lunedì 16 febbraio 2009

Malabo, da città di libertà a città di genocidio

Strano il destino di Malabo, capitale della Guinea Equatoriale. Agli inizi del XIX secolo, quando gli inglesi la presero in affitto dagli spagnoli, questo piccolo centro abitato situato sulla costa settentrionale dell'isola di Bioko divenne in breve il rifugio di schiavi che erano appena stati liberati. Alcuni dei discendenti di questi schiavi liberati si possono ancora oggi incontrare a Malabo, vengono chiamati Fernandinos e parlano un dialetto loro che mescola idiomi tipici africani con la lingua portoghese. Quando era la città della libertà, Malabo si chiamava Port Clarence. Dopo un periodo sotto la Spagna, in cui la città fu chiamata Santa Isabel, nel 1973, dopo che essa era diventata la capitale della Guinea Equatoriale, Malabo acquisì il suo nome odierno, perché il presidente-dittatore della Guinea Equatoriale, Francisco Macías Nguema, volle "africanizzare" tutti i nomi geografici del proprio paese, di cui molti fino ad allora erano stranieri. Ma da quando Malabo assunse a capitale del Paese, la città è diventata teatro di un orrendo genocidio da parte del Presidente e dei suoi uomini, che uccisero e costrinsero alla fuga numerosi Bubi, solo perché di un'etnia diversa dall'etnia del Presidente, quella dei Fang. Fino ad allora l'etnia Bubi era maggioritaria a Malabo; oggi invece, sia nella capitale che in tutta la Guinea Equatoriale, i Bubi sono una minoranza, in quanto molti sono stati uccisi e molti sono stati costretti a fuggire.

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