lunedì 21 dicembre 2009

Ometepe, la più grande isola lacustre dell'America latina

E' l'isola lacustre più grande dell'America latina e si trova nel lago Nicaragua, detto anche Cocibolca. Si chiama Ometepe, nome che nella vecchia lingua nahuatl, la lingua azteca indigena del Messico, significa "due montagne". Nome che deriva dalle due montagne costituite dai due vulcani che si trovano alle due estremità dell'isola, il Concepcion e il Maderas. In tutto l'isola, che ha la forma di un 8, è lunga circa 30 km e larga 20, e ospita una popolazione di circa 35.000 abitanti, che vive di agricoltura e di allevamento, seguendo i ritmi lenti della natura. Diverse sono le bellezze naturali da visitare in questo piccolo gioiello del Nicaragua. A partire dal cratere del vulcano Maderas, dove si trova una piccola e graziosa laguna, la Laguna di Maderas. Bella, anche se magari un poco faticosa, la passeggiata che dalla base dei suoi pendii porta in cima al vulcano, attraverso una riserva naturale ricoperta prevalentemente di foresta. Altra bellezza naturale da vedere è l'Ojo de agua, una sorgente naturale vicino alle cascate di San Ramon, dove si può fare anche il bagno. Altra zona molto bella è il Charco Verde, una foresta abitata da scimmie e percorribile su sentieri ben segnati che portano a una bella spiaggia abbastanza selvaggia. Sull'isola di Ometepe vi sono anche i resti della presenza umana più antica di quest'isola, che pare sia stata abitata fin dal 2000-1500 a.C. da popolazioni che si dirigevano in Messico dal Sud America. Nel parco della chiesa della città di Altagracia si possono vedere delle ceramiche e delle sculture scolpite nella roccia basaltica, conservate in parte anche nel museo nazionale di Managua, la capitale del Nicaragua. Nell'isola ci si può imbattere anche in incisioni sulla roccia datate attorno al 300 a.C. Per chi volesse visitare l'isola di Ometepe, è possibile arrivare con la barca in una delle due città principali dell'isola, Moyogalpa e Altagracia, da una delle seguenti città della terraferma del Nicaragua: Granada, San Carlos e San Jorge. Qui è possibile vedere alcune immagini di Ometepe, mentre qui si possono vedere dei video girati lì. Su questo sito si possono raccogliere altre informazioni utili per visitare l'isola.

lunedì 14 dicembre 2009

I piatti tipici della cucina nepalese

Le ricette della cucina nepalese sono basate su una tradizione culinaria millenaria, che varia da etnia e etnia. Una caratteristica che accomuna molte di queste ricette è un uso abbondante di spezie, che contribuiscono a dare ai vari piatti innumerevoli gradazioni di sapore e di colore. Una componente fondamentale della cucina nepalese è il masala, una salsa che contiene pepe, cumino, peperoncino, cardamomo e mango essicato. Si consuma molta carne di bufalo, di agnello e di alcuni volatili di cortile, anche se vi sono nepalesi che, date le proprie credenze Indù, sono vegetariani e quindi non mangiano carne. Tra i piatti più comuni ci sono il dal bhat (riso con lenticchie), che si mangia spesso con le verdure a vapore, chiamate tarkari, mescolate con curry, i chatamari, simili alla pizza, il choyla, carne piccante cotta e mangiata come antipasto con del liquore, il gundruk, foglie verdi, secche e fermentate di verdure, il kwati, una minestra con molti fagioli, il riso battuto di samay baji, con carne arrostita o pesci affumicati, il methi bhat, riso speziato, il sabzi biryani, riso basmati con verdure e spezie, il sekuwa, carne cotta di montone, anatra, pollo o cinghiale, il chicken himali, pollo con salsa, il chicken chili, il sel, snack fatto di farina di riso, il sukuti, carne secca piccante, la patata di alu tama, fatta con i germogli di bambù, il takhala, una minestra di carne servita fredda, i momo, palline di pasta bollita accompagnate da carne e verdure, il masu, carne con spezie e sugo, le polpette di patate e formaggio in salsa delicata, i peperoni in salsa di formaggio, e il tanddori mix, un misto di carne cotta in forno tandoor, che è un forno tipico nepalese utilizzato per preparare il pane e per cuocere le carni quando si vuole avere una cottura saporita ma priva di grasso e unto. La bevanda nazionale è il tè. Il più usato è quello nazionale, molto fermentato e seccato in piccoli grani. Si beve anche latte, usato anche per produre lo yogurt e una bevanda tipica chiamata lassi, fatta di yogurt e acqua. In molti bevono tè e latte insieme zuccherati. Particolare in Nepal anche la birra, fatta da riso e orzo.

lunedì 7 dicembre 2009

Nauru, la più piccola repubblica al mondo

E' la più piccola repubblica al mondo, ossia il più piccolo stato che abbia un'istituzione repubblicana. E' l'isola di Nauru, 21 km quadrati di superficie e una popolazione che supera di poco le 10.000 unità. Una popolazione composta per circa il 60% da popolazione autoctona, che ha caratteri tipici dell'etnie polinesiane e malenasiane, e per circa il 40% da stranieri che si sono insediati qui. Un tempo Nauru, che si trova ad appena 41 km a sud dell'equatore, era uno dei posti più ricchi del Pacifico, grazie ai ricchi giacimenti di fosfato che possedeva. Ma adesso che gran parte del fosfato è stato estratto e usato, Nauru è diventata uno dei paesi più poveri di questa parte del mondo. Immagine simbolica di questo declino sono i crateri profondi scavati per le estrazioni che si trovano nell'altopiano centrale dell'isola, chiamato Topside, una zona calda e polverosa con gruppi di cani randagi che gironzolano senza meta. Questa terra desolante con roccia dura, terra bianca e strane guglie di corallo è quello che rimane della ricchezza che il terreno di quest'isola ha donato per decenni ed è il segno dello sfruttamente selvaggio che è avvenuto. Un segno del declino, non solo economico, di Nauru, può essere considerato anche il campo australiano costruito per detenere gli immigrati che hanno cercato di raggiungere clandestinamente l'Australia, campo che è stato più volte denunciato per le condizioni disumane cui sarebbero costrette le persone che sono state lì rinchiuse. I resti della seconda guerra mondiale che si trovano nella capitale Yaren e lungo la scogliera che circonda l'isola ricordano poi come un monito la presenza delle potenze straniere, che hanno contribuito, con la complicità dei governi locali, a saccheggiare le ricchezze dell'isola. Un elemento che invece può segnare il riscatto di Nauru sono le sue spiagge, come quella di Anibare Bay, caratterizzate da belle barriere coralline e da una fauna marina ricca e varia. Proprio la rivalutazione di queste bellezze naturali e del turismo ad esse legato, può determinare un piccolo riscatto dell'isola e dei suoi abitanti. Per conoscere meglio Nauru, questi sono alcuni video girati lì, tra cui si consiglia questo documentario, in inglese, che racconta la storia dell'isola, queste sono alcune immagini, mentre questo è un sito, in inglese, dove raccogliere informazioni per visitare l'isola.

lunedì 30 novembre 2009

Il Namib-Naukluft National Park, lo spettacolo del deserto e dei suoi animali

E' la più grande riserva faunistica dell'Africa e il quarto parco nazionale più grande al mondo. Il suo nome è Namib-Naukluft National Park e al suo interno include sia una buona parte del deserto del Namib sia una parte dei monti Naukluft. Fondato nel 1907 ai tempi della presenza coloniale tedesca, questo parco è da vedere soprattutto per la presenza di moltissime specie animali tipiche dell'ambiente ostile e inospitale del deserto. Si possono incontrare infatti numerosissime specie di insetti, di serpenti, di gechi, di sciacalli e di iene. La gran parte del paesaggio del Namib-Naukluft National Park è costituito dalle dune di sabbia del deserto, un deserto dal caratteristico colore arancione, dovuto al ferro ossidato contenuto nella sabbia. Un colore che assume diverse intensità e diverse gradazioni a seconda del livello di ossidazione raggiunto dal ferro, e quindi, a seconda dell'età delle dune. Avvicinandosi poi alla costa dell'Oceano Atlantico alle dune si alternano zone di lagune e aree alluvionali. Per chi volesse incominciare a esplorare il Namib-Naukluft National Park almeno solo virtualmente, questi sono alcuni video girati lì, mentre queste sono alcune immagini che ritraggono alcune zone del Parco. Per chi volesse poi visitare il Parco, su questo sito, in inglese, è possibile trovare delle informazioni su camping, lodges e altre sistemazioni possibili che si possono trovare.

lunedì 23 novembre 2009

L'arcipelago di Bazaruto, bellezza naturale del Mozambico

Nel tratto di Oceano Indiano che costeggia la costa orientale del Mozambico, sorge un arcipelago composto da 5 isole, l'arcipelago di Bazaruto, che dal 1971 è Parco Nazionale, a causa delle bellezze paesaggistiche e della ricchezza della fauna che ci vive. Le due isole più importanti dell'arcipelago sono Bazaruto e Benguerra, entrambe caratterizzate da acqua cristallina, grandi barriere coralline da scoprire con immersioni e snorkeling guidate, e spiagge di dune di sabbia bianche spettacolari e incontaminate. Nelle acque dell'arcipelago vivono oltre 2.000 specie di pesci, 127 tipi di coralli, diverse famiglie di balene, delfini e tartarughe marine. Una fauna tutta da scoprire guidati dai pescatori locali. Oltre alle bellezze che l'Oceano Indiano e la natura regalano in questo angolo d'Africa, tutta da scoprire e da conoscere è anche la popolazione del posto, pescatori e agricoltori alle prese con una situazione economica non facile, ma che con entusiasmo tirano avanti, cercando anche di appofittare della riscoperta in chiave turistica di queste zone. Essi vivono non solo sulle spiagge, ma anche in piccoli villaggi all'interno delle isole, in mezzo a laghi di acqua dolce e una vegetazione bassa ma intensa. Le isole si possono esplorare anche a cavallo. Un'esperienza interessante è quella di salire sulle dune di sabbia a piedi al tramonto per godersi i colori del mare, delle barriere coralline e della sabbia appena prima del calar del sole. Per iniziare a scoprire questo angolo di Mozambico, qui e qui si possono vedere alcune immagini, mentre questi sono video girati là.

lunedì 16 novembre 2009

Il canyon del fiume Tara, bellezza naturale del Montenegro

A nord del Montenegro, tra le montagne di Bjelasnica, Sinjajevina, Ljubisnja e Durmitor, si snoda per circa 150 km il corso del fiume Tara, il più lungo del Montenegro. Questo fiume nel corso dei secoli ha dato origine a quello che sembra essere il canyon più profondo d'Europa, in quanto raggiunge in alcuni punti la profondità di 1.300 metri. Il dislivello medio del canyon è di circa 3 metri e mezzo ogni km, con rapide e cascate che caratterizzano tutti il percorso del fiume. Di cascate in tutto se ne contano circa 50: Djavolje Lazi, Sokolovina, Gornji e Donji Tepacki, sono alcuni dei nomi di queste cascate, che fanno sentire i loro boati per tutto il tragitto del fiume. Lungo il Tara si possono incontrare anche diverse sorgenti d'acqua che lo alimentano di continuo, come quella di Bajlovic, dove l'acqua zampilla fuori dalla cava di Bucevica per finire, dopo un salto di 30 metri, nel Tara. E' molto bello discendere il fiume Tara e attraversare il suo canyon con un gommone di rafting e una guida esperta. Si avrà modo cosi di godere lo spettacolo naturale che questo angolo del Montenegro offre. Il blu intenso dell'acqua del fiume si mescola al colore scuro della foresta circostante, costituita per lo più da pini, querce, frassini e ginepri. Particolarmente bella la pineta di Crna Poda, una riserva naturale con pini alti fino a 50 metri e vecchi fino a 400 anni. Per chi volesse provare la discesa del Tara in rafting, questo è un sito dove raccogliere informazioni, mentre per vedere lo spettacolo del canyon, queste sono alcune immagini, mentre questi sono alcuni video girati lì.

lunedì 9 novembre 2009

Gli Tsaatan, gli uomini-renna della Mongolia

Tsaatan significa uomo-renna ed è il nome di un popolo nomade della Mongolia a rischio estinzione. Sembra che ci siano ancora solo poche centinaia di rappresentanti di questo popolo, che vive a nord della Mongolia, nella provincia Hövsgöl, in mezzo ad un paesaggio dominato dalla taiga, la foresta boreale di conifere. A che cosa è dovuto il nome particolare di questa etnia? Al fatto che la renna è l'animale che permette agli Tsaatan di sopravvivere. Essi infatti vivono allevando le renne (ogni famiglia ne ha qualche decina di capi), si nutrono della loro carne e del loro latte (da cui ricavano anche il burro e un formaggio chiamato Aarul), utilizzano la pelle delle renne per le tende e per le calzature, e infine utilizzano le corna delle renne come preziosa merce di scambio. Si può ben capire quindi come per gli Tsaatan la renna sia un animale sacro. Tra le renne che allevano gli Tsaatan quella più vecchia viene onorata come spirito-guida e ornata con nastri particolari. Gli Tsaatan vivono in tende fatte a forma di cono e facili da smontare e trasportare, che ricordano un po' le tende di alcune tribù di indiani d'America. Essi sono nomadi che compiono più migrazioni nell'arco di un anno e ogni volta che arrivano ad una nuova destinazione benedicono il terreno dove sorgerà il nuovo, provvisorio, accampamento, con latte di renna. D'estate essi vivono prevalentemente nella zona boscosa per fuggire alle mosche e alle zanzare che invadono le pianure, mentre d'inverno si accampano sotto le pendici delle montagne, per poi discendere verso le pianure in primavera. La religione di questo popolo è una forma di sciamanesimo, che prevede anche il culto dell'eterno padre cielo blu. Gli Tsaatan parlano una forma dialettale di uiguro, e amano cosi tanto il loro stile di vita "nomade" che hanno resistito in modo tenace ai ripetuti tentativi fatti da diversi governi mongoli di farli vivere in case confortevoli per toglierli dalle foreste. Qui è possibile vedere delle immagini di Tsaatan, mentre qui si possono vedere alcuni video su di loro.

lunedì 2 novembre 2009

Il giardino esotico del principato di Monaco

Chi volesse passare momenti rilassanti in mezzo a vegetazione "particolare", godendosi la vista sul principato di Monaco, può visitare Le Jardin Exotique, il giardino esotico. Il giardino è stato inaugurato nel 1933 e offre uno dei punti panoramici più spettacolari del Principato. Sua principale attrazione sono le circa 7.000 specie di piante succulente, tra cui migliaia di cactus. Le piante succulenti ospitate nel Jardin Exotique di Monaco vengono da varie zone secche del mondo: area sud-occidentale degli USA, Messico, zone secche del Sud America, Sud Africa, Africa Orientale e penisola arabica. Nonostante l'aspetto "spinoso" e brullo, queste piante ogni anno offrono una loro particolare fioritura, che è regolata secondo i tempi di fioritura dei diversi paesi d'origine delle piante. Cosi se molti cactus fioriscono in primavera e estate, l'aloe e la crassula africana fioriscono d'inverno. Durante la visita del giardino è possibile visitare anche alcune grotte piene di stalagmiti e stalattiti, che si aprono a circa 100 metri di quota nella scogliera del giardino, chiamata scogliera dell'osservatorio per l'antica presenza in questo luogo di un osservatorio astronomico, e il Musée d'Anthropologie Préhistorique, che cerca di tratteggiare la storia dell'umanità attraverso stampi di resti umani e animali e antiche sepolture trovate nella zona del Principato. Per chi volesse visitare il giardino esotico di Monaco, su questo sito è possibile trovare informazioni utili.

lunedì 26 ottobre 2009

Chisinau, verde capitale della Moldavia

Una leggenda sulla città narra che Chisinau, capitale della Moldavia, sia stata fondata da alcuni monaci ortodossi che, avendo trovato una sorgente d'acqua nella zona in cui oggi sorge la città, abbiano costruito la Chiesa di San Masaracchio, costruzione intorno a cui successivamente si sviluppò il centro abitato. Da qui il nome della capitale moldava, Chisinau, che sembra derivare da chisla noua, che in rumeno antico significa sorgente nuova. E il verde che si trova in questa città sembra ricordare il suo legame con l'acqua. Cuore della città è proprio un parco, il parco Stefan cel Mare, in onore di colui che fu principe di Moldavia dal 1457 al 1504. All'ingresso del parco la statua commemorativa del principe, che per gli abitanti di Chisinau è anche l'eroe della liberazione dall'invasore ottomano e un santo venerato dagli ortodossi orientali. Oltre al parco Stefan cel Mare, a Chisinau sorgono diverse costruzioni degne di una visita. Tra queste il Teatro dell'Opera e del Balletto, il Palazzo Presidenziale, noto ai locali anche come Palazzo di Vetro, il Palazzo del Governo Moldavo, situato nella Piazza delle Grandi Adunate Nazionali, l'Arco di Trionfo, costruito nel 1840 a memoria della vittoria dell'esercito dello zar contro i turchi, e la Cattedrale ortodossa della Nascita di Nostro Signore, di stile classico russo, con tutt'intorno un bel parco fiorito. Altri palazzi degni di nota sono il Palazzo del Municipio, costruito nel 1902 dagli architetti Bernardazzi e Elladi in stile gotico veneziano e la Sala dell'Organo, un edificio costruito intorno al 1920 e contenente un organo costituito da 3.000 tube. Viali lunghi e larghi e parchi piccoli e grandi sparsi qua e là per la città, fanno di Chisinau una città tutta da camminare, che, nata ieri da una sorgente, giace oggi lungo un fiume, il fiume Bic, al centro della Moldavia. Per approfondire la propria conoscenza di Chisinau, queste sono alcune immagini della città, mentre qui si possono trovare alcuni video girati lì. Per chi poi volesse visitare la città, questo è un sito dove trovare informazioni utili.

lunedì 19 ottobre 2009

Nan Madol, importante sito archeologico della Micronesia

Sulla costa orientale dell'isola di Pohnpei, in Micronesia, giace un sito archeologico molto interessante, i cui resti raccontano la storia della grande dinastia Saudeleur, che si insediò in questa zona del mondo nel periodo compreso tra il 1.200 e il 1.500 d.C. Il suo nome è Nan Madol ed è costituito nel suo insieme da circa 92 isolette collegate tra loro da una fitta rete di piccoli canali. Tutta l'area si estende per circa 18 km quadrati e la si può raggiungere in barca da Kolonia, attraverso dei piccoli canaletti dall'acqua molto bassa, o a piedi attraversando l'isola di Temwen. Sulle isolette di Nan Madol ci si imbatte in numerosissimi resti archeologici di mura e di complessi funerari, dove i rappresentanti religiosi della dinastia Saudeleur officiavano i loro riti. Tra le strutture antiche rimaste in piedi, v'è il Nan Douwas, un complesso circondato da mura alte 8 metri costruite intorno a delle cripte funerarie. Tutti questi resti sembrano risalire al 1.200 d.C., ma dagli studi archeologici fatti, si desume che questa zona fu abitata a partire dal 200 a.C. Si tratta di una zona inospitale, senza acqua potabile e cibo, dove per vivere bisogna, e bisognava anche secoli e secoli fa, andare a raccogliere acqua e cibo altrove. Per incominciare a conoscere meglio Nan Madol, queste sono alcune immagini che raffigurano il sito archeologico, questo è un sito dove è possibile leggere una descrizione più dettagliata del posto, in inglese, mentre questo è un video girato là.

lunedì 12 ottobre 2009

Le terre colorate di Chamarel nell'isola di Mauritius

Al centro dell'isola di Mauritius, sul versante sud-occidentale, si trova uno dei luoghi più affascinanti di questo paese: le terre colorate di Chamarel, dette in francese le Terres de Couleurs. Si tratta di una serie di dune fatte di roccia e di sabbia che, in uno spazio limitato, hanno colorazioni diverse, che vanno dal giallo al viola, passando per il rosa e il blu, con una serie molteplice di gradazioni e di sfumature. A seconda dell'esposizione ai raggi solari, queste dune offrono agli spettatori un caleidoscopio affascinante di colori. Questo fenomeno è frutto del raffreddamento, a diverse temperature e in diversi momenti, di rocce vulcaniche nella zona avvenuto nel corso del tempo. Eruzioni successive hanno depositato strati di lava e ceneri, che hanno creato un lungo processo di erosione creando diversi colori: blu, verdi, rosse, gialle e viola. Lo spettacolo multicolore di Chamarel raggiunge forse il suo top al mattino presto e alla sera prima del tramonto del sole. E' molto particolare anche la collocazione di questo terreno increspato e colorato: si trova all'interno di un'area verde dalla fitta vegetazione, come se fosse un'oasi all'incontrario, una zona desertica limitata nello spazio all'interno di una zona verde ricca di alberi e di acqua. Tant'è vero che vicino alle terre colorate si trovano anche delle cascate, le cascate di Tamarin, immerse nel verde della zona. Per iniziare ad apprezzare la bellezza delle terre colorate di Chamarel è possibile vedere questo video e queste immagini. Per chi invece fosse interessato a visitare le terre colorate di Chamarel, questo è il sito dell'Ente del Turismo dell'Isola di Mauritius, dove si possono trovare informazioni utili.

lunedì 5 ottobre 2009

Koumbi Saleh, importante sito archeologico della Mauritania

Per molti è il più importante sito archeologico della Mauritania. Si chiama Koumbi Saleh, o Kumbi Saleh, e si trova a sud-est del paese africano. Il sito ospita i resti di quella che fu l'antica capitale dell'Impero del Ghana, che raggiunse il suo culmine nel 7° secolo d.C. L'origine della città, riscoperta grazie ad alcuni scavi avvenuti all'inizio del secolo scorso, in realtà risale al 3° secolo d.C., quando il popolo dei Mandé controllava le rotte commerciali tra Koumbi Saleh, Aoudaghost e Timbuktu. Ma solo dopo che assunse a capitale dell'Impero del Ghana, Koumbi Saleh divenne una delle città più grandi e più popolose dell'Africa Occidentale. Questo intorno all'11° secolo d.C. La città era composta da due parti. La parte settentrionale era famosa per le ben 12 moschee che ospitava, mentre la parte meridionale, chiamata al Ghala, ospitava il palazzo reale. Per iniziare a conoscere meglio il sito archeologico di Koumbi Saleh in Mauritania, è possibile vedere queste immagini, mentre per andare a visitare il sito, situato vicino alla strada principale che collega Ayoun al Atrous a Nema, bisogna informarsi preventivamente su come arrivare, in quanto è difficile muoversi in quella zona con mezzi di trasporto pubblici e locali, ed è meglio avere mezzi propri.

lunedì 28 settembre 2009

La Laguna Blu di Comino, posto incantevole di Malta

Tra Comino e Cominotto, 2 piccole isole dell'arcipelago delle Isole Calipsee a Malta, si trova un'incantevole baia che prende il nome di Laguna Blu, Bejn il-kmiemen in maltese. Questa laguna ha la peculiarità di avere un'acqua molto pulita e praticamente trasparente, di un colore azzurro-blu cristallino, che lascia intravedere sotto la distesa bianca della bellissima sabbia che fa da fondale a questa posto più unico che raro. Per preservare questa baia, nel 1993 essa è stata chiusa alle imbarcazioni, cosa che ha garantito la conservazione della bellezza e della pulizia delle acque. La baia è facilmente raggiungibile in battello o in barca a vela, ed è meta ricercata per coloro che fanno snorkelling e immersioni subacquee, anche per la ricchezza e la bellezza della fauna marina presente nelle sue acque. Per chi volesse visitare la Laguna Blu, l'hotel più vicino dove soggiornare è l'unico hotel presente sull'isola di Comino. In ogni caso questo è un sito dove raccogliere altre informazioni utili per una gita alla Laguna Blu di Comino. Intanto, per avere un'idea della bellezza del posto, si possono vedere questi video, girati nella laguna, e queste immagini.

lunedì 21 settembre 2009

L'isola di Tioman, gioiello della Malesia

L'isola di Tioman è considerata una delle attrazioni più belle della Malesia dal punto di vista del paesaggio e dell'ecosistema. Situata a circa 40 km dalla costa orientale della Malesia peninsulare, Tioman, che i locali chiamano anche Pulau Tioman, è un'isola lunga una ventina di km e larga 11, ricoperta quasi per interno da una foresta pluviale molto fitta, interrotta raramente, soprattutto sulla costa, da piccoli villaggi e piccoli resort per turisti. Particolarmente belle sono le spiagge di Tioman. Come quella di Salang, con sabbia bianca, palme e una serie di bungalow per turisti, come Coral Island, come Nipah, una delle meno frequentate dell'isola, come Juara, di sabbia gialla, ma grande e ricca di palme, o come Panuba, una spiaggia tranquilla e di sabbia gialla, dove si può pernottare in bungalow costruiti su palafitte sul mare. Spesso e volentieri di fronte a queste spiagge, si trovano distese coralline molto belle, di varia forma e di vario colore, che con la loro presenza hanno contribuito a rendere ricca la varietà di pesci e di animali marini presenti nella zona, tra cui spiccano 2 specie diverse di tartarughe marine. Talvolta nel mare si possono trovare anche, in misura abbondante, ricci marini e grandi meduse, cosa che deve indurre ad avere attenzione chi ama fare il bagno in questi splendidi posti solitari. Molto ricca anche la fauna terrestre che si trova su Tioman, e che presenta caratteristiche diverse rispetto a quella presente nel resto della Malesia. Sull'isola si possono incontrare molte specie di macachi, scoiattoli e varani. Per chi volesse trovare ulteriori informazioni su Tioman, questo è un sito in lingua inglese con tutte le informazioni turistiche necessarie, questi sono alcuni video girati sull'isola, e queste sono alcune immagini di Tioman.

lunedì 14 settembre 2009

Keyodhoo, vacanze alternative alle Maldive?

E' possibile fare una vacanza alternativa alle Maldive, meta sognata e ambita da milioni e milioni di persone, soprattutto da milioni di promessi sposi, e proprio per questo, puntellata di resort turistici pronti ad accogliere queste frotte di turisti? Forse si. A Keyodhoo, una piccola isoletta con meno di 1.000 abitanti, che si trova nell'atollo di Vaavu. In quest'isola, lontano dalle strutture organizzate dei resort, si può entrare maggiormente in contatto con la popolazione della zona, composta prevalentemente da giovani e bambini. Stando con questi abitanti, facendo il bagno con loro, andando con loro a pescare, giocando con loro ai loro giochi e mangiando i loro piatti tipici, è possibile conoscere il loro stile di vita e le loro tradizioni, scoprendo cosi alle Maldive, non solo bellezze naturali e paesaggistiche, ma anche umani e sociali. Per carità, le prime non mancano di certo neanche a Keyodhoo; anzi, è possibile scoprire spiagge deserte e nascoste, lontano dalla folla turistica delle spiagge e degli atolli più gettonati. Per chi volesse avere ulteriori informazioni su Keyodhoo, su questo blog è possibile trovare un contatto utile e vedere delle foto di questa isola. Altre immagini dell'isola possono essere viste qui.

lunedì 7 settembre 2009

Il lago Malawi, o Nyasa o Niassa, grande bellezza africana

Il lago Malawi è il terzo lago più grande dell'Africa e il nono più grande al mondo. Viene chiamato anche Nyasa o Niassa, suo nome antico. Il lago occupa circa un quinto del territorio del Malawi ed è situato al confine tra questo paese e il Mozambico, lambendo anche una parte della Tanzania. La sua lunghezza è di circa 560 km, la sua larghezza massima di circa 75 km e la sua profondità massima di circa 700 metri. Lo spettacolo naturale del sole che sorge da questo lago è raffigurato anche nella bandiera del Malawi. Lungo le strade che portano al lago, innumerevoli villaggi si succedono quasi senza soluzione di continuità. In essi vivono i contadini e i pescatori del Malawi, spesso persone molto povere, in tanti vivono con meno di 2 dollari al giorno e devono lottare quotidianamente con la fame e con l'AIDS, che purtroppo ha colpito in modo pesante le persone di questo paese. Intorno al lago vallate ricche di una vegetazione rigogliosa si alternano a colline alberate dai mille colori. Tutt'intorno al lago si trovano grandi coltivazioni tropicali, con bellissimi e coloratissimi alberi di mango. Lungo il lago si trovano diversi lodges dove pernottare e passare momenti di relax in riva al lago. Tuffarsi nel lago può essere pericoloso a causa di un batterio, la blizarosi, che, senza assumere prima determinate medicine, può generare malattie molto fastidiose alla pelle. Sul lago ci sono anche delle piccole isolette, dove si possono trovare dei piccoli lodges dove è possibile anche pernottare. Un'esperienza unica per chi ama il contatto solitario con la natura. I fondali del lago sono ricchissimi di pesci tropicali da lago, alcuni dei quali si possono trovare solo qui. E' stato calcolato che nella acque di questo lago vivono circa 500 specie di pesci endemiche di ciclidi, pesci molto colorati suddivisibili in 49 generi, e altri pesci commestibili, che costituiscono un'importante risorsa per la popolazione locale, tra cui i più famosi sono i chambo. Per questa ricca e unica fauna da lago, molti arrivano qui per fare diving. Oltre ai pesci, nel lago si possono trovare anche coccodrilli e aquile pescatrici. Nella parte meridionale del lago c'è una località chiamata Monkey Bay, dove si trova il Parco Nazionale del Lago Malawi, una zona che è stata preservata e che ha mantenuto lo stesso aspetto di secoli fa. Qui è possibile fare incontri davvero speciali con le scimmie e i babbuini del posto, che scorazzano in libertà anche lungo la strada. Per chi volesse conoscere meglio il lago Malawi e quella zona di questo paese africano, questi sono alcuni video girati lì, queste sono alcune immagini del lago, mentre questo è un sito in inglese dove trovare informazioni turistiche utili a chi volesse visitare il lago.

lunedì 31 agosto 2009

Il Parco Nazionale di Andasibe-Mantadia, casa degli indri

Se qualcuno fosse interessato a vedere animali tipici del Madagascar, allora si consiglia una visita al Parco Nazionale di Andasibe-Mantadia, detto anche il Parco del Perinet. Questo parco, che si trova a circa 150 km ad est della capitale del Madagascar Antananarivo, comprende 2 aree protette, il Parco Nazionale di Mantadia e la Riserva Speciale di Analamazaotra. In quest'ultima area è possibile incontrare un folto gruppo di indri, una delle specie più grandi, se non la più grande, di lemuri. Gli indri che abitano questa riserva infatti sono lunghi in media circa 120 cm, contando anche le zampe posteriori, e pesano sui 13 kg. Si tratta di animali dal folto pelo nero con venature e chiazze bianche, orecchie arrotondate, occhi verdastri e muso volpino. Qui è possibile vedere alcune immagini che rappresentano indri. Se si visita la riserva di mattina, sarà difficile non sentire i tipici canti mattutini di questi animali, che durano qualche minuto e che servono loro per comunicare la loro posizione, e ribadire cosi i confini della loro presenza, il loro sesso, la loro età e la loro dimensione. Spesso questi canti si protraggono anche nel pomeriggio, dopo mezzogiorno. Nel parco, oltre agli indri, è possibile vedere anche altre 10 specie differenti di lemuri, oltre ad altri animali endemici del Madagascar come il fossa, detto anche cryptocropta ferox, e il tenrec, e ad altri animali come camaleonti, boa e altri rettili e anfibi rari. Per quanto riguarda invece la vegetazione, queste 2 aree sono coperte quasi interamente da foresta pluviale, ricca di grandi alberi, liane, piante medicinali, orchidee e ninfee, che si possono ammirare in modo particolare sul Lac Rouge, ricoperto interamente proprio da ninfee. Insomma, un vero spettacolo di biodiversità, unico di qui, del Madagascar.

lunedì 24 agosto 2009

Gli affreschi della chiesa di San Panteleimone a Gorno Nerezi

Sui pendii del Monte Vodno, a solo un quarto d'ora di auto dal centro di Skopje, sorge, vicino al paese di Gorno Nerezi, la chiesa di San Panteleimone, inserita all'interno di un monastero. Questa chiesa, costruita nel 1164, è una delle più antiche e più importanti di tutta la Macedonia, soprattutto per gli affreschi contenuti al suo interno. Tra questi affreschi di stile bizantino, uno dei più spettacolari è il Lamento sul Cristo morto, un'opera che denota un influsso da parte della letteratura religiosa apocrifa e che alcuni studiosi di arte hanno definito particolarmente sorprendente in quanto presenta tratti rinascimentali in un periodo precedente a quello del Rinascimento italiano. Altri affreschi famosi di questa chiesetta macedone, quelli relativi alla trasfigurazione, alla resurrezione di Lazzaro, alla nascita di Maria, l'ingresso di Gesù a Gerusalemme, e altri ancora. Alcuni di questi affreschi presentano una combinazione di frammenti di affresco originari e elementi di affreschi più recenti, successivi al 1555, anno in cui parte della chiesa crollò a causa di un terremoto e alcuni dei dipinti furono rifatti. Parte di questi affreschi furono restaurati altre 2 volte tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX. Qui è possibile vedere alcune immagini della chiesa di San Panteleimone in Gorno Nerezi, mentre qui si possono vedere alcuni affreschi contenuti nella chiesa.

lunedì 3 agosto 2009

A Mullerthal la città più antica del Lussemburgo e spettacolari formazioni rocciose

E' chiamata la Piccola Svizzera del Lussemburgo ed è una regione del Granducato che occupa la zona centro-orientale del Paese. Si chiama Mullerthal, è situata sul fiume Sure, ed è una regione che si presta molto a essere visitata in bicicletta o a piedi, per gustare appieno le particolarità del suo paesaggio. Le due attrazioni più interessanti sono le particolari e spettacolari formazioni rocciose e la cittadina di Echternach, un piccolo borgo medioevale che è anche la città più antica di tutto il Lussemburgo. Le prime sono un po' il grand canyon del Lussemburgo e sono delle conformazioni rocciose con forme spettacolari e strane, che si possono in alcuni punti attraversare su strettissimi sentieri che si incuneano in mezzo a pareti verticali di roccia. Qui è possibile vedere alcune immagini dei disegni spettacolari formati dalle rocce di Mullerthal. Echternach invece è un grazioso borgo medievale, di cui si possono vedere delle immagini qui, e dove si possono visitare anche alcuni resti dell'era mesolitica che sono stati trovati in questa zona. Belli da vedere anche i castelli di Larochette e Beaufort, quest'ultimo del XII secolo. A Beaufort imperdibile anche un assaggio del Cassis, un liquore al ribes nero tipico di questa regione. Per chi volesse visitare la regione del Mullerthal qui è possibile vedere alcuni video girati lì, mentre questo è un sito in cui si possono raccogliere informazioni per la visita.

lunedì 27 luglio 2009

I Caraimi di Trakai, in Lituania

Oggi è una comunità ridotta a poche centinaia di individui, e la maggior parte di essi vive a Trakai, una piccola cittadina della contea di Vilnius in Lituania. Sono i Caraimi, che vengono anche chiamati Karaimi, Caraiti o Karaiti. I Caraimi sono un ceppo etnico formatosi nel Medioevo dalla comunità dei turchi che vivevano sulla sponda a nord del Mar Nero e poi stanziatisi in Crimea. L'aspetto più interessante della storia dei Caraimi è il suo essersi formata sia da elementi della tradizione giudaico-ebraica sia da elementi della tradizione turca e musulmana. La sintesi di questa duplice influenza si nota sia nella loro religione, il Caraismo, di origine giudaica ma con forti influenze musulmane, sia nella loro lingua, che è di base turca ma che ha elementi provenienti dell'ebraismo. Nel corso della storia essi spesso furono usati come militari dalle grandi potenze che occupavano il loro territorio e questo ne provocò la diaspora, continuata fino al secolo scorso. La comunità di Trakai ha anch'essa un'origine militare. I Caraimi qui presenti sono infatti discendenti dei soldati che furono portati qui alla fine del XIV secolo d.C. dal Granduca di Lituania, Vytautas il Grande. Essi hanno costruito le case di Trakai secondo uno stile architettonico tipico, tutte in legno, tutte di un piano, e tutte con 3 finestre sulla facciata, una per Dio, una per la famiglia e una per il Granduca Vytautas. Oltre alle case tipiche dei Caraimi, due luoghi interessanti da visitare a Trakai è la kenessa, il tempio dove i Caraimi svolgono i loro riti caraisti, e il castello, costruito nel XIV secolo, e più volte ricostruito, su un'isola vicina alla penisola dove sorgono le case dei Caraimi. Nel castello vi sono dei musei dove è possibile conoscere la storia del luogo e dei Caraimi che ci abitano. Tutta la zona di Trakai è parco nazionale storico, un parco caratterizzato anche dallo spettacolo tutto marino dei 32 laghi che ne fanno parte, tutti di diversa forma e dimensione. Per chi volesse visitare Trakai, questo è un sito dove si possono raccogliere informazioni preziose, in inglese, queste sono immagini che la ritraggono e questi sono video girati lì.

lunedì 20 luglio 2009

Il castello di Vaduz, sede della famiglia reale del Liechtenstein

Una delle mete da vedere se si ha la possibilità di passare qualche giorno in Liechtestein, il piccolo principato incuneato tra la Svizzera e l'Austria, è il castello della famiglia reale che sorge sopra Vaduz e che domina la capitale del principato. Il castello, Vaduz Schloß o Vaduz Schloss, si può raggiungere in due modi, o in auto viaggiando su una strada asfaltata, oppure a piedi camminando in mezzo ai boschi su un sentiero intervallato da piccole scalinate. Lungo il sentiero si possono trovare di tanto in tanto delle piccole piazzole con tavolini e panche in legno dove fermarsi un attimo a riposare e studiare, attraverso dei tabelloni informativi posti proprio in corrispondenza di queste aree ristoro, la storia del principato e della famiglia regnante. Già in queste piazzole lungo il sentiero si può godere di un bel panorama su Vaduz e sulle montagne del Liechtenstein, ma il panorama più bello lo si ha proprio dal castello, da dove si possono ammirare la bellezza dei boschi e dei prati che formano il territorio del principato, e da dove si possono scorgere anche i paesini incastonati nelle montagne che formano gli altri centri abitati del Liechtenstein oltre a Vaduz, che spesso è l'unica città che si conosce di questo principato. Il castello, costruito nel XII secolo, è formato da un corpo centrale, da una torre e da una struttura circolare che appare solo a coloro che salgono fino al castello, in quanto da Vaduz non la si scorge. Intorno al castello, che ha conosciuto lavori di ampliamento e ristrutturazione in tutto il secolo scorso, un prato e un boschetto, che sono emblema del paesaggio tranquillo che caratterizza il Liechtenstein. Per chi volesse avere un'anteprima di quello che si può vedere raggiungendo il castello di Vaduz, questo è un breve video girato lì, mentre queste sono alcune immagini del castello.

lunedì 13 luglio 2009

Ghadames, l'oasi libica tra il Sahara e il Mediterraneo

Con le sue casette bianche e color sabbia, addossate l'una all'altra, Ghadames è uno dei gioielli più belli della Libia. Qui, vicino al confine con Algeria e Tunisia, sorgeva in antichità un'oasi che faceva da ristoro per tutte le carovane di nomadi e di commercianti che attraversavano il deserto del Sahara. Secondo la leggenda, Ghadames, che in antichità si chiamava Cydanus, nacque proprio in seguito alla scoperta, circa 5.000 anni fa, della sorgente Ain El Fersa da parte dei cavalieri della tribù di Nemrod. E qui furono costruite le prime casette che hanno mantenuto ancora oggi l'aspetto che avevano secoli fa. Tra le case, piccole viuzze ombrose e fresche permettono la visita della città e sfociano, talvolta, in piccole piazze dove un tempo le persone si incontravano per effettuare i loro scambi commerciali o, più semplicemente, per parlare e per condividere un momento di fresco ristoro. Al centro della città, costruita quasi ad imbuto, un florido palmeto che elargisce a tutti i suoi datteri. Le casette originariamente erano generalmente a 3 piani, con stanze-magazzino al piano terreno, la stanza principale della casa al primo piano e, sopra, tutte le camere da letto e la zona per le donne della casa. La parte più antica della città oggi è disabitata e viene rivissuta solo in occasione del Festival di Ghadames, in ottobre, quando gente locale, nei loro costumi tipici, fa da guida ai turisti nei quartieri della città vecchia. Uno dei patrimoni culturali più importanti della città è la lingua che si parla lì, un particolare dialetto berbero che non si parla da nessun'altra parte. Per conoscere meglio Ghadames, queste sono alcune immagini della città, mentre questi sono video girati lì.

lunedì 6 luglio 2009

L'Island Hospital di Monrovia, un angolo di sollievo nella capitale liberiana

Nella capitale della Liberia, Monrovia, in uno dei quartieri più poveri, sorge un ospedale pediatrico, l'Island Hospital, supportato da Medici Senza Frontiere (MSF), che da anni cura gratuitamente più di mille persone al mese. Tra le malattie più curate nell'Island Hospital la malaria, l'Aids, la tubercolosi e alcune infezioni respiratorie. Questo ospedale rappresenta non solo un luogo di cure concrete al servizio dei liberiani, soprattutto bambini, ma anche una presenza che testimonia e parla di una necessità grande del popolo liberiano: avere ospedali che offrano cure gratuite ai bambini. Medici Senza Frontiere, che opera in Liberia dagli anni '90 e che sostiene anche altre strutture ospedaliere in Liberia, ha stimato che per rispondere alle esigenze sanitarie pediatriche della regione intorno alla capitale liberiana, sarebbero necessari il doppio dei posti letto oggi disponibili. Medici Senza Frontiere ha lavorato in questi anni proprio per sensibilizzare il governo locale sull'esigenza di mettere in piedi strutture sanitarie locali, gestite da medici specializzati del posto, per dare adeguata e gratuita assistenza medica ai liberiani. Anche perché la presenza di Medici Senza Frontiere in questi ospedali di Monrovia, è provvisoria, legata a una fase di emergenza, e ora il vero obiettivo è quello di creare una struttura locale che continui a fare in autonomia quello che ha fatto fino ad oggi lo staff di Medici Senza Frontiere.

lunedì 29 giugno 2009

La Valle di Qadisha, valle di cedri e monasteri

La Valle di Qadisha, in arabo Wadi Qadisha, si trova nella zona settentrionale del Libano e in alcuni tratti assume la forma di una gola rocciosa spettacolare, disegnata nelle sue forme sorprendenti dal fiume Qadisha. Forse il tratto più suggestivo di questa valle è quello che va dal villaggio di Tourza a quello di Bcharré, che è il paese natale di Khalil Gibran. Ma oltre che per le sue bellissime forme naturali, la Valle di Qadisha è molto interessante da visitare anche perché ospita sui suoi pendii larghe distese di cedri, simbolo nazionale, e una notevole concentrazione di monasteri cristiani, costruiti nelle pareti rocciose della valle fin dal X secolo d.C., quando gruppi di cristiani maroniti provenienti dall'entroterra siriano, si rifugiarono qui perché perseguitati dai bizantini, in quanto considerati eretici. Il più grande di questi monasteri è il Deir Mar Antonios Qozhaya, noto anche per essere stato, a partire dal 1585, il primo centro stampa del Medio Oriente. Poi c'è il Dair Qannubin, famoso per essere stato per secoli la dimora del patriarca maronita e per i suoi affreschi in stile bizantino, il Dair Saydet Hamatoura, un monastero ortodosso che ospita interessanti dipinti medioevali, e il Deir Mar Maroun, dove si possono notare scavate nelle rocce tutte le celle per monaci, costruite su più livelli collegati tra di loro con piccole scalette a chiocchiola. Oltre ai monasteri, nella valle è possibile visitare anche molteplici cappelle e grotte utilizzate dai monaci lungo i secoli. Tra queste forse una delle più importanti la grotta di Qadisha, dove si trova la sorgente del fiume Qadisha. Qui è possibile vedere alcuni video sulla Valle di Quadisha e sui suoi monasteri.

lunedì 22 giugno 2009

Jurmala, mare e relax sulla costa della Lettonia

E' uno dei centri balneari più famosi di tutti i paesi baltici. Si chiama Jurmala e giace a circa 25 km dalla capitale della Lettonia, Riga. Il centro di questa località turistica lettone è sicuramente la spiaggia, che si snoda per più di 30 km tra il Golfo di Riga e il fiume Lielupe. Una spiaggia spaziosa, che offre sia la tranquillità per passare ore di relax sul mar baltico sia gli spazi per fare un po' di sport da spiaggia come il beach football e il beach volley. Dietro la spiaggia si distendono ampie pinete che assicurano una quiete naturale alla costa. Oltre a spiaggia e pinete, altre bellezze naturali si possono ammirare nei parchi naturali che si possono visitare intorno a Jurmala, tra cui forse il più importante è il Kemeri National Park. Camminando per Jurmala, si possono ammirare anche le vecchie casette in legno risalenti alla fine del XIX secolo e agli inizi del XX secolo, presenti a migliaia in questa località e di cui alcune sono in stile Art Noveau. Alcune vecchie case in legno abitate dai vecchi pescatori del posto, si possono ammirare anche all'interno del parco naturale Raga Kapa. In tutto sembra che siano più di 400 gli edifici storici protetti come bellezze architettoniche del luogo. Per chi volesse avere ulteriori informazioni su Jurmala, questo è il sito della città, anche in inglese.

lunedì 15 giugno 2009

I Basotho, etnia principale del Lesotho

Lesotho letteralmente significa "La terra del popolo che parla sotho". Il popolo che parla sotho, e in particolare sesotho, una lingua particolare del gruppo delle lingue sotho, è quello dei Basotho, l'etnia principale di questo paese, che costituisce circa l'80% della popolazione totale. I Basotho sono un gruppo etnico del gruppo bantu-ngoni, e giunsero in questa terra agli inizi del XIX secolo quando, sotto la guida del re Moshoeshoe I (Moo shway shway I), per sfuggire all'espansione zulu e alla tratta degli schiavi, si ritirarono qui attraverso la catena montuosa dei Drakensberg. I Basotho oggi tuttavia non sono presenti solo in Lesotho, ma anzi, in numero maggiore, popolano anche alcune regioni del Sud Africa. La società dei Basotho è una società patriarcale dove la donna, una volta sposata, appartiene in tutto e per tutto alla famiglia del marito. Per il matrimonio, vige ancora l'usanza del "prezzo della sposa", ossia il pagamento di una certa somma di denaro dalla famiglia dello sposo a quella della sposa, un passaggio di beni ossia opposto a quello della dote. La gestione politica delle comunità avviene attraverso un sistema gerarchico di autorità e sottoautorità, e la cellula base della società Basotho rimane ancora il villaggio, che ha al suo centro la capanna del capo villaggio. Una delle principali attività degli uomini Basotho è l'allevamento di mucche e pecore, che essi iniziano molto presto nella loro vita, quando hanno solo 5-6 anni. A quell'età già essi partono con gli adulti e stanno per mesi lontano dal villaggio ad allevare gli animali, sulle montagne del Lesotho, dovendo sopportare nella stagione invernale anche freddi molto rigidi. Per spostarsi sulle montagne del loro paese, i Basotho usano cavalli, pony e scimmie. Per quanto riguarda invece l'abbigliamento dei Basotho, due vestiti specifici sono le coperte, spesso colorate, che portano a mo' di giacca e i copricapi, di diverse forme e diversi colori. Per conoscere meglio i Basotho, qui è possibile vedere alcune immagini che li ritraggono con il loro abbigliamento tradizionale, mentre questo è un video in inglese che racconta i Basotho e le loro credenze religiose.

lunedì 8 giugno 2009

Il Museo Nazionale di Kuwait City

Prima dell'invasione irachena, il Museo Nazionale di Kuwait City ospitava una delle collezioni di arte islamica più importante al mondo, chiamata Al-Sabah, ed era una delle mete culturali più visitate nell'area del Golfo Persico. Purtroppo gli invasori rubarono quasi tutti gli oggetti del Museo e diedero fuoco all'intero edificio. Da allora c'è stato il tentativo di ripristinare l'antico splendore del Museo. Oggi pare che l'Iraq abbia restituito il 90% degli oggetti che costituivano la collezione Al-Sabah, e una sala restaurata sul retro del cortile del Museo permette di organizzare ogni tanto delle esposizioni temporanee. Il Museo fu progettato da Michel Ecochard negli anni '60, ma la sua costruzione iniziò solo nel 1981, e le varie sale aprirono nel corso degli anni '80. L'intento del Museo era anche quello, oltre che esporre la famosa collezione Al-Sabah, di far fare un tuffo nel passato e nelle tradizioni del popolo originario del Kuwait, composto prevalentemente da beduini, con la possibilità di ammirare alcune ricostruzioni dei vecchi suq, le vecchie tecniche di costruzioni delle navi, alcuni prodotti di artigianato locale e dei resti archeologici provenienti dall'isola di Failaka. Oggi, vicino al Museo Nazionale, si trova anche, in un edificio chiamato Sadu House e costruito tutto in gesso e corallo, la sede di una fondazione culturale e di un museo che hanno l'obiettivo di far conoscere e valorizzare l'artigianato beduino.

lunedì 1 giugno 2009

La Phoenix Islands Protected Area, la riserva marina più grande al mondo

Phoenix Islands Protected Area (PIPA) è la più grande area marina protetta del mondo con i suoi 410.500 chilometri quadrati. Questa riserva è una parte dell'immensa area dello stato di Kiribati, uno stato fatto più di mare che di terra, costituito da 3 arcipelaghi molto distanti l'uno dall'altro (l'arcipelago delle isole Gilbert, quello delle isole della Fenice, e quello delle isole della Linea o Sporadi equatoriali) e da un'isola vulcanica isolata chiamata Banaba. In tutto le 33 isole di Kiribati coprono un'area di più di 3 milioni e mezzo di chimoletri quadrati. Per raggiungere la Phoenix Islands Protected Area bisogna fare un viaggio in nave di 5 giorni partendo dalla capitale di Kiribati, Tarawa Sud. Quando si arriva ci si trova in un'area in cui veramente non sembra sia già arrivato l'uomo, per il paesaggio incontaminato, per l'assenza di strutture turistiche e per la ricchezza dell'ecosistema presente. Tra le ricchezze più preziose della Phoenix Islands Protected Area, le sue barriere coralline, che sembrano essere tra le più antiche del mondo. Qui si possono trovare pesci che difficilmente si trovano in altre parti del mondo. Particolarmente tipici sono i giovani squali e i tonni che abitano il mare delle 8 isole che formano la Phoenix Islands Protected Area. In tutto qui vivono 509 specie diverse di pesci. Ma non sono solo i pesci colorati e tropicali a rendere spettacolare la popolazione animale della Phoenix Islands Protected Area. Anche le specie rare di uccelli marini che si possono osservare nell'area rendono unica la fauna del posto. Per avere un'idea della bellezza e dell'unicità della Phoenix Islands Protected Area, è possibile vedere questo video, su un sito dove si possono raccogliere anche altre informazioni su questa immensa riserva marina.

lunedì 25 maggio 2009

Il lago Song-Köl, gioiello del Kirghizistan a più di 3.000 metri di altezza

Nella regione centrale del Kirghizistan, a poco più di 3.000 metri di altezza, si trova il lago Song-Köl (chiamato anche Son-Kul), una delle bellezze naturali più interessanti del Kirghizistan. Per arrivarci bisogna percorrere una strada sterrata che fa circa 1.000 metri di dislivello, risalendo una valle abbastanza chiusa e desertica. Quando si arriva a circa 3.000 metri si scollina e si arriva a una valle verde fatta di praterie, dove, nella stagione estiva, si trovano i pastori nomadi che vengono da altre regioni che portano qui su i loro animali a pascolare, soprattutto mucche e cavalli. Sparse qua e là le yurte dei pastori, le abitazioni mobili, simili a grandi tende attrezzate, usate ancora da molti popoli nomadi dell'Asia. Il lago Song-Köl, di un colore turchese intenso, è abbastanza grande per essere un lago d'alta quota tra le montagne. Intorno al lago è possibile imbattersi in diverse specie di animali protetti, tra cui lupi e diversi uccelli acquatici come l'oca indiana. A quest'altezza particolarmente spettacolare è contemplare le luci di alba e tramonto riflesse nel lago, respirando a pieni polmoni l'aria pulita, fresca e cristallina che si respira qui, nel centro del Kirghizistan. In questo video è possibile avere un'idea del paesaggio che si trova sul lago Song-Köl.

lunedì 18 maggio 2009

Lamu, arcipelago, isola e città del Kenya ricche di storia e di bellezze naturali

Nella parte alta della costa kenyana che dà sull'Oceano Indiano, si trova un piccolo arcipelago di sette isole e altre isolette molto piccole che si chiama Lamu. Questo stesso nome è anche il nome di un'isola e di una città dell'arcipelago. Le isole dell'arcipelago di Lamu sono una affianco all'altra, tutte separate da canali di acqua stretti e poco profondi, con distese di mangrovie verso la terra ferma e barriere di corallo e dune di sabbia verso il largo dell'Oceano Indiano. Dell'isola di Lamu, la più importante dell'arcipelago insieme a quella di Manda, molto bella è la sua spiaggia, una distesa di sabbia bianca lunga una dozzina di km costellata di palme e baobab. Passeggiare per le stradine tortuose di Lamu significa entrare in contatto con un mondo e uno stile di vita che sembrano rimasti intatti da secoli, fin da quando sorsero in quest'area i primi insediamenti commerciali degli arabi. La cultura araba si incontrò con quella africana locale e si sviluppò la cultura swahili ed è sempre stata questa commistione a caratterizzare il mondo di Lamu. Un mondo fatto di stradine strettissime, di case colorate con i portoni in legno lavorati dagli artigiani locali, di donne che passeggiano avvolte nei loro bui-bui, e di asini che portano di tutto diffondendo tutt'intorno l'eco del rumore dei loro zoccoli. Anche la città di Lamu offre uno spettacolo storico-culturale degno di nota che parla dell'incontro della cultura araba con quella africana, con il suo centro storico dove gli edifici swahili classici con infissi finemente intagliati si alternano alle piccole moschee sparse per la città. Per chi volesse conoscere meglio l'arcipelago di Lamu, con l'isola e la città che portano questo stesso nome, qui è possibile trovare una mini-guida in inglese, questi sono dei video girati là, mentre qui è possibile vedere alcune foto delle isole di Lamu.

lunedì 11 maggio 2009

Nella regione di Mangistau, lungo la Via della Seta

E' una delle regioni più inospitali del Kazakistan, ma nasconde alcuni dei luoghi storicamente e culturalmente più affascinanti del paese. Si chiama Mangistau ed è una distesa di deserto roccioso lunga circa 400 km che si snoda nella parte occidentale del territorio kazako. La famosa Via della Seta passava proprio di qui e tagliava questa regione da nord a sud fino al Mar Caspio. Lungo il percorso della Via, passando tra canyon, formazioni rocciose e laghi inaspettati, ci si imbatte in antiche necropoli, in cavanserragli abbandonati e in moschee sotterranee. Queste rovine che parlano di un passato ricco di arte e di cultura gli archeologi hanno appena iniziato a studiarlo e a scoprirlo. In alcuni di questi siti archeologici sono state ritrovate delle armature in oro o dei resti ben conservati di antichi carri da combattimento. Nella necropoli a nord di Kyzan, che secondo gli esperti risale al V-IV secolo a.C., sono stati ritrovati reperti che potrebbero aiutare a conoscere gli antichi popoli nomadi che vivevano in quest'area, il loro stile di vita e le loro tradizioni. La regione di Mangistau è anche ricca di riserve naturali protette, tra cui la Ustyurt National Biosphere Preserve, che ospita tante specie animali rare come il muflone di Ustyurt, e la Kaplankyr Natural Preserve, che viene considerata la casa del ghepardo. Nelle zone desertiche di Mangistau si trovano ricchissimi giacimenti di petrolio, di gas e di altre importanti risorse minerali, tutte ricchezze che hanno favorito lo sviluppo della città principale di questa regione, Aktau. Qui è possibile vedere alcune foto scattate nella regione di Mangistau.

lunedì 4 maggio 2009

La valle di Uvda, dove gli uomini si insediarono più di 6.000 anni fa

Quando si pensa a Israele come luogo storico di origine di religioni e civiltà, i primi luoghi che vengono in mente sono Gerusalemme e dintorni. E ciò è oltremodo giustificato, ma in Israele ci sono altri luoghi che parlano dell'origine della civiltà e della storia dell'uomo. Uno di questi è la valle di Uvda, situata a sud del paese, in una delle zone forse meno conosciute e meno frequentate di Israele. Questa valle scorre a ovest della strada che collega il Mar Morto a Eilat, vicino alla valle di Arava. La strada che porta dalla valle di Arava a quella di Uvda è la strada 40, e percorrendo questa strada ci si imbatte in luoghi in cui vi sono segni di presenze e insediamenti umani risalenti a più di 6.000 anni fa. Tra di essi, uno dei più noti è il cosidetto Tempio del Leopardo, posto vicino alla strada che porta verso Ma'aleh Shacharut, che risale a circa 9.000 anni fa e che oggi consiste di alcune pietre e di alcune sculture che rappresentano delle figure feline. Questo, come altri resti di civiltà primitive che si possono incontrare nella valle di Uvda, giaciono in un paesaggio prevalentemente desertico. E qui sta un altro motivo del fascino della valle di Uvda: sotto il suolo desertico e arido della valle scorrono grandi quantità di acqua che provengono dalle montagne vicine. Sotto le dune di sabbia del deserto vi sono ricche risorse idriche che accompagnano tutto il sottosuolo di questa valle. La presenza dell'acqua emerge poi nelle comunità e nelle oasi che si trovano lungo il cammino. E' proprio quest'acqua copiosa che spiega perché i primitivi si insediarono proprio qui. In questo video è possibile vedere delle immagini della valle di Uvda.

martedì 28 aprile 2009

Intorno all'isola di Savo non più navi da guerra, ma delfini

E' una delle 990 isole che formano l'arcipelago delle Salomone, situate nel Pacifico del Sud ad est di Papua Nuova Guinea. Si chiama Savo, è una piccola isola di origine vulcanica e la sua storia è abbastanza curiosa. Infatti proprio nei mari di questa'isola, quasi 60 anni fa, e più precisamente nel 1942, ebbero luogo ben 5 battaglie, degli scontri navali molto intensi tra la flotta imperiale giapponese e le forze navali degli Alleati. Furono alcune delle battaglie che costituirono la grande Battaglia di Guadalcanal, all'interno dei conflitti della seconda guerra mondiale. Ma oggi a Savo non si va più per combattere, fortunatamente, ma per guardare i delfini. Si, questi animali, che comunicano pace, grazia e gioia, hanno sostituito le navi da guerra nei mari dell'isola di Savo. Se si gira in barca intorno alle coste dell'isola, non sarà molto difficile scorgere la presenza dei delfini, numerosi del resto anche in altre zone delle acque delle Isole Salomone. A Savo però essi, almeno cosi si dice, amano fermarsi per riposare durante la notte, dopo essersi notevolmente avvicinati alla costa. E al mattino, guardando dalla spiaggia verso il mare, è possibile scorgere i delfini che eseguono le loro acrobazie fuori dall'acqua prima di dirigersi verso il largo, laddove i fondali sono più bassi.

lunedì 20 aprile 2009

Mejit, meta curiosa delle Isole Marshall

Ci sono diversi aspetti che fanno dell'isola di Mejit una delle destinazioni più particolari delle Isole Marshall. Innanzitutto per la presenza numerosissima di piante di pandano, con le cui foglie le donne del posto confezionano delle stuoie molto rinomate da queste parti. In secondo luogo per il suo lago d'acqua dolce, una rarità assoluta per l'arcipelago delle Marshall, dove è possibile immergersi per un bagno rilassante e privo di rischi. Rischi che invece ci possono essere se si decide di andare a pescare intorno all'isola nella stagione dei venti forti, e cioé a Novembre e Dicembre. In terzo luogo pare che la piccola isola di Mejit abbia un sistema scolastico molto efficiente e che la maggior parte dei suoi abitanti parli un inglese fluente. Tanta roba per una piccola isoletta lunga poco più di 3 km, larga in media 1 km, e con un numero di abitanti inferiore a 500. E non è tutto qui, se si pensa alle barriere coralline che circondano l'isoletta, alle distese di taro, alla folta presenza di palme da cocco e di alberi di pane. Infine ci sono diverse spiagge dove rilassarsi e da cui fare un tuffo per una bella nuotata o per fare un po' di snorkelling. Tra l'altro in tutta sicurezza, dato che Mejit giace su una porzione di mare in cui sembra non ci siano pesci velenosi, a differenza di tante altre isole dell'arcipelago delle Marshall.

lunedì 6 aprile 2009

Suður-Múlasýsla, il distretto islandese delle 3 monete romane

All'inizio del secolo scorso nel distretto di Suður-Múlasýsla, nel sud-est dell'Islanda, furono ritrovate 3 monete romane, 3 antoniniani di rame, e da allora si è cercato di capire come queste monete possano essere arrivate fin lì, dal momento che i romani non arrivarono a colonizzare con il loro impero anche l'Islanda, e dal momento che i primi insediamenti nell'isola si dice che siano avvenuti nel X secolo d.C. ad opera dei monaci irlandesi. Molti studiosi sostengono che queste 3 monete siano arrivate qui fin dai tempi dei romani, magari a seguito di una tempesta che abbia fatto arrivare fin qui una o più navi romane con a bordo queste monete. Infatti i romani allora solcavano i mari intorno alle isole britanniche, e può essere successo che senza volerlo e a causa di un evento naturale, qualche nave sia giunta fino alle coste islandesi. Altri studiosi sostengono che queste monete siano state portate qui da coloro che hanno abitato l'Islanda nei secoli successivi. Alcuni dicono gli irlandesi, altri i norvegesi, ma questa tesi sembra cozzare contro l'esiguo numero di monete ritrovate e contro le tesi storiche sulla scarsa attenzione nei confronti degli oggetti antichi da parte dei norvegesi. Rimane comunque il fascino di un segno molto discreto e molto piccolo di una presenza antica avvolta da mistero, che suscita interesse per una piccola contea islandese e che collega due mondi, quello dell'isola islandese e quello dell'impero romano, che sembravano essere stati lontani e separati nel corso della storia.

lunedì 30 marzo 2009

La Guinness Storehouse, la storica sede della Guinness a Dublino

Per gli appassionati di birra di tutto il mondo che vanno a Dublino non può mancare la visita alla Guinness Storehouse, la storica sede della famosa birra irlandese dal colore scuro. Questo palazzo, che è stato aperto al pubblico nel 2000 e che giace a St. James's Gate a Dublino, fu costruito nel 1904. Ma in realtà la storia di questo posto risale al 1759, quando Arthur Guinness affittò proprio qui una fabbrica di birra al costo di 45 sterline all'anno per ben 9.000 anni. Intorno al vecchio impianto di fermentazione della Guinness è stato costruito un edificio-museo, caratterizzato al suo interno da un atrio centrale di vetro dalla forma di una enorme pinta di Guinness. Il palazzo ha in tutto 7 piani. Al primo piano si può imparare come si fa una birra e tutte le fasi del processo di produzione; al secondo piano si possono rivedere tutte le campagne pubblicitarie più famose realizzate da questo storico marchio di birra; il terzo piano è una sorta di spazio educativo dove si è invitati a riflettere sul proprio uso della birra e di tutto le bevande alcoliche; il quarto piano permette di scoprire tutte le fasi della lunga storia dello stabilimento di St. James's Gate; al quinto piano si trovano il Source Bar, dove si può apprendere a mescere una pinta di Guinness e il Brewery Bar; al settimo piano si arriva al Gravity Bar, che offre una visita panoramica a 360° di Dublino. Per chi volesse visitare la Guinness Storehouse, questo è il suo sito ufficiale, questa è la mappa per sapere come arrivarci se si è a Dublino, qui è possibile vedere alcune immagini dello stabilimento, mentre questi sono alcuni video girati lì.

lunedì 23 marzo 2009

Babilonia, la città intrisa di storia

E' una città che parla della storia dell'uomo fin dal III millennio a.C. Babilonia, o Babele, fu un piccolo villaggio fino al 2.350 a.C, poi iniziò a crescere, per dimensioni e importanza, fino a diventare, dalla fine del 1.700 a.C., la capitale del Regno di Mesopotamia per ben 10 dinastie che si succedettero alla sua guida. Il secondo re dell'ultima dinastia fu Nabucodonosor II, al cui periodo appartengono la maggior parte dei resti della città sopravvissuti fino ai nostri giorni. Oggi Babilonia è un'insieme di rovine che coprono un'area di circa 30 km quadrati sulla riva orientale dell'Eufrate, a circa 80 km a sud di Baghdad, a pochi km dalla città di Al Hillah. Vi sono molti resti interessanti da vedere, ciascuno dei quali raccontano una parte della gloriosa storia di Babilonia. Tra questi, imperdibili sono i palazzi estivi e invernali del re Nabucodonosor II, la Via delle Processioni, il Leone di Babilonia, il famoso Cancello Ishtar, ciò che rimane dei Giardini pensili, il Tempio di Nin Makh, ricostruito di recente, l'anfiteatro che risale ai tempi di Alessandro il Grande e il Tempio di Nabushcari. In questo video è possibile vedere un'overview di quello che si può visitare oggi ella provincia di Babilonia, dove sorgeva in passato la gloriosa città.

lunedì 16 marzo 2009

Il Sepak Takraw, sport tipico del sud-est asiatico

E' uno sport tipico del sud-est asiatico e si gioca principalmente in Cambogia, Indonesia, Thailandia, Malesia, Laos e Filippine, anche se ormai si è diffuso anche in tanti altri paesi, anche in Occidente. Si chiama Sepak Takraw ed è una sorta di pallavolo in cui al posto delle mani si usano i piedi, le gambe e la testa e in cui al posto di un pallone di cuoio c'è una pallina più piccola fatta di intrecci di rattan, legno flessibile ricavato da diverse specie di palme. Il Sepak Takraw si gioca su un campo lungo lungo poco più di 13 metri e largo circa 6 metri, diviso da una rete posta a circa un metro e mezzo di altezza. Si affrontano 2 squadre, composte da 3 giocatori ciascuna e si gioca al meglio dei 3 set, con i primi 2 set a 21 punti, e l'eventuale terzo set a 15 punti. La nascita di questo sport risale al XV secolo, quando si diffuse come passatempo tra i ragazzi thailandesi, che facevano la loro palla in rattan e si mettevano in cerchio a tirarsi la palla tra di loro. Lungo lo snodarsi della storia di questo sport, alcune date importanti sono il il 1866, anno in cui la Siam Sports Association formalizza per la prima volta le regole del Sepak Takraw, il 1870, anno in cui si svolse la prima competizione ufficiale con la rete simile a quella usata nella pallavolo, e il 1935, quando questo sport iniziò a diffondersi dalla Thailandia in tutti i paesi del sud-est asiatico, dove assunse nomi diversi nelle lingue del posto. Oggi c'è una federazione internazionale di Sepak Takraw che gestisce tutte le competizioni internazionali, di cui la più importante è la King's Cup World Championships. Per chi fosse interessato, qui è possibile vedere alcuni video di partite di Sepak Takraw, mentre questo è il sito della Federazione Italiana di Sepak Takraw.

lunedì 9 marzo 2009

Le Swan Islands, o Isla Santanilla, piccole isole disabitate dell'Honduras

Si trovano a più di 100 km dalla costa settentrionale dell'Honduras e coprono un'area di appena 8 km quadrati. Sono le Swan Islands, in spagnolo Isla Santanilla, e sono 3 piccole isolette che rispondono ai nomi di Great Swan, Little Swan e Booby Cay. Tutte queste isole, parte del territorio dell'Honduras, sono disabitate. A lungo contese tra USA e Honduras per la loro posizione strategica, queste isole nel 1972 divennero definitivamente territorio del paese caraibico. L'aspetto più affascinante di queste isolette è costituito dalle lunghe e ricche barriere coralline che le circondano e che si sono potute sviluppare liberamente per tratti di mare molto ampi. Dell'ecosistema del luogo fanno parte anche più di 30 specie diverse di granchi. Sulle isole si alternano piccole spiaggette, campi erbosi, distese rocciose e vaste aree interne ricoperte da alberi. Su queste isole sembra di tornare indietro per secoli a ritroso nella storia e di entrare in contatto con una natura allo stato brado, primitivo e selvaggio, natura che non di rado è scossa da uragani e da altri eventi naturali devastanti. A questa pagina vi sono dei link cliccando i quali è possibile vedere diverse immagini di tutte e 3 le Swan Islands.

lunedì 2 marzo 2009

La Citadelle, fortezza storica di Haiti

Rappresenta una tappa importante della storia di Haiti e per questo è diventata uno dei simboli di questo paese. La Citadelle, chiamata anche Citadelle Henri Christophe o Citadelle Laferrière, è una fortezza situata sulla cima di una montagna che si trova nel nord di Haiti, a circa 30 km a sud della città di Cap-Haïtien. La fortezza ha delle mura alte circa 40 metri e copre in tutto un'area di circa 10 km quadrati. Sul tetto della fortezza si può godere di una vista panoramica molto bella sull'Oceano Atlantico e sulla città di Cap-Haïtien, e qualcuno dice che nelle giornate più limpide da lì è possibile vedere anche la costa orientale di Cuba, che dista circa 140 km. 365 cannoni furono messi a difesa della roccaforte e grosse cisterne furono costruite all'interno della fortezza per conservare cibo e acqua sufficienti per 5.000 persone per un periodo di un anno. La Citadelle fu voluta da Henri Christophe, che fu uno dei capi della ribellione degli schiavi, avvenuta nei primi anni del XIX secolo, e che poi diventò re della regione settentrionale di Haiti. Lo scopo di questa fortezza era quello di difendere gli haitiani da un eventuale attacco dei francesi, dopo la conquista dell'indipendenza. In effetti questo attacco non venne mai portato, ma in compenso la fortezza è resistita a numerosi terremoti. Nonostante le numerose restrutturazioni della costruzione originaria, la Citadelle mantiene ancora le forme e le caratteristiche che aveva in origine. Per arrivare alla Citadelle è possibile partire da Milot, dove ci si può oganizzate con delle guide. Da lì si può percorrere la prima parte del cammino che porta alla fortezza, lungo in tutto circa 11 km, con un fuoristrada, mentre dopo si deve proseguire a piedi. Per incominciare ad ammirare la fortezza della Citadelle, è possibile vedere queste immagini.

lunedì 23 febbraio 2009

Le cascate Kaieteur, imponente spettacolo naturale della Guyana

Le cascate Kaieteur si trovano sul fiume Potaro, all'interno del Kaieteur National Park, nella regione centrale della Guyana. Si tratta di cascate spettacolari, in quanto il loro salto complessivo misura circa 250 metri e la quantità d'acqua che lo effettua è notevole, più di 650 metri cubi al secondo, creando come colonna sonora di questo spettacolo della natura un rumore assordante. Pur non essendo le cascate più alte del mondo, unica di queste cascate è la combinazione tra altezza ragguardevole del salto e quantità d'acqua massiccia che cade, soprattutto se si considera il fatto che si tratta di un getto di acqua unico. Secondo una leggenda Patamona, un gruppo di indigeni amerindi del posto, il nome delle cascate Kaieteur, deriverebbe da una parola, Kai o Toshao, che starebbe ad indicare un loro capotribù che avrebbe pagaiato in cima alle cascate come atto di sacrificio per il suo popolo nei confronti del grande spirito Makonaima. Per rendersi conto della spettacolarità delle cascate Kaieteur, è possibile vedere queste immagini o guardare questi video, mentre per chi volesse andare a vederle dal vivo vi sono voli frequenti che portano dall'aereoporto Cheddi Jagan International di Georgetown, la capitale della Guyana, all'aereoporto Ogle o ad una pista aerea situata abbastanza vicino alle cascate.

lunedì 16 febbraio 2009

Malabo, da città di libertà a città di genocidio

Strano il destino di Malabo, capitale della Guinea Equatoriale. Agli inizi del XIX secolo, quando gli inglesi la presero in affitto dagli spagnoli, questo piccolo centro abitato situato sulla costa settentrionale dell'isola di Bioko divenne in breve il rifugio di schiavi che erano appena stati liberati. Alcuni dei discendenti di questi schiavi liberati si possono ancora oggi incontrare a Malabo, vengono chiamati Fernandinos e parlano un dialetto loro che mescola idiomi tipici africani con la lingua portoghese. Quando era la città della libertà, Malabo si chiamava Port Clarence. Dopo un periodo sotto la Spagna, in cui la città fu chiamata Santa Isabel, nel 1973, dopo che essa era diventata la capitale della Guinea Equatoriale, Malabo acquisì il suo nome odierno, perché il presidente-dittatore della Guinea Equatoriale, Francisco Macías Nguema, volle "africanizzare" tutti i nomi geografici del proprio paese, di cui molti fino ad allora erano stranieri. Ma da quando Malabo assunse a capitale del Paese, la città è diventata teatro di un orrendo genocidio da parte del Presidente e dei suoi uomini, che uccisero e costrinsero alla fuga numerosi Bubi, solo perché di un'etnia diversa dall'etnia del Presidente, quella dei Fang. Fino ad allora l'etnia Bubi era maggioritaria a Malabo; oggi invece, sia nella capitale che in tutta la Guinea Equatoriale, i Bubi sono una minoranza, in quanto molti sono stati uccisi e molti sono stati costretti a fuggire.

lunedì 9 febbraio 2009

Le isole Bijagos, angolo fuori dal mondo della Guinea-Bissau

Lungo la costa della Guinea-Bissau v'è un arcipelago di decine e decine di piccole isolette, circa 90, che coprono una superficie complessiva di 15.000 km quadrati. Si chiamano Bijagos, sono per lo più pianeggianti e di origine vulcanica, e costituiscono un angolo di mondo dove sembra che il tempo si sia fermato. Molte sono disabitate, mentre su altre vive un popolo di indigeni senza acqua, elettricità e telefono. Gli abitanti di queste piccole isole vivono infatti ancora in capanne di fango e frasche, praticano una religione animista e riconoscono come uniche autorità del villaggio il capo-villaggio e lo stregone. Si tratta di piccole comunità matriarcali, con una vita scandita da fasi ben precise in cui si entra grazie a precisi e rigorosi riti di iniziazione. La gente delle isole Bijagos è molto superstiziosa e ha un forte culto degli antenati. I morti vengono seppelliti lontani dal villaggio perché gli spiriti non disturbino la vita della comunità e quando si ritiene che spiriti negativi siano arrivati in comunità, l'intero villaggio si trasferisce per sfuggire ai loro influssi negativi. Gli abitanti delle Bijagos vivono di caccia e pesca, coltivano solo un po' di fagioli, miglio, patate dolci, pistacchi, riso, ricavano olio dalla palma e producono dell'ottimo miele. Producono anche delle belle statue e maschere di legno. Usano il baratto e il denaro lo conoscono da poco. Dedicano la maggior parte del loro tempo al riposo, alla cura dei bambini, alle relazione sociali e ai riti magici. Gli uomini, una volta scelta una donna con cui vivere, possono decidere anche di lasciarla dopo un po' di tempo, nel caso in cui vogliano andare con un'altra donna o nel caso in cui la prima non faccia figli. Per lui solo l'obbligo di curare il figlio con la donna che gliel'ha dato fino a che questo non diventi autonomo. Oltre al fascino della popolazione locale, le isole Bijagos attraggono anche per le sue bellezze naturali. Si tratta infatti di una riserva naturale protetta con un'alternanza spettacolare di foreste, mangrovie, savana e spiagge. Tra gli animali più rari presenti su queste isole, si trovano le tartarughe marine, i coccodrilli, le scimmie, gli ippopotami e tanti uccelli marini. Le isole più popolate sono Bubaque, Bolama, Maia e Orango, che possono fungere da basi per un'esplorazione delle isole dell'arcipelago. Sembrerà strano ma queste isole sono state scoperte proprio da 2 italiani: il savonese Antonio da Noli e il veneziano Alvise Cadamosto. Per incominciare a conoscere le isole Bijagos, queste sono alcune immagini, mentre qui è possibile vedere alcuni video girati nell'arcipelago.