martedì 15 maggio 2007
A Potosì, per ricordare gli orrori della colonizzazione
Oltre alla capitale più alta del mondo, La Paz, la Bolivia ospita anche la città più alta del mondo. Si tratta di Potosì, posta a ben 4.070 metri di altezza, a ridosso del Cerro Rico, una montagna che ha fatto di questa zona una delle miniere più preziose del Nuovo Mondo ai tempi della conquista spagnola, dal momento che era letteralmente piena di argento. L'argento di Potosì finanziò la Corona di Spagna per quasi 3 secoli, ma purtroppo non arrecò alcun beneficio alle popolazioni indigene locali. Anzi le miniere di argento si trasformarono in una maledizione per gli indigeni, che morirono a milioni lì dentro, a causa degli incidenti e della silicosi polmonare. Nei tre secoli di dominio coloniale, dal 1545 al 1825, si calcola che nelle miniere di Potosì siano morti circa 8 milioni di persone. In quel periodo la città crebbe talmente da raggiungere i 200.000 abitanti trasformandosi in una delle città, a quel tempo, più popolose del mondo. Furono costruite più di 80 chiese oltre a numerosi palazzi signorili. Ma l’argento finì e tutto fu travolto nell’oblio e nella povertà che ne conseguì. Visitare Potosì significa fare un pellegrinaggio in uno dei tanti luoghi della memoria per ricordare gli errori e gli orrori del passato, e soprattutto, i milioni di indigeni mandati a morire per arricchire altre persone.
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