giovedì 25 giugno 2015

Saint George, la chiesa di legno più alta del mondo

In molti dicono che la chiesa di Saint George, che si trova nella capitale della Guyana, Georgetown, è la chiesa di legno più alta del mondo, con i suoi 43,5 metri di altezza massima. Comunque, se non è la più alta, è sicuramente una delle più alte al mondo tra quelle costruite in legno. La prima pietra di questa chiesa, anzi, il primo pezzo di legno, fu posto nel 1889, e la chiesa fu aperta nel 1992, anche se fu definitivamente finita solo nel 1899. Il primo progetto di questa chiesa prevedeva una chiesa in pietra, ma l'idea fu scartata proprio perché una chiesa cosi sarebbe stata troppo "pesante" e troppo costosa; allora lo stesso architetto che aveva fatto il primo progetto, lo rifece prevedendo una chiesa costruita in legno, la maggior parte del quale fu poi legno preso in Guyana e non importato. La chiesa di Saint George è una chiesa anglicana in stile gotico, ed internamente ha tre navate divise da colonne a archi rampanti; ai lati 2 file di 6 finestre colorate per lato assicurano all'interno della chiesa molta luce e un bel gioco di colori. Per chi volesse iniziare a vedere la chiesa di legno più alta del mondo, o una delle più alte del mondo, queste sono alcune immagini, mentre qui si possono vedere alcuni video girati lì.

mercoledì 24 giugno 2015

Sull'isola di Bioko si difende la biodiversità

Bioko è un isola della Guinea Equatoriale e costituisce la parte più settentrionale di questo paese. Infatti in linea d'aria l'isola è all'altezza del Camerun, il paese che confina a nord con la Guinea Equatoriale, ma essa appartiene a tutti gli effetti a quest'ultimo paese, tanto che ne ospita anche la capitale Malabo. E proprio su quest'isola è nato un progetto interessante per difendere la biodiversità del luogo. Sull'isola infatti sono presenti alcuni animali molto rari, di cui alcuni endemici, la cui sopravvivenza viene messa a repentaglio dai cacciatori abusivi che poi rivendono la carne di questi animali nei mercati di Malabo. Tra gli animali più interessanti presenti sull'isola di Bioko, vi sono alcuni primati tra cui il Mandrillus leucophaeus poensis, che si trova solo qui, il colobo nero, il colobo rosso di Pennant, il cercopiteco dalle orecchie rosse, il cercopiteco coronato, il cercopiteco di Preuss, e il cercopiteco nasobianco maggiore. Ebbene, per difendere queste razze minacciate, è nato un progetto interessante frutto della collaborazione tra l'Universidad Nacional de Guinea Ecuatorial ("UNGE") e la Drexel University di Philadelphia. Il progetto si chiama BBPP (Bioko Biodiversity Protection Program) e ha come obiettivo principale la salvaguardia della biodiversità sull'isola di Bioko. Tale obiettivo lo si cerca di raggiungere attraverso molteplici attività che includono un'attività di censimento annuale dei primati e degli animali minacciati sull'isola, un lavoro di una cinquantina di persone che si impegnano a presidiare le zone più minacciate dalla caccia per prevenire le morti degli animali minacciati, un'attività educativa volta a sottolineare come avere gli animali vivi è più importante che mangiarli una volta morti, sia da un punto di vista dell'equilibrio dell'ecosistema dell'isola, sia da un punto di vista economico, una ricerca continua del mercato clandestino della carne dei primati, e il mantenimento, a Moka, di un centro di ricerca sulla vita selvaggia di questi animali minacciati dove si ospitano i turisti per promuovere un eco-turismo e la conoscenza da parte dei turisti degli scienziati e degli studenti universitari che lavorano al progetto. Per chi volesse conoscere più a fondo questo progetto o volesse visitare il centro di Moka, questo è il sito del progetto.

martedì 23 giugno 2015

Il Parco Nazionale di Varela, un parco da difendere

Varela è una località situata a una cinquantina di km dalla città di Sao Domingos, sulla parte settentrionale della costa della Guinea Bissau, vicino al confine con il Senegal. Questa località è all'interno di un Parco Nazionale, che però è a rischio perché al largo delle coste pare ci sia petrolio e sotto il suolo del parco pare ci siano svariati giacimenti minerari ancora non sfruttati. E subito i cinesi per il petrolio e i russi per i minerali si sono fatti avanti e hanno mostrato il loro interesse a sfruttare queste risorse della Guinea Bissau. Questo vorrebbe dire l'alterazione degli habitat e della rande varietà di ecosistemi presenti in loco, che vanno dalle foreste di mangrovie alle zone paludose, dalla savana alle pinete della costa. E quest'alterazione dell'ambiente avrebbe conseguenze negative sia sugli abitanti del posto che sulla fauna e la flora presenti nel parco. Gli abitanti del posto sono costituiti in prevalenza da un'etnia indigena, quella degli Jola, che pare sia uno dei popoli più antichi della zona. Per questo popolo il rapporto con la natura è fondamentale, dai pesci del mare da cui traggono nutrimento, alle coltivazioni di riso, per loro cibo essenziale, fino alle erbe che loro utilizzano a scopo medico; insomma andare a toccare gli ambienti di Varela significherebbe molto probabilmente incidere negativamente sugli Jola che vivono lì. In secondo luogo lo sfruttamento delle risorse primarie trovate in zona significherebbe un duro colpo a numerosi animali, quali le tartarughe marine, che posano le proprie uova sulle spiagge lungo la costa, o gli ippopotami e le gazzelle della savana, o ancora gli uccelli migratori, che abitano le zone di foresta. Varela è una zona della Guinea Bissau ancora abbastanza incontaminata, anche a causa delle difficoltà che si hanno per raggiungerla: pare ci sia solo un autobus ogni giorno di mattina che parte dalla città di Sao Domingos, ma che parte solo se c'è un certo numero di gente; l'alternativa sono i taxi o l'autostop con le poche macchine che si dirigono in quella direzione. E proprio per questo il Parco Nazionale di Varela va difeso. Per chi volesse avere un'idea di ciò che è il Parco Nazionale di Varela, queste sono alcune immagini del posto.

lunedì 22 giugno 2015

Nel mercato tipico di Solola

Solola è una cittadina del Guatemala che conta circa 80.000 abitanti e che è abitata prevalentemente da discendenti del popolo maya. Nel paese questa cittadina è abbastanza nota per due cose. La prima è la vista mozzafiato che offre sul lago Atitlan e sui vulcani circostanti. La seconda è il suo mercato, che si tiene il martedi e il venerdi di ogni settimana. Si tratta di un mercato locale molto tipico, per niente turistico; nel mercato di Solola non troverete souvenir turistici o oggetti d'artigianato fatti per il popolo dei turisti, ma solo beni utili alle comunità locali, come cibo, bevande, scarpe, oggetti utili per la casa e abiti tradizionali. A questo mercato vengono anche dalle città vicine e un aspetto particolare che potrete notare se visiterete il mercato di Solola è che in esso girano gruppi di donne vestite allo stesso modo; il tipo di abito che indossa un gruppo denota da quale comunità esso proviene. I vari abiti differiscono per i colori e per le trame realizzate con la stoffa. Questo è un aspetto che potrete notare bene guardando uno di questi video.

sabato 20 giugno 2015

I piatti tipici di Grenada

Grenada viene chiamata l'isola delle spezie, per la quantità e la varietà di spezie prodotte, tra cui noce moscata, vaniglia, cannella, ginger, chiodi di garofano, zenzero, zafferano, curcuma e pepe; addirittura le spezie sono cosi importanti che una noce moscata stilizzata è disegnata nella bandiera del paese, a rappresentare tutte le spezie che si possono trovare copiose nell'isola. Preparatevi quindi, se siete nell'isola, a dei piatti molto saporiti. Il piatto più tipico di Grenada è forse l'oil down, uno stufato fatto con gnocchi di farina e carne salata, conditi con frutti dell'albero del pane, cipolle, carote, sedano, curcuma e foglie di taro, il tutto cotto a fuoco lento nel latte di cocco in una pentola che gli abitanti del posto chiamano karhee. Altri piatti tipici di Grenada che si possono considerare primi piatti sono la zuppa di zucca, la zuppa di verdura con granchio, la zuppa di callaloo, fatta con foglie di vegetali quali il taro, l'amaranthus o lo xanthosoma, e il riso con i piselli. Come secondi, tra carne e pesce, prevale ovviamente il pesce; oltre al tanto pesce fresco che si può cucinare in vari modi, v'è lo stufato di pesce e l'aragosta alla creola, un po' piccante. Un piatto molto tipico è la bistecca di tartaruga, mentre le lumache di mare vengono cotte in modi molto diversi, e abitualmente insaporite con molto curry; tra i secondi anche le insalate di fave sono molto caratteristiche. Tra i dolci, si può scegliere tra i gelati a base dei tanti frutti esotici che si trovano nell'isola, le palle di tamarindo, l'uva passa, la kurma e la famosa torta alle spezie; i frutti più presenti sull'isola sono il melograno, onnipresente nei parchi e nei giardini, i cachi, i lazzeruoli, le mele cotogne, i fichi d'India, i bagolari, le sorbe, gli avocadi, le annone cherimole e i kiwi. A livello di bevande, quella più caratteristica è forse il punch al rum aromatizzato alla noce moscata, ma anche i cocktail fatti con i frutti esotici si bevono molto.

venerdì 19 giugno 2015

Nella Wadi Rum, la Valle della Luna

E' proprio un paesaggio lunare quello che attende i visitatori al loro ingresso nella Wadi Rum, una valle prevalentemente sabbiosa situata nella regione meridionale della Giordania, circa 60 km a est della città di Aqaba. La valle merita una visita per diversi motivi. Innanzitutto l'aspetto molto suggestivo del suo paesaggio: una vallata di una sabbia che può prendere diverse tonalità di colore, dal bianco al rosso intenso, interrotta da massicci rocciosi e montagne di cui alcune di formazione sabbiosa e altre di origine granitica; la più alta di queste montagne è il monte Rum, alto 1754 metri; non mancano archi e ponti naturali formati dalle rocce, nonché formazioni rocciose isolate a forma di fungo in mezzo al deserto. Il secondo motivo che vale una visita nella Wadi Rum sono i suoi petroglifi, decine di migliaia di incisioni e pitture rupestri risalenti al IV secolo a.c. e sparse un po' in tutta la valle, anche se se ne possono trovare in maggior numero nella località Canyon Ghaz'ali. Terza ragione per visitare la Valle della Luna è costituita dalla fauna e dalla flora, ricche di specie rare ed endemiche. Per quanto riguarda la fauna, qui si possono incontrare la rara volpe rossa, il gatto delle sabbie e l'orice, un'antilope che vive prevalentemente nel deserto. Per quanto riguarda la flora, diverse le specie preziose che si possono incontrare in questa valle; su tutte quella degli anemoni rossi, fiore nazionale della Giordania. Da ultimo, gli abitanti della valle, i beduini, che sono ancora in gran parte nomadi e vestono in maniera tradizionale, e si spostano soprattutto d'estate nella valle pascolando i loro cammelli e le loro capre, da cui prendono anche il latte per nutrirsi e la lana per i loro vestiti. Dal 1998 Wadi Rum è un'area protetta attraverso un progetto interessante, che vede un gruppo di abitanti del posto in prima linea a difendere gli habitat e gli ecosistemi della valle. Per chi volesse intanto prendere familiarità con la Valle della Luna, queste sono alcune immagini, mentre questi sono alcuni video girati lì.

A vedere gli squali balena a Gibuti

Lo squalo balena sembra essere il pesce più grande esistente al mondo, e a Gibuti, questo piccolo stato africano schiacciato tra Eritrea, Somalia e Etiopia, ci sono diversi posti dove è possibile avvistare numerosi squali balena; tra questi la baia di Ghoubbet e il golfo di Tadjoura, dove questo tipo di pesce è stanziale tra i mesi di ottobre e gennaio. Questi pesci sono veramente enormi, possono arrivare a essere lunghi anche più di 15 metri, e possono arrivare a pesare una ventina di tonnellate; essi sono caratterizzati da una pinna dorsale lievemente falciforme e da una pinna caudale con il lobo superiore maggiormente sviluppato; il colore è chiaro nella parte ventrale, mentre nella parte dorsale il colore è blu-verde con un livrea abbastanza omogenea a macchie bianche; un'altra caratteristica degli squali balena è la loro longevità: pare che possano raggiungere anche i cent'anni di età. Nonostante le sue dimensioni questo pesce è abbastanza innocuo per gli uomini ed è anche possibile fare snorkelling tra di loro e stare loro vicini senza temere alcunché; basta utilizzare pochi piccoli accorgimenti, come quello di non toccarli, di non usargli contro il flash, di non tuffarsi mai davanti ad essi, ma sempre di lato, e di non fare movimenti bruschi che possano impaurirli; questi pesci si nutrono prevalentemente di plancton, di piccoli pesci azzurri, calamari e gamberetti, e l'apertura dell'enorme bocca verso la superficie per nutrirsi è uno degli spettacoli più suggestivi che regala questo animale. Per iniziare a vedere un po' di squali balena di Gibuti, queste sono alcune immagini mentre qui li si può ammirare in alcuni video.

mercoledì 17 giugno 2015

Winnifred Beach, la spiaggia libera e pubblica dei giamaicani

Winnifred Beach è una delle poche, se non l'unica, spiagge libere e pubbliche della Giamaica. Nonostante i ripetuti tentativi del governo giamaicano di privatizzarla per farne un resort esclusivo, un gruppo di indigeni del posto insieme a qualche straniero appassionato di questa spiaggia ancora resiste e difende questo bene comune cosi particolare. A Winnifred Beach, se ci ci andrete, troverete infatti soprattutto giamaicani, che vengono qui a passare il loro week-end, a vendere il cibo nei loro chioschetti, a vendere alcuni loro prodotti di gioielleria o artigianato, a fare delle gite con l'asino, magari anche solo a gustarsi la vicinanza con il mare sotto uno dei numerosi alberi che offrono tanta ombra e tanto fresco sotto il sole cocente, a fare pic-nic in allegra compagnia o a giocare a cricket. Questa spiaggia cosi particolare, con tanto di bagno e cabina per il cambio rigorosamente gratuiti e pubblici, si trova a Portland, tra la Blue Lagoon e la Boston Bay e per arrivarci c'è una strada non segnalata il cui manto diventa sempre più sconnesso man mano che ci si avvicina alla spiaggia. Essendo una spiaggia frequentata prevalentemente da locali, ovviamente se la si visita durante i giorni della settimana, si troverà pochissima gente, ma se la visitate nel week-end allora preparatevi ad uno spettacolo tipico pieno di gente e attività. Spettacolo che non finisce sulla riva, ma che continua anche nel mare, a chi volesse fare dello snorkelling, grazie a una barriera corallina posta a poca distanza dalla riva. Questa spiaggia ha anche un suo sito, questo, che è un po' il punto di raccolta virtuale di tutti coloro che difendono la gratuità della spiaggia, mentre queste sono alcune immagini del posto e questi sono alcuni video girati lì.

martedì 16 giugno 2015

Il castello di São Jorge da Mina a Elmina, per non dimenticare la tratta degli schiavi

Numerosi sulla costa occidentale del continente africano sono i luoghi-monumento che ricordano la tratta degli schiavi transatlantica condotta dalle potenze coloniali europee dal XVII al XIX secolo d.c. Uno di questi è il castello di São Jorge da Mina a Elmina, in Ghana. Una sua particolarità è di essere il più antico edificio costruito dagli europei al di sotto del Sahara come primo snodo commerciale per i traffici tra l'Africa e gli altri continenti. Ma è importante conoscere cosa c'era prima di questo castello e prima dell'arrivo degli europei. Il luogo era abitato da una popolazione che si chiamava fante e che era organizzata in una ventina di stati indipendenti. Nonostante alcune rivalità tra questi stati, essi vivevano relativamente in pace tra loro e la loro economia era basata sugli scambi d'oro e di altri metalli meno preziosi, e sul commercio di prodotti artistici e di prodotti agricoli, sia tra di loro sia con l'impero sudanese più a nord sia con le tribù della parte interna del Paese. Poi arrivarono i portoghesi, nel 1471, attirati dalle storie che raccontavano di terre ricche di oro e di avorio, nonché di terre fertili per l'agricoltura. E cosi cominciò il commercio d'oro nella zona di Elmina, tra gli stati dei fante e i portoghesi. Per proteggere questo commercio fu costruito proprio il castello di São Jorge, per costruire il quale i portoghesi fecero arrivare tutto il materiale con 12 navi. Già la costruzione del castello fu un primo colpo alla presenza dei Fante, in quanto essa comportò la distruzione di alcune case degli abitanti del posto, e solo con un risarcimento economico i portoghesi ottennero il via libera alla demolizione delle case e alla costruzione del castello. Inoltre si doveva distruggere anche una roccia che era considerata sacra per gli abitanti del posto perché ritenuto dimora della divinità, cosa che fu fatta senza neanche una ricompensa economica, il che provocò una sommossa degli abitanti locali che costò la vita a decine di portoghesi. I portoghesi, in tutta risposta, bruciarono il villaggio sede dell'insurrezione e continuarono la costruzione del castello che avvenne nel giro di pochi mesi. Conseguentemente i portoghesi costrinsero i locali a commerciare oro solo con loro, andando a stravolgere gli equilibri economici tra le tribù della costa e quelle dell'interno, abituate a fare affari tra di loro. In questo modo i portoghesi ottennero pian piano il monopolio del commercio dell'oro. Si può cosi vedere, leggendo questa storia, come dal 1471 in poi, da parte dei portoghesi vi fu un susseguirsi di mancanze di rispetto e di violenze nei confronti delle comunità locali e di stravolgimenti degli equilibri socio-econonomici tra le comunità del posto; il tutto sfociò poi, dal XVII secolo d.c. nella tratta degli schiavi. Questi ultimi venivano rapiti tra le tribù dell'interno da abitanti locali della costa che poi li vendevano ai portoghesi in cambio di altri beni come tessuti e cavalli. Tribù che prima commerciavano pacificamente divennero cosi le une la disgrazia per le altre. Gli schiavi venduti venivano trattenuti e maltrattati nel castello di São Jorge prima di uscire dalla cosiddetta, e maledetta, porta di non ritorno, per imbarcarsi e andare in Brasile o nelle altre colonie portoghesi. Gli schiavi venivano messi a decine e centinaia in piccole celle buie e umide, il cibo veniva razionato per rendere gli schiavi deboli e incapaci di scappare, e gli schiavi che morivano di stenti o di malattia venivano gettati in mare; le donne rischiavano di subire abusi sessuali da parte del governatore di Elmina, che, ogni giorno, dal balcone della sua residenza, guardando le schiave passeggiare nel cortile interno durante i pochi momenti d'aria concessi, ne sceglieva una per soddisfare le proprie voglie. Insomma, per questi schiavi, già l'esperienza nel castello di São Jorge era atroce, prima ancora di andare verso l'atroce destino della schiavitù permanente. Oggi il castello è un museo, perché visitandolo, ogni persona non dimentichi quanto successo e sappia riconoscere i nuovi meccanismi di schiavitù che anche oggi vigono in alcune parti del mondo, nel continente africano, ma non solo. Intanto, per chi volesse incominciare a vedere il castello, queste sono alcune immagini del castello, mentre questi sono alcuni video girati lì.

lunedì 15 giugno 2015

Le grotte di Prometeo, dove la roccia dà spettacolo

Nella regione di Imereti, in Georgia, c'è un luogo legato alla mitologia che è particolarmente suggestivo. Sono le grotte di Prometeo, chiamate cosi perché giacciono all'ombra della montagna di Khvalmi, dove si dice venne incatenato Prometeo. Le grotte sono un susseguirsi di ambienti ricchi di stalagtiti, stalagmiti, laghetti, fiumi sotterranei, formazione calcaree a cascata e formazioni rocciose di forme particolari, come quella che si incontra nella prima grotta e che ricorda il corpo di una donna. In tutto sono 16 grotte, percorribili a piedi per oltre 1 km con un ultimo tratto di circa 300 metri che si può fare in barca per riuscire all'aperto. Queste grotte sono caratterizzate anche da due accorgimenti particolari: in tutte il visitatore è accompagnato da brani di musica classica e in alcune le formazioni calcaree più particolari sono illuminate con colori diversi, rendendo molto luminose e vivaci grotte che altrimenti sarebbero molto scure a causa delle sue fitte formazioni rocciose. Per chi volesse visitare le grotte di Prometeo, da Tbilisi si deve prendere un autobus o un treno che porta a Kutaisi, da lì prendere un minibus che porta a Tskhatubo, località dalla quale si può arrivare alle grotte con un taxi. Intanto per farsi un'ìdea di queste grotte, è possibile vedere queste immagini e questi video.

sabato 13 giugno 2015

I piatti tipici del Gambia

La cucina del Gambia è ricca soprattutto di riso, verdure, pesce e spezie. Partiamo da un piatto originario proprio di questo paese, anche se si cucina anche in Senegal, il benachin, detto anche riso jolof; il benachin è un piatto di riso rosso che può essere sia di pesce che di carne, di pollo o di manzo, e che è basato su riso, pomodori, cipolle e peperoni, a cui si possono aggiungere altre verdure come le carote, la zucca, le melanzane e il cavolo; a condire il tutto anche sale, una foglia d'alloro, un po' di pepe di Cayenna, pepe e pepe nero. Poi passiamo a 2 stufati, lo stufato di verdure e lo stufato di arachidi, prodotte in grandi quantità in questo paese. Lo stufato di verdure è un piatto dove le verdure, a seconda dei loro diversi tempi di cottura, vengono aggiunte successivamente una dopo l'altra in un olio con cipolla soffritta e peperoncino; tra le verdure più utilizzate in questo stufato vi sono le patate, le rape, le carote, la zucca e il cavolo; questo stufato di verdure, chiamato mafé, viene solitamente servito con un contorno di riso. Per quanto riguarda invece lo stufato di arachidi, che in lingua locale viene chiamato domoda, esso è un piatto con alla base appunto la pasta d'arachidi, a cui si aggiungono pezzi di carne di pollo, pomodori, cipolle, zucca e riso, con sale, pepe e pepe nero come condimento; anche questo stufato suole essere servito con un contorno di riso lesso o di cous-cous. Un piatto invece di pesce molto cucinato è lo chew 'i' kong, caratterizzato da del pescegatto affumicato, cucinato con cipolle, pasta di pomodoro, foglie di alloro e peperoncino; il tutto poi può essere condito anche con carote, manioca e cavoli; anche questo piatto di solito si serve con riso bollito di contorno. La soupa canja invece è un piatto dove carne, di manzo, e pesce, affumicato, vengono cucinati insieme; il pesce viene fatto bollire con lime e sale nell'olio di palma, mentre la carne viene fatta bollire a parte prima di essere aggiunta al pesce; il tutto viene condito con okra, pepe di Cayenna, sale e pepe. L'Ollehleh è invece un piatto di fagioli, conditi nell'olio di palma con cipolle, sale e pepe di Cayenna. Due piatti invece solo di carne sono l'afra e il chere. L'afra è un piatto di carne di montone, cotto con cipolle, dadi, sale e peperoncino piccante, e talvolta servito con patate, insalata e pane. Il chere è invece un piatto di pollo, cucinato con pasta di pomodoro, cipolle, peperoni, patate dolci, cavoli, zucca e foglie d'alloro.

venerdì 12 giugno 2015

Le Projet Gorille Fernan-Vaz, per salvare i gorilla orfani

Sembra che in Gabon vivano l'80% dei gorilla dell'intero continente africano. E in questo Paese dove i gorilla sono cosi numerosi, c'è un'associazione non governativa che mira a curare a salvare i gorilla rimasti orfani, o per motivi naturali o per interventi violenti dell'uomo come la caccia, per poi reintrodurli in gruppo nella foresta, loro habitat naturale. Si chiama Le Projet Gorille Fernan-Vaz e ha un campo base a Mpando, un centro di riabilitazione sull'isola di Oriquet, a 300 metri circa dal campo base, e un cosiddetto santuario dei gorilla sull'isola di Evengue-Ezango, a una decina di minuti da Oriquet e a 12 km a sud della città di Ombouè. Ma in che cosa consiste nella precisione l'attività di quest'associazione? Nel santuario essa protegge i gorilla rimasti orfani che, per l'età o per altri motivi, non sono riusciti ancora o non riusciranno mai a ritornare a vivere in gruppo nella foresta selvaggia, mentre nel centro di riabilitazione essa prende in cura i gorilla orfani più giovani attraverso un'operazione in 5 fasi: prima è previsto un periodo in cui i gorilla sono messi in quarantena per una verifica delle loro condizioni di salute, poi i gorilla vivono un certo periodo in una foresta "protetta", per riabituarli alla vita della foresta; dopo qualche settimana o mese di vita nella foresta "protetta", ogni giovane gorilla inizia la sua fase di relazioni sociali con altri gorilla, in quanto i gorilla non possono vivere una vita di foresta se non in gruppo; la quarta fase prevede proprio il ritorno in una foresta "protetta" di tutto il gruppo di gorilla che si sono relazionati assieme, e da ultimo, l'obiettivo finale di tutto questo lavoro, è di poter reintrodurre nella foresta "reale" fuori dal centro il gruppo di gorilla curati. Oltre a questa attività di cura nei confronti dei gorilla, l'associazione organizza anche azioni educative nei confronti delle popolazioni dei villaggi vicini, partendo dalle scuole, per sensibilizzare gli abitanti del posto su come ogni azione violenta sui gorilla, inclusa la caccia, o sull'ecosistema in cui vivono, costituisce un grosso pericolo per la sopravvivenza di questi animali; inoltre le comunità vengono sensibilizzate su come essi possano contribuire alla salvaguardia dei gorilla e dell'ecosistema che li circonda, e su come il rispetto dell'ecosistema in cui vivono non faccia bene solo ai gorilla, ma anche a loro stessi. Per chi volesse visitare il centro, c'è la possibilità di farlo, rigorosamente su prenotazione tramite strutture esterne all'associazione, che non organizza da sè alcuna attività turistica, ma sapendo che si tratta di gorilla che non sono abituati alla presenza di esseri umani, non vivendo in foresta come gli altri. Per chi volesse conoscere più da vicino Le Projet Gorille Fernan-Vaz e le loro attività, questo è il sito dell'associazione, queste sono alcune immagini relative al loro centro, mentre qui è possibile vedere alcuni video girati sul posto.

giovedì 11 giugno 2015

Il Poseidon Undersea Resort, il resort con le suite sott'acqua

In questo nostro strano mondo, c'è uno hotel molto, ma molto particolare. Perché? Perché le sue suite sono tutte sott'acqua. Si chiama Poseidon Undersea Resort, ed è un hotel a 5 stelle con 25 suite pressurizzate grandi una cinquantina di metri quadri e composte da pareti di materiale acrilico trasparente, che permettono agli ospiti di ammirare il fondale sottomarino circostante, con un sistema di ascensori che consentono agli ospiti di risalire in superficie in qualsiasi momento essi lo vogliano. Questo particolare resort si trova in un'isola privata delle isole Fiji, la Poseidon's Mysterious Island, e sott'acqua non ci sono solo le suite, ma anche un centro benessere, il bar, il ristorante, una biblioteca, una cappella per celebrare matrimoni al di fuori del comune, una boutique, un teatro e una sala conferenza per chi dovesse o volesse lavorare in questo ambiente suggestivo. L'hotel poi organizza diverse attività ricreative per i propri ospiti, tra cui ovviamente delle escursioni subacquee per andare a vedere più da vicino le bellezze del fondale marino, tra cui la barriera corallina posta a pochi km dal resort, una scuola di scuba diving, visite con guida alle grotte sottomarine lì vicine, la possibilità di guidare un piccolo sottomarino a 3 posti con guida, e anche lezioni di biologia per far conoscere più a fondo l'ecosistema in cui l'hotel è immerso; e a proposito di ecosistema, c'è da dire che l'hotel non poggia direttamente sul fondale marino, ma è sopraelevato, per non ostacolare le vita di flora e fauna marine del posto; ma nonostante questo piccolo particolare ci si può chiedere come una costruzione siffatta possa in qualche modo non disturbare pesci e flora del luogo, date le sue dimensioni. Per chi volesse provare l'esperienza di pernottare al Poseidon Undersea Resort, c'è da dire che il resort sembra non essere ancora completamente finito, e sembra che ci siano già più di 150.000 persone in lista d'attesa che hanno già prenotato una suite; in ogni caso, questo è il sito del resort dove raccogliere tutte le informazioni utili, queste sono alcune immagini del posto e qui è possibile vedere alcuni video girati lì.. Ah, dimenticavo, il prezzo sembra essere intorno ai 30.000 dollari a settimana per una coppia. Auguri.

mercoledì 10 giugno 2015

Porvoo, la città dalle mille sorprese

Porvoo è una piccola cittadina della Finlandia, situata nel sud del Paese a circa 50 km da Helsinki, nella regione dell'Uusimaa. E' la seconda città più antica della Finlandia e ospita uno dei 7 borghi medievali del Paese. Porvoo riserva ai visitatori tante piccole sorprese, ma l'attrazione principale sono i magazzini di legno dei pescatori pitturati con un color rosso ocra sul lungofiume della parte vecchia della città, detta Vanha Porvoo. Per fotografarli tutti uno in fila all'altro bisogna andare dall'altra parte del fiume attraversando un piccolo ponticello e si potrà godere, in inverno, lo spettacolo di questi magazzini colorati ricoperti e circondati dalla neve, mentre d'estate lo spettacolo del riflesso del loro color rosso che si proietta nel fiume antistante ai magazzini. Ma Porvoo non è solo i magazzini colorati del lungofiume, è anche tante altre piccole sorprese. Innanzitutto tutta la parte vecchia della città è una bella sorpresa, con le sue viuzze strette e ciottolate e con le sue abitazioni caratteristiche. Un'altra sorpresa che regala Porvoo è costuita dai dolci; Porvoo è nota in Finlandia soprattutto per il cioccolato e per il tortino di Runeberg, dolce dedicato al poeta e scrittore del XIX secolo Johan Ludwig Runeberg, che tra l'altro ha composto anche l'inno nazionale finlandese; per quanto riguarda il primo vi sono due fabbriche di cioccolato in Porvoo, di cui una, chiamata Pieni Suklatehdas, che vuol dire Piccola fabbrica di cioccolato, offre ai visitatori oltre 60 varietà di cioccolato, tra cui quella molto famosa in Finlandia alla liquirizia salata, salmiakki in finlandese, e l'altra, chiamata Brunberg chocolate factory shop che è rinomata in tutta la Finlandia per i suoi bon bon al cioccolato; per quanto riguarda invece il tortino di Runeberg, Porvoo è l'unica città che lo offre tutto l'anno nelle pasticcerie e nei bar del suo centro storico, mentre nel resto della Finlandia questo dolce lo si può trovare solo nei mesi di gennaio e febbraio. Ah, il tortino si riconosce dalla sua forma sferica e dallo strato di marmellata di lampone che ne decora la parte superficiale. Rimanendo in cucina, anche le lumache di Porvoo sono note in tutta la Finlandia, per chi amasse questo genere di piatto. Dolci e lumache a parte, Porvoo poi è nota per la sua cattedrale a stile gotico del XVsecolo d.c. e per il museo di bambole e giocattoli più grande di Finlandia. Per chi volesse avere un assaggio di Porvoo, queste sono alcune immagini del posto, mentre qui è possibile vedere dei video girati lì.

martedì 9 giugno 2015

La valle dei sicomori a Segheneyti

Il sicomoro è uno dei simboli dell'Eritrea, e come in Libano c'è la valle dei cedri, simbolo di quel paese, anche in Eritrea c'è una valle dei sicomori. Si trova all'altezza di Segheneyti, una piccola città del sud dell'Eritrea situata lungo la strada che porta da Asmara a Senafè. In questa valle vi sono centinaia, se non migliaia di sicomori, alcuni dei quali vecchi anche più di 300 anni. Sotto le sue ampie fronde, gli abitanti dei villaggi vicini si ritrovano per discutere, celebrare delle feste o dei riti, al riparo dal caldo sole tropicale. E' proprio questa una delle caratteristiche del sicomoro, nome scientifico Ficus sycomorus, quella di avere un tronco abbastanza basso, da cui si dipartono quasi subito i rami, alcuni dei quali sono veramente a due passi da terra; per questo i sicomori formano una sorta di grande ombrellone naturale sotto cui ripararsi dal caldo, e per questo essi venivano piantati spesso ai margini delle strade. Oltre ad essere piuttosto basso, il tronco del sicomoro è anche robusto e ampio, con una circonferenza che può toccare anche i 10 metri. Sui lunghi rami, il fogliame è bello folto, cosi da fare una bella ombra e da costituire un bel riparo dal sole. Alcuni di questi sicomori sembra arrivino anche a un'altezza di 40 metri. A circondare la valle dei sicomori a Segheneyti vi sono catene montuose su cui d'inverno, all'alba, è possibile vedere un'intensa foschia dovuta all'evaporazione e alla successiva condensazione dell'acqua del vicino Oceano Indiano.

lunedì 8 giugno 2015

Le chiese nella roccia di Lalibela

Nel centro dell'Etiopia c'è una cittadina piuttosto piccola dove vi sono ben 11 chiese. Ma non è il numero delle chiese a rendere interessante quel luogo, bensì il fatto che esse siano state costruite tutte nella roccia, scavando nella roccia dal pianoterra. Questa cittadina si chiama Lalibela e deve il suo nome alla figura leggendaria che si narra volle la costruzione di queste chiese. La leggenda racconta che Lalibela da bambino era stato avvolto da uno sciame di api, e che per questo gli era stato dato il nome Lalibela, che nella lingua locale significa le api riconoscono la sovranità; il re fu poi avvelenato, ma sopravvisse al tentato omicidio e quando si risvegliò dal coma, volle costruire 11 chiese nella roccia cosi come diceva di averle viste durante il coma. Nella realtà storica le chiese di Lalibela iniziarono ad essere costruite nel XII secolo d.c. dal re Gadla, che, quando la vera Gerusalmente era caduta in mano ai musulmani, volle costruire una sorta di Gerusalemme d'Etiopia, per dare a tutti i cristiani la possibilità di una meta di pellegrinaggio alternativa a Gerusalemme. Per questo le chiese di questo complesso di Lalibela, chiamate bet, che nella lingua locale significa casa ma anche tempio, richiamano le chiese dei luoghi santi di Gerusalemme e sono separate in due blocchi da un canale artificiale che dovrebbe richiamare il fiume Giordano. A nord di questo canale sono situate 7 delle 11 chiese presenti: la bet medhame alem, la casa del redentore del mondo, la più grande e la più alta che esista al mondo realizzata con una sola pietra; la bet Maryam, la casa di Maria, chiesa rettangolare a 3 navate e l'unica ad avere al suo interno dipinti e affreschi; la bet danaghel - la casa delle vergini martiri; la bet debre sina, anche detta bet mika'el,  la casa del monte Sinai, la bet golgotha - la casa del golgota, interdetta alle donne; la bet giorgis - la casa di san Giorgio, nota per la sua forma a croce greca; e la cappella sellassié, cappella della trinità, luogo sacro che una volta era accessibile solo all'imperatore d'Etiopia, e che ora è sorvegliato da monaci che ne impediscono l'accesso, che contiene la Tomba di Adamo, e in cui è sepolto il fondatore di Lalibela, accanto, dice la leggenda, al sepolcro di Cristo. A a sud del canale artificiale vi sono le altre 4 chiese: la bet amanuel, la casa di Emanuele, posta su un podio a 12 metri di profondità; la bet Abba Libanos, la casa di Abba Libanos; la bet Merkorios, la casa di San Mercurio; e la bet gabrie-rufa'el, la casa degli Arcangeli. In pratica ognuna di questa chiese in principio era un grande massiccio roccioso, che poi è stato lavorato all'esterno, per dare un forma peculiare e specifica ad ognuna, e poi scalpellinato all'interno, per costruire navate, pilastri, archi e finestre. Le chiese sono collegate da tunnel e trincee anch'essi scavati nella roccia. Per avere un'idea di cosa siano le 11 chiese di Lalibela, è possibile vedere queste immagini e questi video.

domenica 7 giugno 2015

A Otepää la maratona di saune più grande al mondo

In Estonia, c'è un posto, Otepää, considerata come la capitale invernale del Paese, dove vi sono molte saune. Da qui un'idea piuttosto originale: fare una maratona di saune, dove l'obiettivo dei partecipanti è fare la sauna in più posti possibili nel minor tempo possibile. L'idea ha avuto cosi successo che ad oggi quella di Otepää è considerata la maratona di saune più grande al mondo. Molti sono ovviamente i partecipanti estoni, ma molti anche quelli che vengono dall'estero per fare questa esperienza. Ma come funziona la maratona di saune di Otepää? A inizio competizione a ogni singolo partecipante o a ogni gruppo di partecipanti viene data una mappa con tutte le saune del posto e una guida con le regole della gara. Una volta partiti, quando si raggiunge una sauna, i partecipanti devono dare, prima di entrare, la propria scheda di partecipazione al proprietario della sauna, che, alla fine della permanenza, attesta con un segno sulla scheda l'avvenuta seduta nella sua sauna. Ogni partecipante deve rimanere in una singola sauna almeno per tre minuti, e durante il percorso ci sono anche dei bonus che si ottengono, per esempio, immergendosi in acqua ghiacciata dopo aver fatto la sauna. Alla fine della gara, i partecipanti possono anche dare un loro giudizio sulle saune trovate lungo il percorso andando cosi ad eleggere la sauna migliore dell'anno. Per avere un'idea di cos'è la maratona delle saune di Otepää e dell'ambiente invernale in cui si svolge, è possibile guardare queste immagini o vedere questi video.

sabato 6 giugno 2015

Il Parco Archeologico di Al Hili

Anche un paese che sembra tutto proiettato verso il futuro, talvolta un futuro che ha poca memoria del passato, come lo sono gli Emirati Arabi Uniti, offre ai visitatori dei luoghi dove il passato continua imperterrito a parlare e a portare le sue testimonianze. Uno di questi luoghi è il Parco Archeologico di Al Hili, un villaggio che si trova circa 12 km a nord della città di Al Ain. In questo sito archeologico sono state trovate torri, tombe e case che parlano di insediamenti umani risalenti al III millennio a.c., più precisamente, come si direbbe lì, al periodo di Umm Al Nar, compreso tra il 2700 e il 2000 a.c. Le torri circolari ritrovate nel sito probabilmente furono pensate come delle roccaforti di difesa, sempre costruite intorno a un pozzo e con diversi locali posti tra il centro delle torri e le loro pareti esterne; queste torri sono simili agli attuali forti di Al Ain, che furono costruiti nel XVI secolo d.c., e ciò dimostra come lo stile architettonico di questi ultimi sia nato proprio più di 3000 anni fa, ad Al Hili. Il fatto che dentro le torri siano stati ritrovati dei vasi e delle ceramiche, induce a pensare che le torri fossero state costruite a difesa delle rotte commerciali della zona e che in zona vi fosse anche un'importante industria del rame, che probabilmente era una delle fonti di reddito principale per gli abitanti della zona. I manufatti trovati all'interno delle torri hanno dato anche indicazioni sulle abitudini agricole e sul livello di sviluppo raggiunto dalla tecnica delle popolazioni del luogo; nel sito è per esempio stato ritrovato anche il più antico sistema di irrigazione degli Emirati Arabi Uniti, chiamato nella lingua del posto falaj, ed esso dimostra già un livello di ingegneria abbastanza evoluto, pari forse a quello conseguito nel medesimo periodo in Mesopotamia. Per quanto riguarda invece le tombe ritrovate ad Al Hili, date le loro dimensioni e le loro strutture, si pensa siano state usate per sepolture collettive nel corso dei secoli, e i corredi funerari trovati al loro interno forniscono preziose testimonianze della vita nell'oasi. La più grande di queste tombe di pietra ritrovate in Al Hili è alta 2,5 metri, ha un diametro di 8 metri, e al suo interno ha 6 camere; anch'essa risale al periodo di Umm Al Nar; e nei due ingressi riporta delle incisioni raffiguranti esseri umani e antilopi orici. Per chi volesse iniziare a farsi un'idea del Parco Archeologico di Al Hili, queste sono alcune immagini del posto, mentre qui si possono vedere dei video girati lì.

venerdì 5 giugno 2015

Passeggiando tra i mercati di Cheren

Cheren, detta anche Keren, è la terza città dell'Eritrea, per dimensioni e abitanti, con i suoi circa 85.000 cittadini. Giace su un altopiano circondato dalla catena dei monti Sahel. Una delle aree più caratteristiche di questa città eritrea è il centro storico con i suoi numerosi mercati. Ci sono mercati più "locali" e tipici, come il mercato dei cammelli e il mercato dei bovini e degli ovini, dove i proprietari contrattano in continuazione e decantano le lodi dei loro animali, e dove è quasi difficile muoversi dovendocisi districare a fatica tra le mandrie in vendita; e poi ci sono i mercati più comuni, che sono i mercati coperti della frutta e della verdura, dei cereali, degli oggetti per la casa, dei cesti di ogni tipo, delle stoffe, degli oggetti di argenteria, particolarmente apprezzati in tutto il paese, tanto che Cheren è considerata nel Paese la capitale dell'argento. Tutti questi mercati sono collegati da viuzze strette, colonnati e bassi portici che rendono tutto l'ambiente di questo centro cittadino molto caratteristico e suggestivo. Per farsi un'idea di cosa sono i mercati del centro di Cheren, queste sono alcune immagini del posto.

giovedì 4 giugno 2015

Il Parco Archeologico di Casa Blanca con i resti di un antico insediamento Maya

Nella parte orientale della città di Chalchuapa, in El Salvador, si trova il Parco Archeologico di Casa Blanca, un sito che ospita 3 piramidi, di cui due sono state restaurate, e 3 edifici minori di un vecchio insediamento Maya, che durò dal 500 a.c. al 900 d.c., anche se i resti trovati nel sito dimostrano la presenza di insediamenti umani anche precedenti al 500 a.c., alcuni addirittura risalenti a 5000 anni fa. Il parco ha anche un museo con 5 stanze che ospitano tutti i resti minori trovati in questo sito archeologico; tra questi l'unica stele a oggi conosciuta con delle scritte Maya, che è purtroppo solo un frammento di una scultura più grande, un Usulután Izalco, un tipo di contenitore in ceramica con delle decorazioni a linee quasi parallele tipico del tardo periodo preclassico, un Lolotique, una brocca tipica sempre del periodo preclassico, e due contenitori probabilmente fatti per le offerte da mettere nelle sepolture: un Tohil Plumbate, risalente al periodo post-classico, e un Chinautla Polychrome, colorato prevalentemente di rosso, che fu costruito dai Poqomam, un gruppo Maya che viveva in questa zona poco prima dell'arrivo degli Spagnoli. Un'altra attrazione del Parco Archeologico di Casa Blanca è la finestra archeologica, una scavo quasi quadrangolare, dove sulle superifici si possono vedere gli strati delle diverse epoche vissute nella zona; tra questi strati, spicca quello bianco di cenere vulcanica dovuto all'eruzione del vulcano Ilopango nel V secolo d.c. Per visitare il parco c'è un sentiero ben segnato che conduce il visitatore a tutti i resti principali del sito e alle altre strutture che lo compongono, come il museo. Per chi volesse iniziare a farsi a un'idea di quello che si può vedere nel Parco Archeologico di Casa Blanca, queste sono alcune immagini del posto, mentre qui è possibile vedere alcuni video girati lì.

mercoledì 3 giugno 2015

Heracleion, la città sommersa

Fino al 2001 di lei non si sapeva niente, se non il fatto che fosse esistita, grazie alle testimonianze di storici antichi come Erodoto. Ma in quell'anno, un gruppo di archeologi subacquei guidati dal francese Franck Goddio, che era lì per cercare la nave da guerra con cui Napoleone affrontò il generale Nelson nella battaglia del Nilo del 1798, fece la grande scoperta: i resti di un'intera città apparvero davanti alle loro maschere da sub. Era la città di Heracleion, detta anche Thonis, situata nel delta del Nilo, nella baia di Abukir, a circa 2,5 km dalla costa. Secondo fonti greche la città nacque nel XII sec a.c., da qui sarebbero passati anche Paride ed Elena durante la loro fuga da Menelao, prima dell'inizio della guerra di Troia, ed Eracle stesso avrebbe visitato la città. Numerosi sono stati i resti trovati in quella spedizione del 2001. Tra di essi, una copia di una stele, detta stele di Neucratis, dove è scritto che un decimo delle tasse d'importazione delle merci giunte a Heracleion spettava al santuario di Neith a Sais; una statua enorme di un faraone non ben identificato; una cappella monolitica risalente al periodo tolemaico; statue molto grandi della divinità Iside e del dio Hapi; oltre a queste statue più grandi sono state ritrovate anche centinaia di statue più piccole di altre divinità egizie; inoltre sono stati scoperti anche decine di sarcofagi contenenti i corpi mummificati di animali probabilmente sacrificati al dio Amon, e poi molti amuleti e oggetti sacri raffiguranti divinità come Iside, Osiride e Horus; sono state poi ritrovate 64 navi con 700 ancore; monete d'oro e di piombo, pesi di bronzo e di pietra provenienti da Atene, utilizzati per misurare il valore dei beni e calcolarne le tasse dovute. Tutti questi resti, le testimonianze storiche di cui si è in possesso, e la sua posizione strategica sul delta del Nilo, dimostrano come Heracleion fosse un ricco avamposto commerciale nel Mediterraneo, forse il più importante d'Egitto, con canali che facilitavano il passaggio delle navi dal Nilo al Mediterraneo. Heracleion prosperò probabilmente soprattutto tra il VI e il IV secolo a.c., per poi perdere d'importanza verso il III secolo a.c. a vantaggio di Alessandria, che nel 312 divenne la capitale d'Egitto. Tutto questo era Heracleion, prima che, circa 1500 anni fa, essa fu sommersa completamente dalle acque a causa probabilmente di terremoti ed inondazioni. Per chi volesse avere un'idea di quello che s'è trovato della vecchia Heracleion, queste sono alcune immagini e questi alcuni video dove è possibile vedere i resti ritrovati sott'acqua.

martedì 2 giugno 2015

Fare birdwatching all'isola Genovesa

Citare le Galapagos fa venire inevitabilmente alla mente il nome di Charles Darwin e la varietà delle specie che contribuì all'elaborazione delle sue teorie evoluzionistiche. E c'è un'isola, in questo arcipelago, in cui questa varietà riguarda soprattutto gli uccelli. E' l'isola Genovesa, detta anche isola Torre, un'isola di origine vulcanica situata nella parte più orientale dell'arcipelago delle Galapagos. Quest'isola ha una forma particolare, a ferro di cavallo, e questo è dovuto al fatto che una delle pendici della vecchia caldera del vulcano collassò andando a formare una baia chiamata, guarda caso, la Baia di Darwin. Ebbene, arrivando con una barca alla Baia di Darwin è possibile assistere allo spettacolo incredibile della varietà di uccelli rari che quest'isola ospita. Iniziamo dalle fregate, per poi arrivare alle sule piedirossi, passando per le sule di Nazca, per i gabbiani codadirondine, per i fetonti, fino ad arrivare ai petrelli o uccelli delle tempeste, che, diversamente da quanto succede altrove, qui si spostano di giorno, e solo di notte ritornano ai loro nidi, per evitare gli altri uccelli predatori. Per iniziare ad ammirare questa incredibile varietà di uccelli, queste sono alcune immagini del posto, mentre questi sono alcuni video girati lì.

lunedì 1 giugno 2015

Nuotando nella Titou Gorge

Se si è a Dominica e si vuole fare una nuotatina in un paesaggio suggestivo, allora la scelta giusta può essere la Titou Gorge, una stretta gola di ripide pareti rocciose in fondo alla quale vi sono delle piccole piscine naturali e la base di una cascata; sopra le pareti, alti alberi intrecciano i loro rami impedendo quasi di vedere il cielo, anche se penetrano i raggi di sole che disegnano diverse gradazioni di blu, di verde e di azzurro sulle superfici dei laghetti. La Titou Gorge è il frutto di antichi cambiamenti di lava vulcanica, che prima si è raffreddata e poi si è spaccata, dando vita a queste fessure che separano acqua e cielo. Il luogo non è grandissimo, e per nuotare tutti gli ambienti della Titou Gorge servono solo 5 minuti; l'acqua è molto fredda, ma per i coraggiosi che si cimenteranno in questa nuotata c'è, come premio, una sorgente di acqua calda poco prima dell'entrata della gola, dove poter rinfrancare le proprie membra infreddolite opo la piccola, ma intensa impresa. Per chi volesse avere un'idea della Titou Gorge, queste sono alcune immagini del posto, mentre qui si possono vedere dei video girati lì.