lunedì 22 marzo 2010
I Twa, abitanti originari del Ruanda
Attualmente sono una strettissima minoranza della popolazione ruandese, ma i Twa sembra che siano stati i primi a popolare la terra che va oggi sotto il nome di Ruanda. I Twa, che si dice siano intorno all'1% della popolazione ruandese, sono chiamati anche Abatwa o Batwa, e vengono definiti pigmei. Oltre che in Ruanda, alcuni Twa sono insediati oggi anche in Burundi, nella Repubblica Democratica del Congo e in Uganda. Essi originariamente, quando erano soli in questo pezzo d'Africa, vivevano di caccia e di raccolta ed erano prevalentemente nomadi. Successivamente, ogni volta che arrivavano altri popoli in quella terra d'Africa, essi venivano segregati ed emarginati. Capitò con gli agricoltori Hutu nel corso del I millennio d.C., capitò con gli allevatori Tutsi intorno al XIII-XIV secolo, e capitò con i colonizzatori europei a partire dal XIX secolo d.C. A causare questo loro triste destino furono sia fattori ambientali sia fattori culturali. Infatti da una parte la progressiva colonizzazione di altri popoli andò a modificare profondamente l'ecosistema di quella zona d'Africa, eliminando parti significative di foresta tropicale, e quindi togliendo ai Twa il loro habitat naturale, trasformato di volta in volta in terra coltivabile, in pascoli o in culture intensive e, più recentemente, in riserve protette per la caccia, le esercitazioni militari e lo sfruttamento turistico; dall'altra spesso essi furono considerati dai colonizzatori come un popolo inferiore da sottomettere, come è successo del resto in tante altre storie di colonizzazione in giro per il mondo. I Twa parlano la stessa lingua degli Hutu e dei Tutsi, il Kinyarwanda. Oggi i Twa fanno fatica a vivere di caccia e raccolta, proprio perché progressivamente sono stati tolti loro tutti i territori in cui potevano condurre tranquillamente questo tipo di vita. L'ultimo caso di questo fenomeno è stato quello degli Impunyu, un gruppo Twa che fino a pochi anni fa ha vissuto nelle foreste del nord del Ruanda, dedicandosi alla caccia, alla raccolta e alla coltivazione di qualche piccolo campo. Ma nei primi anni '80 anche loro furono costretti a lasciare la loro terra in quanto parte delle foreste in cui vivevano furono disboscate per un progetto della Banca Mondiale per lasciare il posto a pascoli e piantagioni di tè. Non prevedendo questo progetto alcun piano di reinserimento degli Impunyu, la maggior parte di essi furono costretti all'accattonaggio. Molti Twa oggi vivono producendo e vendendo prodotti di ceramica, ma la crescente importazione di contenitori di plastica sta insediando anche questa loro attività. Ad essi allora spesso non rimane che lavorare alle dipendenze delle altre comunità del Ruanda. Il loro stato di segregazione oggi in Ruanda è dimostrato dal fatto che essi non possono usare le fontane pubbliche, che molti di loro vengono ancora oggi uccisi quando cercano di acquistare un po' di terra, o arrestati perché spesso non sono in grado di pagare le tasse; i figli di quei Twa che non possono permettersi di pagare la tassa matrimoniale non hanno documenti personali perché non vengono ufficialmente riconosciuti; nei campi profughi ruandesi spesso i Twa sono discrimati, e se nel campo c'è poca acqua o poco cibo, allora per un Twa è molto più difficile sopravvivere che per un ruandese di un'altra etnia; e siccome tanti Twa non hanno i documenti, espatriare o rimpatriare è per loro molto più difficile che per gli altri ruandesi. Tra il 1991 ed il 1992 un gruppo di Twa ha fondato due organizzazioni per la difesa dei proprio popolo: l'APB (Association pour la Promotion des Batwa) e l'ADBR (Association pour le Développement Globale des Batwa de Rwanda). L'APB ha portato avanti un programma di formazione per sarti e falegnami, un'associazione femminile ed una compagnia di musica e danza, arte, quest'ultima, in cui i Twa sono molto abili. A questa pagina si possono vedere alcuni video in cui i Twa ballano e cantano.
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