lunedì 23 febbraio 2009

Le cascate Kaieteur, imponente spettacolo naturale della Guyana

Le cascate Kaieteur si trovano sul fiume Potaro, all'interno del Kaieteur National Park, nella regione centrale della Guyana. Si tratta di cascate spettacolari, in quanto il loro salto complessivo misura circa 250 metri e la quantità d'acqua che lo effettua è notevole, più di 650 metri cubi al secondo, creando come colonna sonora di questo spettacolo della natura un rumore assordante. Pur non essendo le cascate più alte del mondo, unica di queste cascate è la combinazione tra altezza ragguardevole del salto e quantità d'acqua massiccia che cade, soprattutto se si considera il fatto che si tratta di un getto di acqua unico. Secondo una leggenda Patamona, un gruppo di indigeni amerindi del posto, il nome delle cascate Kaieteur, deriverebbe da una parola, Kai o Toshao, che starebbe ad indicare un loro capotribù che avrebbe pagaiato in cima alle cascate come atto di sacrificio per il suo popolo nei confronti del grande spirito Makonaima. Per rendersi conto della spettacolarità delle cascate Kaieteur, è possibile vedere queste immagini o guardare questi video, mentre per chi volesse andare a vederle dal vivo vi sono voli frequenti che portano dall'aereoporto Cheddi Jagan International di Georgetown, la capitale della Guyana, all'aereoporto Ogle o ad una pista aerea situata abbastanza vicino alle cascate.

lunedì 16 febbraio 2009

Malabo, da città di libertà a città di genocidio

Strano il destino di Malabo, capitale della Guinea Equatoriale. Agli inizi del XIX secolo, quando gli inglesi la presero in affitto dagli spagnoli, questo piccolo centro abitato situato sulla costa settentrionale dell'isola di Bioko divenne in breve il rifugio di schiavi che erano appena stati liberati. Alcuni dei discendenti di questi schiavi liberati si possono ancora oggi incontrare a Malabo, vengono chiamati Fernandinos e parlano un dialetto loro che mescola idiomi tipici africani con la lingua portoghese. Quando era la città della libertà, Malabo si chiamava Port Clarence. Dopo un periodo sotto la Spagna, in cui la città fu chiamata Santa Isabel, nel 1973, dopo che essa era diventata la capitale della Guinea Equatoriale, Malabo acquisì il suo nome odierno, perché il presidente-dittatore della Guinea Equatoriale, Francisco Macías Nguema, volle "africanizzare" tutti i nomi geografici del proprio paese, di cui molti fino ad allora erano stranieri. Ma da quando Malabo assunse a capitale del Paese, la città è diventata teatro di un orrendo genocidio da parte del Presidente e dei suoi uomini, che uccisero e costrinsero alla fuga numerosi Bubi, solo perché di un'etnia diversa dall'etnia del Presidente, quella dei Fang. Fino ad allora l'etnia Bubi era maggioritaria a Malabo; oggi invece, sia nella capitale che in tutta la Guinea Equatoriale, i Bubi sono una minoranza, in quanto molti sono stati uccisi e molti sono stati costretti a fuggire.

lunedì 9 febbraio 2009

Le isole Bijagos, angolo fuori dal mondo della Guinea-Bissau

Lungo la costa della Guinea-Bissau v'è un arcipelago di decine e decine di piccole isolette, circa 90, che coprono una superficie complessiva di 15.000 km quadrati. Si chiamano Bijagos, sono per lo più pianeggianti e di origine vulcanica, e costituiscono un angolo di mondo dove sembra che il tempo si sia fermato. Molte sono disabitate, mentre su altre vive un popolo di indigeni senza acqua, elettricità e telefono. Gli abitanti di queste piccole isole vivono infatti ancora in capanne di fango e frasche, praticano una religione animista e riconoscono come uniche autorità del villaggio il capo-villaggio e lo stregone. Si tratta di piccole comunità matriarcali, con una vita scandita da fasi ben precise in cui si entra grazie a precisi e rigorosi riti di iniziazione. La gente delle isole Bijagos è molto superstiziosa e ha un forte culto degli antenati. I morti vengono seppelliti lontani dal villaggio perché gli spiriti non disturbino la vita della comunità e quando si ritiene che spiriti negativi siano arrivati in comunità, l'intero villaggio si trasferisce per sfuggire ai loro influssi negativi. Gli abitanti delle Bijagos vivono di caccia e pesca, coltivano solo un po' di fagioli, miglio, patate dolci, pistacchi, riso, ricavano olio dalla palma e producono dell'ottimo miele. Producono anche delle belle statue e maschere di legno. Usano il baratto e il denaro lo conoscono da poco. Dedicano la maggior parte del loro tempo al riposo, alla cura dei bambini, alle relazione sociali e ai riti magici. Gli uomini, una volta scelta una donna con cui vivere, possono decidere anche di lasciarla dopo un po' di tempo, nel caso in cui vogliano andare con un'altra donna o nel caso in cui la prima non faccia figli. Per lui solo l'obbligo di curare il figlio con la donna che gliel'ha dato fino a che questo non diventi autonomo. Oltre al fascino della popolazione locale, le isole Bijagos attraggono anche per le sue bellezze naturali. Si tratta infatti di una riserva naturale protetta con un'alternanza spettacolare di foreste, mangrovie, savana e spiagge. Tra gli animali più rari presenti su queste isole, si trovano le tartarughe marine, i coccodrilli, le scimmie, gli ippopotami e tanti uccelli marini. Le isole più popolate sono Bubaque, Bolama, Maia e Orango, che possono fungere da basi per un'esplorazione delle isole dell'arcipelago. Sembrerà strano ma queste isole sono state scoperte proprio da 2 italiani: il savonese Antonio da Noli e il veneziano Alvise Cadamosto. Per incominciare a conoscere le isole Bijagos, queste sono alcune immagini, mentre qui è possibile vedere alcuni video girati nell'arcipelago.

lunedì 2 febbraio 2009

I Fulani, gruppo etnico maggioritario della Guinea

Il gruppo etnico maggioritario della Guinea è quello dei Fulani, popolo di nomadi dediti alla pastorizia e al commercio nelle lande spesso inospitali dell'Africa centro-occidentale. Essi derivano da un ceppo etnico originario dell'Africa occidentale, i Peul, di cui si sono trovate delle tracce archeologiche che risalgono al V secolo, anche se a Tassili n'Ajjer, una zona montuosa desertica del sud dell'Algeria, sono stati ritrovati delle pitture sulle roccie che suggeriscono la presenza di probabili antenati dei Fulani già nel IV millennio A.C. La presenza dei Fulani poi, a partire dal XVII secolo, ha assunto dimensioni sempre crescenti nella striscia occidentale del continente africano fino ad arrivare a ricoprire ruoli dominanti in vari stati dell'Africa occidentale. Essi costituirono un'impero che raggiunse il suo culmine tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo. Ai Fulani si deve anche l'introduzione e la diffusione della religione islamica in Africa occidentale. Oggi i Fulani sono maggioritari in Guinea e costituiscono una percentuale significativa delle popolazione anche in altri paesi di quella zona d'Africa. Essi hanno una loro lingua il cui nome varia da regione a regione, anche se i 2 nomi più comunemente usati per denominarla sono Pulaar e Fulfulde. Nella loro lingua il nome che indica la loro etnia è Fulbe, Pullo al singolare, derivante da una parola che significa "nuovo". I Fulani tuttavia, a seconda del paese in cui si trovano, parlano anche altre lingue più comuni. Il loro abbigliamento è caratterizzato da lunghe vesti colorate. I Fulani seguono hanno alla base dei loro comportamenti privati e sociali un codice di valori chiamato Pulaaku, etica basata sul controllo di se stessi e delle proprie emozioni e sull'autodisciplina. Molto ricca è la loro tradizione musicale, con alcuni strumenti musicali tipici come l'hoddu, simile al banjo, e il riti, simile al violino. La lingua dei Fulani è stata fatta conoscere nel mondo musicale dal cantante senegalese Baaba Maal, che nei suoi album ha cantato diverse canzoni in Pulaar.