lunedì 28 luglio 2008

Kŭmgangsan, la montagna del diamante

E' stato uno dei primi luoghi della Corea del Nord ad essere aperto alle visite di persone che provenivano dalla Corea del Sud. Il suo nome, Kŭmgangsan, significa Montagna del Diamante, ed è la seconda montagna più alta della Corea del Nord, con i suoi 1.638 metri. Si trova nella catena montuosa di Taebaek, che corre lungo la costa orientale della penisola coreana. Tradizionalmente questa montagna viene divisa in 3 zone: Inner Kŭmgang, Outer Kŭmgang e Sea Kŭmgang. Ciascuna di queste 3 aree ha una propria conformazione geologica e topografica ed è caratterizzata da alcuni elementi specifici. La prima area, la Inner Kŭmgang, è nota per gli spettacolari panorami che offre e per il precipizio di Manpok. La seconda zona, la Outer Kŭmgang, si distingue per l'alto numero di vette e di picchi rocciosi, tra cui svetta la cima Chipson, dove si possono ammirare decine di migliaia di forme rocciose diverse e una moltitudine di cascate e cascatelle che bagnano le conformazioni rocciose a diverso livello. Quello della diversità e del fascino delle forme rocciose che formano questa montagna è uno dei suoi aspetti più caratteristici. Alcuni tra i picchi rocciosi più suggestivi li si possono ammirare nell'area di Manmulsang, mentre tra le cascate, consigliate sono quelle di Kuryong, larghe 4 metri e con un salto d'acqua di 74 metri, che offrono un meraviglioso spettacolo naturalistico. La terza area del Kŭmgangsan, la Sea Kŭmgang, è invece nota per le sue lagune, tra cui quella più conosciuta, navigabile con la barca, è forse quella chiamata Samil, che vuol dire "3 giorni". Il suo significato deriva da una leggenda che racconta che un re visitò un giorno questo lago e, colpito dalla sua bellezza, alla fine decise di rimanervi 3 giorni e non più 1 solo. In generale tutta la montagna del Kŭmgangsan è rivestita di una rigogliosa foresta, dal momento che questa è una delle aree a più alta piovosità di tutta la penisola coreana. Intorno alla montagna infine sorgono molti vecchi templi, conservati non benissimo, che però testimoniano il passato religioso di questa regione; tra questi i più conosciuti sono forse quello di Changan-sa, di Maha-yon e di Pyohon. Per approfondire la propria conoscenza del Kŭmgangsan, queste sono alcune immagini, mentre questo è un breve video girato lì.

lunedì 21 luglio 2008

La cima Margherita, la terza più alta dell'Africa

La cima Margherita è la terza montagna più alta di tutto il continente africano, dopo il Kilimangiaro e il monte Kenya. E' alta 5.109 metri e si trova sul massiccio montuoso Stanley, nella catena del Ruwenzori, che è nota anche con il nome di Montagne della Luna e che si snoda per circa 120 km lungo il confine tra Uganda e Repubblica Democratica del Congo. Ai suoi piedi giacciono 2 laghi, il lago Alberta al nord, e il lago Edward al sud. La vetta del monte Margherita sorge su piccolo massiccio roccioso, da affrontare in arrampicata dopo una traversata non lunghissima del ghiacciao permanente sottostante la vetta. Tutta la salità non presenta particolari difficoltà tecniche e offre un grande spettacolo naturalistico, con la cresta nevosa a forma di fungo appena sotto la cima, e con le stalattiti di ghiaccio che pendono dai picchi di roccia che formano la cima. La prima persona che scalò questa cima fu un italiano, più precisamente Luigi Amedeo si Savoia, duca degli Abruzzi, che conquistò la vetta nel 1906 e chiamò la montagna con il nome dell'allora regina d'Italia, Margherita appunto. Per conoscere meglio la cima Margherita è possibile guardare questo video, che mostra l'ascesa di un gruppo di persone alla vetta.

venerdì 18 luglio 2008

L'Odzala National Park nella Repubblica del Congo

Situato nella striscia occidentale del Congo, poco sopra l'equatore, l'Odzala National Park è uno degli ecosistemi più interessanti di quelli che si possono trovare nelle foreste tropicali africane. Si tratta anche di uno dei parchi più antichi del continente africano, fondato nel 1935. Al suo interno questo parco vede un'alternarsi di zone di fitta foresta e zone di ampia savana, dovuto al fatto che lungo la storia, in queste aree vi sono stati molti passaggi da foresta a savana e viceversa. Questa varietà e mutabilità di paesaggio spiega anche la varietà e la ricchezza della vegetazione e della fauna qui presenti. Colpiscono gli alberi alti 40 metri che sembrano chiudere sotto di sè la foresta, la cui successione è interrotta talvolta da pianori senza alberi e senza piante, a causa del disboscamento, o del prelievo dei minerali e dei sali presenti nel terreno. All'interno della foresta dell'Odzala National Park si possono incontrare gorilla, elefanti, e maiali selvaggi molto grandi, mentre da alcune aree del parco è possibile osservare, puntando gli occhi verso il cielo, una grande quantità di specie diverse di uccelli. Nella zona del parco, la presenza umana è scarsissima, e questo ha garantito anche la preservazione dell'ecosistema naturale e originario del luogo. Solo nella zona sudoccidentale del parco vivono dei gruppi di indigeni appartenenti all'etnia Bantu, che grazie a questo parco vivono, in quanto molte risorse messe a loro disposizione dal parco sono indispensabili alla loro sussistenza. Per avere un'idea più precisa di come si presenta l'Odzala National Park, queste sono alcune sue immagini.

Ngazidja, la più grande delle isole Comore

Ngazidja è il nome locale di Grande Comore, la più grande delle 3 isole che formano l'arcipelago dell'Unione delle Comore. Su quest'isola si trova Moroni, la capitale dell'Unione. Si tratta di un'isola di origine vulcanica, con un'area di circa 1.200 km quadrati. A nord, per circa due terzi della sua superficie, è ricoperta da un altipiano roccioso, noto come La Grille, mentre al sud si trova il più grande vulcano dell'arcipelago, il Karthala, alto circa 2.300 metri, e con uno dei crateri più ampi di tutti i vulcani ancora attivi nel mondo. In un secolo e mezzo, da metà del XIX secolo a oggi, vi sono state una dozzina di eruzioni, di cui la più potente risale al 1918, mentre la più recente è del 1977. La presenza di questo vulcano pare sia molto importante per spiegare i nomi sia dell'arcipelago, Comore, sia della capitale, Moroni. Infatti nella lingua del posto, un dialetto derivante dalla lingua swahili, Comore significherebbe "il posto del fuoco", mentre Moroni, il nome della capitale dell'Unione delle Comore, significherebbe "al posto del fuoco". In entrambi i nomi ricorre infatti la parola "moro", che significa "fuoco" o "calore". Gli abitanti di Ngazidja sono qualche centinaia di migliaia, discendono da antichi ceppi africani e arabi e sono prevalentemente di religione musulmana. Essi coltivano i terreni dell'isola che si trovano sotto i 2.000 metri, mentre sopra questa quota dominano foresta tropicale, al sud, e piante grasse, al centro e al nord. Molti abitanti di Ngazidja sono abili pescatori. Tra i prodotti più tipici che vengono da quest'isola vi sono la vaniglia e l'essenza di ylang ylang, contenuta in molti profumi. Arrivare a Ngazidja significa staccare completamente con la nostra vita abitudinaria. Qui tutto contribuisce a tirarti fuori dall'ambiente a cui si è abituati per immergerti in un'atmosfera quasi surreale di solitudine e calma. Le bellissime spiagge bianche con le scogliere nere di roccia lavica, le barriere coralline, la piccole cascate che si trovano ogni tanto, i piccoli laghi vulcanici, tutto concorre a una riconcilazione con la natura più selvaggia. Qui è possibile vedere alcune immagini dell'isola, mentre questi sono alcuni video girati lì.

lunedì 14 luglio 2008

Limassol, città del porto, del castello medievale e del vino

Limassol, o Lemesos, è la seconda città di Cipro e costituisce uno dei porti più importanti che si affacciano sul Mediterraneo. Ma oltre alla sua importanza commerciale, Limassol ha anche diversi luoghi interessanti da vedere, che parlano della sua storia, soprattutto quella relativa al periodo medioevale. Limassol ha infatti uno dei castelli più belli dei 9 che si possono trovare a Cipro, che fu costruito dai Bizantini intorno all'anno 1000. In questo castello si dice che si sia sposato Riccardo Cuor di Leone, con l'allora principessa Berengaria di Navarra. Questo castello è stato anche usato, tra il 179o e il 1940, come prigione. All'interno del castello è stato instituito un museo medievale che espone diversi tipi di oggetti, che hanno contribuito a fare la storia di Limassol tra il 400 e il 1870: cannoni, armi, sculture di legno, dipinti, statue, vasi di terracotta, ceramica e altro ancora. Ma si può andare anche più indietro con gli anni, a Limassol. Basta visitare il suo Museo Archeologico, che ospita un'interessante collezione di reperti risalenti a un'epoca storica che va dal Neolitico al periodo dell'impero romano, reperti tutti ritrovati nella zona di Limassol. Ma questa città di Cipro è anche nota per il suo vino. Ogni anno, all'inizio di settembre si tiene qui il grande Festival del vino di Cipro, dove tutti possono degustare gratuitamente il vino del posto, accompagnando le bevute a momenti di festa e spettacoli con gruppi folcloristici del posto. Per chi volesse approfondire la conoscenza di Limassol, questo è il sito della municipalità, queste sono alcune immagini, e questi sono alcuni video girati lì.

venerdì 11 luglio 2008

Santo Antão, l'isola di Capo Verde con vulcani, spiagge e deserto

Delle isole che formano l'arcipelago di Capo Verde, Santo Antão, in creolo Sontonton, è la seconda più grande, con i suoi 779 km quadrati. L'isola fu scoperta nel 1462 da Diogo Afonso, e ha conosciuto un grande sviluppo nel XIX secolo, fino a diventare, oggi, uno dei centri turistici di maggior richiamo di tutto l'arcipelago di Capo Verde. E' situata nella parte settentrionale dell'arcipelago, tra le isole cosidette di Barlavento. Essendo un'isola di origine vulcanica, una delle attrazioni da non perdere in quest'isola sono le montagne formate tutte di roccia vulcanica. La più alta di queste è il Topo de Coroa, picco che raggiunge i 1979 metri. Ma vi sono altre montagne degne di una visita, come il Pico da Cruz, un picco di 1814 metri posto a nord-est dell'isola, e il Guido de Cavaleiro, di 1811 metri, che si trova a sud-est. Tra le montagne si possono talvolta scorgere anche alcuni crateri, segno delle erosioni passate. Tra questi particolarmente suggestivo è il cratere di Cova. Da queste terre vulcaniche si estrae la pozzolana, una specie di argilla vulcanica che viene utilizzata per fare il cemento. Ai piedi delle montagne vulcaniche le valli dell'isola di Santa Antão si presentano profonde e come incuneate in mezzo a un paesaggio che sembra ostile. A questo paesaggio vulcanico e inospitale, di cui è segno anche la costa settentrionale, tutta frastagliata e rocciosa, si affiancano però talvolta degli altipiani ricoperti di ricca vegetazione, con eucalipti, cipressi, pini e acacie, spiagge molto belle, come Praia Formosa, e paesaggi desertici a sud. Alla varietà dei passaggi fa da contraltare la varietà dei climi. Mentre a nord infatti si trova un clima umido, la parte meridionale dell'isola è invece caratterizzata da un clima molto secco. I due centri più importanti dell'isola sono Porto Novo, che si trova, con il suo porto, sulla costa meridionale, e Ribeira Grande, situata invece sulla costa settentrionale, che ospita l'unico aereoporto dell'isola. La gente di Santo Antão vive di pesca e di agricoltura, con le coltivazioni di canna da zucchero, manioca, banane, cocco, mango e papaia. Nelle zone in cui si lavora la canna da zucchero, è possibile trovare i trapiche, strumenti tipici che servono per macinare la canna, cosi come è possibile trovare persone che offrono ai turisti il grogue, una specie di acquavite. Per conoscere meglio Santo Antão, queste sono alcune immagini dell'isola, mentre questi sono alcuni video girati sull'isola.

martedì 8 luglio 2008

Il lago Ciad, uno dei più grandi laghi della terra a rischio di estinzione

Il suo nome significa, nella lingua del posto, "grande distesa d'acqua". Lago appunto. E questo nome l'ha passato anche al paese che lo ospita nella sua regione occidentale, il Ciad. E' il lago Ciad, uno dei 10 laghi più grandi al mondo, che, oltre al Ciad, bagna anche le aree confinanti di Camerun, Niger e Nigeria. L'importanza di questo lago per la popolazione locale è indiscutibile. La sua acqua serve per far vivere circa 20 milioni di persone dei 4 paesi che lo ospitano. La cosa interessante è che ben il 90% dell'acqua contenuta in questo lago è portata da un unico affluente, il fiume Chari. Da qui le acque del lago Ciad, che apparentemente sembrano non avere vie d'uscita, vanno ad infiltrarsi nelle depressioni di Soro e Bodélé. Il lago Ciad è molto poco profondo, solo 10 metri il suo punto più profondo. Le sue rive sono paludose e sulla sua distesa d'acqua si possono vedere ogni tanto delle piccole isole e dei banchi di fango. Ogni tanto è possibile scorgere sulla superficie del lago i membri della comunità Buduma pescare dalle loro canoe. Questo lago purtroppo però è in via d'estinzione. Infatti sta progressivamente diminuendo le proprie dimensioni a causa dei cambiamenti climatici, del riscaldamento globale, del calo delle piogge annuali, e di un sempre maggior utilizzo delle sue acque per l'agricoltura nelle terre circostanti, sempre più minacciate dalla desertificazione. Basti pensare che si ritiene che nel momento della sua massima espansione, intorno all'anno 4.000 a.C. il lago Ciad coprisse un'area di circa 400.000 km quadrati. Oggi esso copre un'area di meno di 1.500 km quadrati. Solo 40 anni fa la dimensione del lago Ciad era di circa 26.000 km quadrati. Purtroppo una cosi drastica diminuzione della quantità d'acqua del lago, ha fatto esplodere e fa esplodere quasi in continuazione tensioni e conflitti per l'uso dell'acqua tra proprietari terrieri del posto, e tra questi ultimi e i pescatori, che vedono minacciato l'ambiente necessario al loro lavoro. Negli anni si sono succeduti diversi progetti per portare nuova acqua a questo lago, ma fino ad ora non si è ancora riusciti ad invertire la rotta che sta portando il lago all'estinzione. Qui è possibile vedere alcune immagini del lago Ciad.

I pigmei Aka della Repubblica Centraficana, indifesi contro le discriminazioni

Nella regione sudoccidentale della Repubblica Centraficana vive una delle comunità di pigmei più antiche dell'Africa. Sono gli Aka, un popolo seminomade che vive, e ha sempre vissuto, in mezzo alla foresta tropicale, loro habitat naturale. Essi sono organizzati in piccoli gruppi costituiti da qualche decina di persone, e si spostano all'interno della foresta, che offre loro il necessario per vivere: la selvaggina, cacciata principalmente dagli uomini, e frutti, tuberi, bacche e insetti commestibili, raccolti soprattutto dalle donne. Le loro abitazioni sono delle specie di igloo costruiti intrecciando tra di loro rami e foglie. Gli Aka hanno conservato fino ad oggi il loro stile di vita e l'organizzazione sociale che caratterizza la loro comunità, ma negli ultimi decenni hanno visto crescere varie forme di discriminazione nei loro confronti. La deforestazione, finalizzata allo sfruttamento del legname pregiato, contribuisce ad eliminare progressivamente il loro habitat naturale privandoli dei mezzi necessari per la loro sussistenza; la discriminazione dei vicini Bantu, abitanti di colore della Repubblica Centraficana, che tendono a sfruttare gli Aka nelle loro coltivazioni agricole, nelle loro miniere o nelle loro segherie, sottopagandoli o dando loro come ricompensa solo alcool e sigarette; l'indifferenza del governo della Repubblica Centraficana, che spesso non riconosce per gli Aka gli stessi diritti che spettano agli altri cittadini centraficani, e quindi non li protegge. Molti Aka non risultano presenti nei registri comunali, non hanno documenti di identità e tessera elettorale, e non hanno accesso alle medicine e alla scuola; lo sfruttamento turistico dei loro costumi e delle loro tradizioni, che li rendono sempre più solo "fenomeni da circo". I pigmei Aka stanno diventando cosi sempre più poveri e sempre più esposti a malattie e infezioni, spesso mortali. Essi hanno un'aspettativa di vita di circa 40 anni e la loro mortalità infantile è tra le più alte del continente africano. Una delle più belle eredità che continuano a trasmetterci gli Aka è la loro arte canora e musicale. Essi hanno infatti sviluppato una tradizione polifonica di ottima qualità, e i cantanti sono capaci di produrre una incredibile varietà di toni. Musica, canto e danza costituiscono momenti centrali della loro vita quotidiana, e ricorrono soprattutto nei rituali che si celebrano in occasione dell'inaugurazione di nuovi insediamenti, in occasione delle battute di caccia o durante i funerali. Per conoscere meglio i pigmei Aka della Repubblica Centraficana, queste sono alcune immagini che li ritraggono.