pagina si poteva evitare, dato che rallenta la navigazione e poteva essere sostituito da immagini più user friendly.

sabato 24 febbraio 2007

Il castello dei burattini a Parma

Tra i suoi tanti punti di attrazione, Parma annovera anche una delle più grandi realtà europee dedicate al mondo delle marionette: è il Castello dei Burattini, conosciuto anche come Museo Giordano Ferrari dal nome del fondatore, che ha collezionato in oltre sessant’anni un patrimonio di grande valore storico.
Il museo è ricavato nelle stanze dell'ex convento di San Paolo, che è anche un'oasi di verde nel cuore della città, e ospita una ricca collezione di marionette e burattini di grande valore storico.
Il museo è articolato in cinque stanze e, oltre alla collezione di base raccolta in sessant’anni di attività di Ferrari, ha accolto pezzi provenienti da altre donazioni, come i pupazzi del Gruppo 80, la collezione Franco Cristofari e la muta di burattini di Amilcare Adamoli, per un patrimonio di oltre 2000 pezzi.
Nel museo è possibile vedere non solo burattini e marionette ma anche centinaia di copioni, attrezzi di scena, volumi e scenografie, che permettono di far conoscere curiosità, storia, tradizioni popolari e costumi di quest'arte popolare.
Chi è interessato a visitare il castello dei burattini, può visitare il sito del museo.

venerdì 23 febbraio 2007

Le case-grotte nella Cina nordoccidentale

Nella Cina dello sviluppo economico sfrenato, vi è una regione in cui circa 40 milioni di abitanti vivono ancora nelle grotte, e guai a spostarli. Le case-grotte si trovano nell'Altopiano del Loess nella Cina nord-occidentale. Queste dimore hanno generalmente un'altezza di oltre 3 metri e una larghezza di 3 metri. La profondità massima che la casa può raggiungere è di 20 metri. L'apertura della grotta è sempre verso il sole, per far entrare nell'abitazione più luce possibile. Le grotte più semplici consistono in un semplice buco nella collina, vere e proprie caverne di terra.
Gli abitanti di questo particolare tipo di case sono soprattutto contadini, ma non disdegnano altre fonti di guadagno. Ed ecco che allora, proprio dove si trova l'agglomerato di case-grotte più grande al mondo, nella zona di Yangjialing, un complesso di grotte è stato trasformato in hotel, costituito da 8 file di 300 grotte. Sulla mura delle grotte sono appesi i dipinti artigianali dei contadini, e sugli stipidi delle finestre sono appesi molti ritagli di carta, sempre espressione della cultura locale. Anche questi cinesi quindi non disdegnano di condividere con gli altri connazionali qualcosa del boom economico del paese.

giovedì 22 febbraio 2007

Sulla grande muraglia cinese

Mao Zedong un giorno disse: "tu non sei un vero uomo se non sei mai salito sulla Grande Muraglia". La muraglia cinese è lunga in tutto 6.000 km, di cui però oggi solo un terzo è rimasto intatto, con più di 40.000 tra fortezze e torri di guardia, e inizia dal golfo del Chihli (Bo Hai) presso la cittadina di Quinhuangdao (a est di Tianjin) e raggiunge gli estremi limiti occidentali del Gansu (presso Dunhuang a oltre 2500 km).
Vi sono diversi accessi per una visita sulla muraglia cinese.
Quello più vicino a Pechino è Badaling, a un'ora di macchina da Pechino, che è la zona più visitata dai turisti e la meno "originale". Una sezione invece originale e non restaurata della muraglia si trova a Simatai (a circa 3 ore di auto da Pechino). Altro accesso possibile a Mutianyu, distante circa 2 ore di auto dalla capitale, dove si trova una delle parti più antiche di tutta la muraglia.
Nei punti meno restaurati la visita alla muraglia si configura come una vera a propria scalata, dove bisogna arrampicarsi per decine, centinaia di gradoni e scalare le torri che sono distanziate tra loro in modo abbastanza costante.

mercoledì 21 febbraio 2007

Avventura nella western Australia

C'è una zona in Australia che è poco battuta e che riserva ancora il fascino della natura incontaminata: è la Western Australia, dove è possibile organizzare dei tour avventurosi alla ricerca delle bellezze naturali che questa parte dell'isola offre ai turisti.
Se ci si spinge verso nord, ci si imbatte in Monkey mia, località famosa per i delfini che affollano le acque della sua baia. Lungo la strada, si consiglia di visitare il deserto dei Pinnacles e il Kalbarri National Park.
Se il viaggio lo si organizza nel periodo compreso tra giugno e novembre, allora vale la pena dedicare qualche giorno alla famosa baia di Albany, dove con un tour di 3 ore è possibile andare a diretto contatto con le balene, Humpback e Blue Whales, che si fermano abitualmente nella baia durante la stagione della migrazione.
Da inserire nel diario di viaggio anche Exmouth, Coral Bay e il Ningaloo reef, 260 km di barriera corallina, per la maggior parte inesplorata, ricca di spiagge di sabbia bianca.

martedì 20 febbraio 2007

Ad Atlanta nell'acquario più grande del mondo

Per gli appasionati di pesci, è d'obbligo un bel viaggetto ad Atlanta per visitare il Georgia Aquarium, il più grande acquario del mondo, con più di 30 milioni di litri d'acqua marina e 100.000 animali di 500 specie diverse. L'acquario ospita anche i whale sharks, i pesci più grandi del mondo, e tutti gli animali con i quali convivono nel loro habitat naturale, nelle barriere coralline come anche nell'oceano. Inoltre si può ammirare la seconda vasca più grande al mondo, di 3.000 litri, in cui è stato ricostruito l'habitat naturale delle balene beluga (beluga whales).
Per osservare lo spettacolo che offre questo acquario è stato costruito un tunnel lungo oltre 30 metri, con la vetrata d'acquario più grande del mondo. Sul sito dell'acquario è possibile prepararsi bene alla visita scaricando una mappa dell'acquario e studiando tutti gli animali ospitati.

lunedì 19 febbraio 2007

Un weekend a Isera, patria del Marzemino

"Marzemino fa vin dolce. Ma bisogna porvi dell‘acqua e venderlo subito, perchè li osti vanno in traccia di simil vino" Così scriveva Giacomo Agostinelli nel 1679.
La patria del Marzemino è Isera e la Vallagarina, dove già nel XV° secolo ci sono testimonianze che certificano la presenza di questo vino. Questa zona meridionale del Trentino ospita dei terreni che, derivati dalla degradazione di tufi e rocce basaltiche, conferiscono alle uve, e quindi al vino, una struttura particolare. I grappoli del Marzemino si presentano di medie dimensioni e hanno le caratteristiche "ali", e gli acini sono medio-piccoli di color nero-bluastro con una buccia molto resistente e pruinosa.
Il Marzemino era il vino preferito da Mozart che nel Don Giovanni innalza a questo vino un monumento musicale. Il Marzemino ha un sapore secco, sapido, pieno e dal color viola mammola, accompagna carni bianche e rosse, anche arrosto, ed i piatti a base di funghi ne esaltano il sapore pieno e inconfondibile.
Allora come è possibile rinunciare a un weekend a base di Marzemino a Isera? Si consiglia la Cantina d'Isera, il cui sito internet per raccogliere informazioni è www.cantinaisera.it.

sabato 17 febbraio 2007

Gli Inuit dell'Artide

Esplorare l'Artide significa anche incontrare e conoscere uno dei gruppi principali della popolazione eschimese, gli Inuit.
Il termine con cui noi genericamente indichiamo queste popolazioni, "eschimesi", significa "mangiatori di carne cruda" e fu usato per la prima volta dai nativi americani del Canada orientale per indicare questo popolo di cacciatori che abitava vicino a loro e che si vestiva di pelli. In realtà il nome che gli Inuit usano per definire se stessi significa invece semplicemente "uomini".
Gli Inuit sono gli originari abitanti delle regioni costiere artiche e subartiche dell'America Settentrionale e della punta nord orientale della Siberia: sicuramente abitano una delle regioni più insidiose della Terra. Il loro territorio è principalmente composto dalla tundra, pianure basse e prive di alberi dove la terra è sempre ghiacciata, salvo pochi centimetri in superficie durante la breve stagione estiva.

venerdì 16 febbraio 2007

La Isabela, la prima città di Cristoforo Colombo in America

A nord di Santo Domingo, e più precisamente a 55 km da Puerto Plata, si trova un sito molto interessante da un punto di vista storico: La Isabela, dove sorgono i resti della prima cittadina voluta e costruita da Cristoforo Colombo e i suoi primi compagni appena sbarcati sulle coste del Nuovo Mondo.
La città venne inaugurata con una messa solenne il 6 gennaio 1494 e fu abbandonata dopo 4 anni perché gli spagnoli iniziarono a morire uno dopo l'altro a causa della febbre gialla e della sifilide.
Dell'antica città oggi si possono vedere l'ampia spianata dell'insediamento iniziale, il basamento perimetrale della chiesa e parte dei muri della casa dove abitava Cristoforo Colombo.
Scavi recenti hanno individuato anche l'esistenza di un cimitero dove spagnoli e indios venivano seppelliti insieme, a testimoniare il rapporto amichevole che vi fu all'inizio del processo di conquista degli Spagnoli.
Per raggiungere La Isabela si consiglia di prendere un motoconcho da Puerto Plata e farsi portare fino al sito archeologico, dove è possibile anche vedere un museo che racconta i primi passi dei conquistatori a Santo Domingo.

giovedì 15 febbraio 2007

Shiraz, la città più rivoluzionaria dell'Iran

"Il viaggiatore dimentica la sua patria quando, a maggio, viene a Shiraz", recita un verso del famoso poeta Sa'di. Shiraz è una città del sud dell'Iran, posta a 1.600 metri di altezza, che fin dall'antichità è famosa per i suoi giardini, le sue rose, i suoi usignoli e i suoi poeti: ha dato infatti i natali a Hafez, l'usignolo di Shiraz, e il su citato Sa'di.
Un tratto caratteristico di questa affascinante città iraniana è il carattere rivoluzionario dei suoi abitanti, che hanno sempre, in tutti i periodi storici, fatto fatica ad accettare ciò che veniva loro imposto dall'alto. Questa tratto della popolazione di Shiraz si manifesta anche in alcuni monumenti storici: per esempi nella moschea Nasir al-Molk, oltre al tipico colore blu, utilizzato in tutte le sue sfumature, s'è fatto uso anche del colore rosa, proprio in segno di ribellione.
Da visitare in città il Bazar-e Vakil, uno dei più impressionanti di tutto l'Iran.
Il periodo migliore per venire in Iran a visitare questa città è primavera, da marzo, quando tutta la città si trasforma in un unico grande tappero di rose, a maggio, come consigliato dal poeta Sa'di.

mercoledì 14 febbraio 2007

Nel nord del Canada, verso il sole di mezzanotte

L'isola di Ellesmere, all'altezza del 79° parallelo, è una delle aree naturali più incontaminate del mondo. Il sole illumina il ghiacchio con la sua luce tutte le 24 ore del giorno.
In kayak è possibile costeggiare i fiordi di questa terra nel più assoluto silenzio, rotto solo dall'acqua che gocciola per lo scioglimento del ghiaccio degli iceberg. Lungo la costa di questa isola si possono trovare le rovine dei Thule, popolo primitivo che visse sull'isola mille anni fa, progenitori di tutti i moderni Inuit canadesi.
Questa zona è anche la dimora del Narvalo, il fantastico unicorno del mare, degli orsi polari, della volpe artica e della lepre artica.
Questo angolo del Canada è pertanto davvero invitante per gli appassionati dei viaggi di avventura, ma anche per gli appassionati di fotografia, capaci qui di cogliere luci e paesaggi davvero unici.
Per chi volesse organizzare una spedizione in kayak in queste terre consiglio questo sito: www.legendaryex.com.

martedì 13 febbraio 2007

Leopoli, perla dell'Ucraina

Chi decide di visitare l'Ucraina, non può perdersi Leopoli (L'viv in lingua originale), una delle poche città del paese scampata ai bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Particolarmente interessante è il centro vecchio della città, posto a est del centro moderno, dove molti palazzi civili sono un felicissimo connubio tra stili architettonici diversi, dal rinascimentale al barocco, passando per il gotico e il neoclassico.
Infatti i ricchi mercanti locali non esitarono a commissionare ai migliori artigiani e artisti dell'epoca la costruzione delle loro case.
Al centro di questa zona antica sorge la grande ploshcha Rynok, che un tempo era il centro di Leopoli e che attualmente è la piazza meglio conservata di tutta l'Ucraina. All'angolo sud-occidentale della piazza si trova uno dei più bei edifici gotici della città, la cattedrale cattolica romana, che risale alla fine del XIV secolo.

lunedì 12 febbraio 2007

La teologia degli Ibaditi dell'Oman

La teologia degli Ibaditi ha delle caratteristiche proprie che la rendono peculiare rispetto alle altre forme della religione musulmana.
Essi rifiutano ogni descrizione antropomorfica di Dio e negano che i beati nell'aldilà possano vedere Dio. Non assegnano a Dio nessun attributo esteriore alla sua pura essenza.
Gli Ibaditi ritengono che la salvezza viene non solo dalla fede in Dio e nel Profeta, ma anche dalle opere. Per tale motivo sono animati da una forte etica del lavoro che li spinge a impegnarsi sempre al massimo nel compimento del proprio dovere professionale.
Essi inoltre ritengono, a differenza di sciiti e sunniti, che il Corano non è eterno, perché solo Dio è eterno.
Un aspetto invece interessante legato ai riti religiosi degli Ibaditi, è che quando essi pregano non sollevano mai le braccia, ma le lasciano lungo il corpo. Questa infatti per loro sarebbe stata la postura del Profeta in preghiera.

sabato 10 febbraio 2007

Gli Ibaditi dell'Oman, la terza via tra sunniti e sciiti.

Uno degli aspetti più interessanti del Sultanato dell'Oman è la composizione religiosa della sua società.
Infatti l'Oman è l'unico paese dove gli Ibaditi sono la maggioranza e costituiscono la principale confessione religiosa del paese.
Gli Ibaditi costituiscono l'unico ramo oggi esistente dei kharigiti, la corrente religiosa islamica che si pone a metà strada tra sunniti e sciiti.
Come gli altri kharigiti (da cui si distinguono per una particolare moderazione e per il ripudio della violenza), anche gli ibaditi ritengono che il comando della comunità non spetti necessariamente ad un discendente del Profeta ma solo al più degno dal punto di vista religioso, indipendentemente dalla sua parentela, dalla sua appartenenza etnica e addirittura dal colore della sua pelle.

venerdì 9 febbraio 2007

Cucina cilena

Alcuni consigli culinari per chi desidera conoscere anche col palato la cultura del Cile.
La cucina cilena si basa su quattro ingredienti fondamentali: pesce, carne di manzo, frutta fresca e verdure.
Per chi volesse partire da uno spuntino veloce si consigliano le empanadas, delle specie di focacce farcite in vario modo, e le humitas, delle piccole tortillas di mais.
Per venire a delle pietanze più sostanzione, uno dei piatti più tipici del Cile è il lomo a lo pobre, carne di manzo accompagnata da due uova e patatine fritte.
I pasti possono essere accompagnati da uno dei tanti tipi di pane cileni, come il chapalele, fatto con patate e farina, e la sopaipa, di frutta e farina integrale.
Altri due piatti succulenti sono la parillada, grigliata mista, e curanto, tufato con numerosi ingredienti: pesce, frutti di mare, pollo, maiale, agnello, manzo e patate.
E' poi risaputo che i vini cileni sono tra i migliori del Sud America.
Per concludere il pasto si suggerisce il pisco sour, un brandy di vino servito con succo di limone, albume d'uovo e zucchero a velo.

giovedì 8 febbraio 2007

La religione dei Mapuche

La religione tradizionale dei mapuche prevedeva 4 creatori: il dio vecchio, la moglie del dio vecchio, il dio giovane e la moglie del dio giovane.
Era forte la credenza di uno stretto legame tra vita terrena e vita ultraterrena, tanto è vero che quando moriva una persona della comunità veniva ucciso anche il suo cavallo per nutrire nell'aldilà il caro defunto. Veniva scelto il cavallo perché era considerato dai mapuche un animale sacro, la cui carne, se ingerita, poteva accrescere di molto la forza dell'uomo.
Con l'invasione degli spagnoli anche i mapuche sono stati convertiti al cattolicesimo, anche se nella loro fede permangono ancora degli elementi dell'antica tradizione religiosa.
Elementi che per esempio si possono riscontrare nella figura del maqui, lo sciamano mapuche, che viene considerato dalla comunità come una guida spirituale. Ogni maqui ha il suo proprio talento, alcuni sono veggenti, altri guaritori, altri uomini capaci di parlare con gli spiriti dell'al di là.
I mapuche cercano di conservare la proprie tradizioni con molta tenacia. Per questo, chi decide di andare a visitarli può fare un ancora un tuffo nel passato di questo importante popolo del Cile.


mercoledì 7 febbraio 2007

La comunità dei Mapuche del Cile

Dalla vita nomade che conducevano un tempo, oggi i mapuche sono costretti a una vita sedentaria.
La maggior parte di loro vive di agricoltura, anche se l'86% delle loro famiglie ormai ha meno di 3 ettari di terra da coltivare, quello che basta per nutrirsi.
Nonostante la zona del Cile dove risiedono i mapuche sia fertile, i molti anni di coltivazione l'hanno resa sterile e questo ha aumentato la povertà e alzato la mortalità infantile.
I mapuche fanno fronte alla povertà crescente con il loro spirito fiero e il grande amore per la loro terra. Essi ritengono infatti che non è la terra ad appartenere a loro ma sono loro ad appartenere alla terra che li accoglie.
I mapuche del Cile sentono una forte responsabilità nei confronti della propria famiglia e della propria comunità, e un tempo le famiglie vivevano unite in comunità più grandi, cosa che oggi non è più possibile a causa della povertà che afflige le loro famiglie e che spinge alcuni componenti della famiglia ad andare addirittura a vivere lontano nelle grandi città commerciali come Santiago e Temuko per trovare lavoro e guadagnare dei soldi da portare poi ai propri famigliari.

martedì 6 febbraio 2007

La storia dei Mapuche, in Cile

Il popolo dei mapuche in Cile nacque intorno all'800-700 a.C., quando una tribù probabilmente imparentata con i Guaranì del Brasile (gruppo etno-linguistico del Sudamerica stanziato dalla costa atlantica del Brasile meridionale fino al Paraguay) attraversò le Ande stanziandosi poi nella parte centro-meridionale del Cile.
I mapuche erano un popolo di cacciatori e raccoglitori, con un forte senso di valore guerriero, e con una forte volontà a resistere a qualsiasi forma di dominio e di sfruttamento.
Infatti in Cile i mapuche resistettero prima alle invasioni degli indios e dopo, circa duecento anni più tardi, anche agli spagnoli.
Nel 1883, i mapuche e gli spagnoli arrivarono a un accordo con il quale gli spagnoli si impegnavano a rispettare i confini dei territori mapuche, ormai ridottisi dai 31 milioni di ettari originari, ai 10 milioni di ettari.
Ma i mapuche continuarono a subire un processo di continua espropriazione delle loro terre, fino al 1929, quando le loro riserve furono ridotte fino a 350.000 ettari, e dopo anni di scontri con cui i mapuche vennero decimati.

lunedì 5 febbraio 2007

In Cile, nella terra dei Mapuche, dove si parla il Mapudungun

Nella regione dell’Araucacia (o Araucania) nel Cile meridionale si trova la popolazione dei Mapuche, il popolo della terra (mapu=terra, che=popolo). Il centro più importante di questa comunità è Los Sauces, a circa 700 km dalla capitale Santiago. Sono circa un milione in Cile e 200.000 in Argentina.
Anche se i Mapuche sono sempre più costretti a parlare lo spagnolo, essi, nelle loro espressioni quotidiane e durante i loro riti di magia e di religione e nelle loro manifestazioni artistiche, parlano ancora la loro lingua natìa, il mapudungun, la lingua della terra (mapu=terra, dungun=parlare).
Questa lingua è stata classificata in modo diverso dagli studiosi. Alcuni l’hanno ritenuta legata alle lingue penutian dell’America del Nord. Altri l’hanno considerata parte della famiglia delle lingue andine e maya. Altri studiosi ancora l’hanno collegata all’arawak.
Oggi sono parlate due varietà di mapudungun: il mapudungun tipico (anche araucano e mapuche) e l’huilice, che viene parlato come seconda lingua dopo lo spagnolo nella zona litorale di Valdivia e sull’isola di Chiloé.

domenica 4 febbraio 2007

I Fakir del Bengala

Il termine fakir, da cui l’italiano fachiro, ci richiama alla mente strani personaggi che mangiano i coltelli o dormono sui chiodi. In realtà il popolo che porta quel nome non corrisponde a questo stereotipo diffusosi dalle nostre parti. Fakir è una parola araba che significa povero, ed è il nome di un popolo del Bengala, la regione al confine tra India e Bangladesh.
Nella loro storia si possono rintracciare grandi musicisti, poeti e filosofi, tra cui svetta Lalun Fakir, che influenzò anche il grande poeta indiano Tagore.
Vivono nelle loro capanne di fango sostentandosi con l’agricoltura e la musica. Coltivano i loro campi di lenticchie, riso, patate e verdure, vivono in capanne di fango, ma ogni tanto i mariti con i figli partono per andare a portare la loro cultura lontano, col ballo e con la musica, mentre le donne provvedono ad accudire i bambini di tutti rimasti nel villaggio.
Nelle loro esibizioni cantano e ballano sul ritmo della nota emessa dal loro strumento musicale più importante: l’ektara, una scatola di legno vuota al cui fondo è fissata una corda che viene fatta vibrare con un solo dito tra due asticelle premute o allentate dalla stessa mano
Fakir non si nasce, ma si diventa, attraverso una pratica interiore molto dura, che comprende anche l’invito a non disperdere il seme, e ad imparare a usare il potere della sua energia.
Sono musulmani, eredi della tradizione sufi, e danno più importanza al marifat che alla sharìa: la pratica interiore di purificazione (marifat appunto), il cui fine è quello di arrivare ad amare ogni essere umano, sia amico che nemico, vale per loro molto di più della pratica esterna di obbedienza a riti e leggi (la sharìa).
Per loro ogni essere umano è dimora di energia divina e come tale è da rispettare se non venerare. Andare quindi a visitare i Fakir non significa andare a trovare eroi masochisti che mangiano corpi contundenti, ma uomini pacifisti pronti ad accogliere per condividere la loro cultura che ancora sopravvive.