lunedì 31 ottobre 2011

La Skyline Drive nello Shenandoah National Park

Lo Shenandoah National Park è un parco nazionale statunitense che si trova nello stato americano della Virginia, a poche ore dalla capitale Washington. Uno dei modi migliori per godere dell'atmosfera e dei colori di questo parco nazionale è quello di percorrere la Skyline Drive, una strada lunga circa 170 km che percorre tutto il parco, in mezzo alle Blu Ridge Mountains; lunghi tratti di strada sono addirittura sul crinale di queste montagne, cosi da permettere ai visitatori che percorrono la strada di poter ammirare dei panorami molto suggestivi delle aree coperte dal parco. Il viaggio che si può compiere lungo la Skyline Drive sembra offrire il meglio dell suo spettacolo naturale verso il tramonto, quando i colori delle foglie degli alberi che ricoprono le Blu Ridge Mountains cambiano le loro sfumature di colore al cambiare della luce del sole. I principali punti di ingresso da dove cominciare la Skyline Drive sono Swift Run Gap (U.S. Highway 33), Front Royal, Virginia (U.S. Highway 340), Rockfish Gap (Interstate 64, U.S. Highway 250) e Thornton Gap (U.S. Highway 211). Per chi volesse provare a percorrere la Skyline Drive, si consiglia di procedere a velocità limitata (sembra che il limite di velocità sia di 60 km/h), non solo per godersi il panorama circostante, ma anche perché all'improvviso ci potrebbero essere cervi e orsi che attraversano la strada, senza chiedere il permesso ovviamente. Per iniziare a vedere alcuni paesaggi che si possono incontrare lungo la Skyline Drive, è possibile vedere alcuni di questi video.

lunedì 24 ottobre 2011

Antigonea e le rovine della città di Pirro

A sud dell'Albania, vicino alla cittadina di Gjirokastër (Agirocastro in italiano), si trova un sito archeologico che parla della storia dell'antica Grecia e di un noto personaggio che fece parte parte di quella storia: Pirro. E' il parco archeologico di Antigonea, dove sorgono i resti di una città che fu appunto fondata da Pirro, re dell'Epiro, nel III secolo a.C., e che il re dedicò a sua moglie Antigone. Il parco archeologico, i cui scavi sono iniziati poco prima della seconda guerra mondiale, mostra ciò che è rimasto di questa città d'epoca greca dopo la grande distruzione operata nella prima metà del II secolo a.C. dal console romano Paolo Emilio, che diede ordine di saccheggiare e di distruggere questa cittadina, insieme ad altre 69 città dell'Epiro, come vendetta per il fatto che gli epiroti si erano schierati con i macedoni nella guerra contro i romani, vinta infine da questi ultimi. E cosa è rimasto ad Antigoneia dopo questa distruzione? Intanto alcuni resti delle sue lunghisseime mura, che difendevano la città per ben 4 km circa, circondando quasi tutta la collina su cui sorgeva la città; lungo il lato a sud-ovest delle mura, è visibile ancora una delle porte attraverso cui si accedeva alla città. Oltre alle mura, nel parco archeologico, si possono notare ancora per terra alcune piante delle case che costituivano la città. Alcuni reperti ritrovati qui ad Antigoneia invece non sono più qui, ma sono stati portati in esposizioni in altre città, come la statua di Poseidone e la sfinge in bronzo, che sono stati portati in un museo di Tirana. Tra i reperti ritrovati qui, anche le due tessere rotonde di bronzo che, avendo inciso sopra il nome "Antigonean", hanno permesso l'identificazione della città.

lunedì 17 ottobre 2011

Jokkmokk, centro del popolo sami in Svezia

Si chiama Jokkmokk ed è un villaggio di poche migliaia di abitanti della contea di Norrbotten, in Svezia. Perché è particolare questo villaggio? Perché è uno dei centri più importanti del popolo sami e delle tradizioni ad esso legate. In sami il nome è del villaggio è Jåhkåmåhkke, che significa curva del fiume, nome che fa riferimento al fiume che attraversa il villaggio. Ma chi sono i sami? Forse se si dice che sono quelle persone chiamate talvolta lapponi, le cose iniziano a diventare più chiare. Sono un popolo nativo d'Europa che ha abitato e abita tuttora le regioni settentrionali della penisola scandinava. In tutto oggi sono circa 80.000 persone, di cui circa un quarto vive in Svezia, e il resto in Finlandia, Norvegia e nella penisola di Kola, in Russia. In questa parte d'Europa le prime tracce di insediamenti sami risalgono addirittura all'era glaciale, a circa 10.000 anni fa. Originariamente i sami erano prevalentemente cacciatori e pescatori, ma dal XVI secolo d.C. alcuni di essi hanno iniziato a dedicarsi alla pastorizia di renne. Ancora oggi una piccola parte del popolo sami è costituito da pastori che vivono con le loro renne, nelle foreste nei mesi invernali, sui pascoli di montagna nei mesi estivi. Il popolo sami ha una propria lingua, il sami appunto, e una propria tradizione culturale, in cui due elementi importanti sono l'artigianato tipico, detto slöjd, e il loro canto tradizionale, chiamato joik, che, come in tanti popoli antichi, serve anche per trasmettere oralmente la cultura di un'intero popolo. E a Jokkmokk sorge sia una scuola di lingua sami, sia un museo dove è possibile vedere oggetti tipici che fanno parte della vita quotidiana del popolo sami, e conoscere meglio la storia e la cultura di questo popolo; tra gli oggetti esposti in questo museo vi sono anche i prodotti artigianali slöjd appunto, che comprendono due principali categorie di oggetti, quelli facenti parte del cosiddetto slöjd duro, prevalentemente oggetti "maschili" come coltelli e tazze, fatti con corno di renna e molto decorati, e quelli facenti parte del cosiddetto slöjd morbido, oggetti prevalentemente "femminili", tra cui capi di abbigliamento, bracciali, borse e cesti intrecciati con radici di betulla. Ma Jokkmokk è famosa in Svezia anche per un grande evento che si tiene ogni anno il primo martedi di febbraio: il suo mercato. Il mercato di febbraio di Jokkmokk ha una tradizione che va avanti da circa 400 anni, e, oltre ad essere un luogo di commercio e di vendita, è anche un evento culturale, con concerti e mostre; ogni anno questo mercato attira migliaia di sami da tutta la Scandinavia del nord, e migliaia di turisti da tutto il mondo. Per chi volesse approfondire la propria conoscenza del popolo sami, la sua storia e le sue tradizioni, si consiglia di visitare questa pagina, mentre qui è possibile vedere alcuni video relativi a Jokkmokk, tra cui questo video, che riporta immagini del mercato di febbraio; per chi volesse visitare dal vivo il mercato di Jokkmokk, l'unico consiglio che si può dare è quello di coprirsi molto, ma molto bene, dato che in quel periodo a Jokkmokk pare che la temperatura possa scendere anche a -40°.

lunedì 10 ottobre 2011

Il cimitero allegro di Sapanta

Cimitero allegro è un ossimoro che sembra quasi impronunciabile, perché sembra un tentativo inammissibile di prendersi gioco della gravità di quella cosa cosa che gli esseri umani non vorrebbero mai che arrivasse, la morte. Eppure questo ossimoro viene usato per definire un cimitero che esiste sul serio, in Romania, nel distretto di Maramures, a pochi chilometri dal confine con l'Ucraina, nel villaggio di Sapanta, che in realtà si dovrebbe scrivere Săpânţa. Perché questa definizione per il cimitero di Sapanta? Perché sulle tombe si trovano scritte barzellette, frasi divertenti sulla vita del defunto, e piccole poesie scritte in prima persona, come se fosse state scritte dal defunto stesso; perché nel cimitero si cammina in mezzo a croci dipinte con colori vivaci, in particolar modo con un blu caratteristico della zona, chiamato Sapanta blu; ogni croce è diversa dalle altre e su di essa sono dipinte immagini che rappresentanto una caratteristica particolare della personalità o della vita del defunto. Colori vivaci e epitaffi umoristici trasmettono quindi al visitatore del cimitero di Sapanta non tristezza o nostalgia, ma felicità e gioia di vivere. Il tutto deriva dalla tradizione della popolazione che abita e che ha abitato in passato questa regione, tradizione in cui la morte era vista non come la fine di qualcosa di bello, ma come un inizio di qualcosa di bello. Certo, che la morte possa essere considerata un inizio e non una fine è un concetto che ricorre anche in altre tradizioni, ma qui, nel cimitero di Sapanta, questo concetto sembra trovare applicazione pratica. Chi ideò questo cimitero si chiamava Stan Ioan Patras, che mortì nel 1977, 42 anni dopo aver inciso la prima croce del cimitero di Sapanta; chissà cosa suggerì per il suo epitaffio... Per avere un'idea di quello che si può trovare nel cimitero allegro di Sapanta, cliccando qui, e poi sul numero 2 della pagina su cui si atterra, si possono trovare due esempi di testi (in inglese) presenti nel cimitero, e un immagine di una delle croci colorati; altre immagini si possono trovare qui, mentre qui si possono trovare dei video girati nel cimitero.

lunedì 3 ottobre 2011

Il Nemrut Dagi, il distaccamento terreno dell'olimpo in Turchia

Fu pensato da Antioco I re di Commagene nel I secolo a.C., oltre che come suo tumulo personale, anche come una sorta di sede terrena dell'olimpo, dove dovevano venire erette le statue delle divinità che popolavano il mitico posto celeste, ciascuna seduta su un grande trono. E' il Nemrut Dagi, che giace sul Monte Nemrut, alto poco più di 2.000 m. Oggi, di questo grandioso progetto, sono rimasti solo alcuni resti, in quanto terremoti e intemperie naturali hanno provveduto a distruggere tutto il resto. Ma ne vale comunque ancora la pena di fare le circa due ore di cammino, di cui alcune anche molto impegnative, per arrivare, dalla base dove si lasciano i mezzi, alla cima di questo monte. Il Nemrut Dagi era costituito da un tumulo di pietra alto circa 50 metri e con un diametro di circa 150 metri, dove erano situati alcuni altari con le statue di Antioco I e di alcune divinità dell'olimpo; sotto al tumulo vi erano, e vi sono ancora, 3 terrazze, una che dava verso nord, l'altra che dava verso ovest, e l'ultima orientata verso est; la prima era il luogo dove si ritrovavano i pellegrini che raggiungevano il monte provenendo dalle diverse direzioni, e all'ingresso v'erano due statue raffiguranti, rispettivamente, un leone e un'aquila, due animali-simbolo del Regno di Commagene; la seconda ospitava 5 statue alte 9 metri ciascuna, raffiguranti rispettivamente, seduti su un trono, Antioco I, naturalmente, e 4 divinità: Tyche, Marte, Apollo e Zeus; oggi di queste statue sono rimaste alcune teste, posate per terra, vicino ai piedi, in quanto le intemperie naturali e i terremoti hanno decapitato le statue; nella terza terrazza, quella a est, si ritrovano statue simili a quelle della terrazza precedente, ma dislocate in modo diverso; inoltre su questa terrazza, si possono vedere i resti delle 3 scalinate che portavano i pellegrini agli altrari e alle statue poste sopra di essi; in questa terza terrazza le statue si sono conservate meglio, anche se le teste dei personaggi raffigurati sono un po' rovinate; dietro alle basi di queste statue, si può leggere il testo con cui Antioco I incise su pietra la sua volontà di essere sepolto qui; degli altari originali è rimasto solo un vecchio basamento. Insomma, nonostante il passare del tempo abbia rovinato e portato via alcune delle costruzioni del Nemrut Dagi, questo mausoleo colossale rimane ancora un luogo suggestivo, anche per la posizione in cui si trova, motivo per cui spesso si tende a salire all'alba, per vedere lo spettacolo delle statue e della montagna con i colori delle prime luci del giorno. E pensare che del Nemrut Dagi non si sapeva niente fino al 1881, quando fu scoperto da un geologo ottomano, e che i lavori archeologici sul posto iniziarono solo dopo la metà del secolo scorso. Per chi volesse farsi un'idea dello spettacolo offerto dal Nemrut Dagi, queste sono alcune immagini, mentre qui si possono vedere alcuni video girati sul posto.